Stili di vita | Rassegna
Torneremo mai al ristorante?
In Italia si riparte ma con molti dubbi e la paura che nulla sarà come prima: una selezione di articoli per approfondire cosa succede anche nel resto del mondo.
Washington, Virginia, 14 maggio: Alcuni manichini vestiti con abiti degli anni ’40 sono stati usati da un ristorante stellato, il The Inn at Little Washington, per provare a distanziare i clienti in linea con le norme di sicurezza e prevenzione. Foto di Win McNamee/Getty Images
Quella di Nora, nel testo di Ibsen, era una casa di bambola senza che ci fossero fantocci. Eppure è proprio l’idea di una “casa di bambola”, fuor di metafora, che viene in mente guardando le fotografie di un ristorante di Washington, in Virginia, i cui proprietari hanno deciso di ricorrere all’uso di manichini elegantemente vestiti e posizionati in modo alternato sulle sedie per riuscire a distanziare i clienti al momento della riapertura. Perché ogni ristorante che desideri avere «la possibilità di sopravvivere nell’epoca post-Covid, dovrà completamente riconsiderare cosa significhi essere un ristorante», come ha scritto Eater, tanto che in tutto il mondo i ristoratori hanno messo in atto iniziative differenti per capire la migliore modalità di adattamento, nel rispetto delle misure imposte dalla prevenzione del contagio. Igienizzanti, sanificare le superfici, plexiglass, condizionatore sì o condizionatore no – da uno studio che ha provato ad analizzare una reale situazione di contagio a Guangzhou, in Cina, era emerso che proprio il sistema dell’aria condizionata aveva disperso le particelle del virus per la sala. In Italia lunedì 18 maggio, fatta salva l’autonomia regionale che può decidere di ritardare il momento, i ristoranti e i bar potranno riaprire a determinate condizioni.
Che ci sia un prima e un dopo il virus, ormai, ci è entrato in testa, quando anche il Noma di Copenhagen, quello che più volte è stato il miglior ristorante del mondo, è diventato un burger bar; quando ci rendiamo conto che le cose si sono trasformate in qualsiasi segmento del settore gastronomico – come ha scritto Michale Pollan, anche «la catena di montaggio del cibo industriale sta tremando». E quando pensiamo a quanto ancora più complicati saranno i nostri appuntamenti, che di solito è da un piatto col branzino che inizia l’amore. Immaginiamo, ma non sappiamo ancora quasi niente. «Le persone stanno dando valore alle cose che consideravano scontate», ha detto lo chef David Chang al New York Times, «per questo penso che torneranno al ristorante, ma magari con più parsimonia, scegliendo piatti che da soli non possono fare». Ordineremo il branzino, sfilettato e con panatura croccante. È piuttosto complesso.
«Sono il proprietario del ristorante No. 7 di Brooklyn da quasi 12 anni, e ho lavorato in altri posti del settore molto tempo prima. Eppure, solo adesso che il mio ristorante è chiuso al pubblico e tutta la cucina è impegnata a fornire cibo a ospedali, vigili del fuoco e primi soccorritori, mi rendo conto di non aver mai faticato tanto», e Tyler Kord lo sta facendo avendo sempre accanto sua figlia, «una pazza di tre anni di nome Barbara». Lo ha raccontato a Bon Appétit, spiegando cosa voglia dire aver trasformato il proprio locale in una casa e, ovviamente, portandosi dietro una bambina «che sta trasformando persino il frigorifero in un gioco. Gli ho detto di aprirlo poco, è pieno di mostri».
Consulente strategico, autore e professore, Vaughn Tan ha trascorso diversi anni con alcuni dei migliori chef del mondo per realizzare il suo nuovo libro The Uncertainty Mindset. Innovation Insights from the Frontiers of Food, disponibile a partire da luglio. Su Eater ha spiegato perché, secondo lui, i ristoranti non potranno tornare alla normalità per molto tempo, forse per sempre. La pandemia ha cambiato irrevocabilmente il rapporto dei commensali con l’abitudine a mangiare fuori e i ristoranti devono essere pronti a cambiare completamente e rimettersi in gioco con uno slancio creativo inedito da parte del personale e degli chef. «Ogni ristorante che vuole avere la possibilità di sopravvivere dovrà riconsiderare completamente cosa significa essere un ristorante».