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Con Riken Yamamoto, il Giappone è diventato il Paese più premiato nella storia del Pritzker Prize

Nessun Paese può vantare tanti architetti vincitori del Pritzker Prize quanti ne può vantare il Giappone: Riken Yamamoto è il nono giapponese – considerato che nel 2010 il premio era stato diviso tra Kazuyo Sejima e Ryūe Nishizawa – a vincere il “Nobel per l’architettura” in 45 anni di esistenza del premio. Come racconta Oscar Holland su Cnn (nell’articolo trovate anche diverse foto dei più noti edifici disegnati dall’architetto giapponese), quella di Yamamoto è una scelta a sorpresa rispetto alle previsioni. La giuria del Pritzker ha spiegato la sua scelta in un comunicato stampa in cui definisce Yamamoto un «architetto rassicurante capace di dare dignità alla vita quotidiana». Alejandro Aravena, Premio Pritzker nel 2016 e presidente della giuria dell’edizione di quest’anno, ha aggiunto che nei suoi edifici «la normalità diventa straordinaria. La calma porta allo splendore». Da un certo punto di vista, la decisione della giuria del Pritzker conferma che questo è l’anno dell’edilizia pubblica giapponese: prima c’è stata la meraviglia davanti alla bellezza dei bagni pubblici del Paese, parte fondamentale di Perfect Days di Wenders; adesso il Pritzker a Yamamoto.

Le case popolari di Kumamoto

In una carriera lunga cinquant’anni – ha fondato il suo studio, lo Riken Yamamoto & Field Shop, nel 1973, subito dopo la laurea alla Nichidai e il master all’Università delle arti di Tokyo – Yamamoto si è dedicato soprattutto a disegnare edifici che contribuissero alla costruzione di nuove comunità all’interno delle neonate megalopoli giapponesi. Mentre grandi architetti suoi contemporanei – su tutti Kenzo Tange, anche lui vincitore del Pritzke nel 1987 – immaginavano le cosiddette “megastrutture”, lui si concentrava sull’edilizia pubblica, disegnando case popolari le cui strutture incoraggiano le interazioni tra persone (l’esempio più noto è anche il suo primo lavoro nell’edilizia sociale, il complesso di case popolari realizzato nel 1991 nella città di Kumamoto) e caserme dei pompieri (quella di Hiroshima) fatte di vetro in modo da spingere i passanti a fermarsi per sbirciare all’interno. «Assottigliare il confine tra lo spazio pubblico e quello privato», così la giuria del Pritzker ha riassunto l’obiettivo del lavoro di Yamamoto.

La caserma dei pompieri di Hiroshima

Prima dell’annuncio della sua vittoria, Yamamoto ha fatto delle dichiarazioni a Cnn in cui racconta l’inizio della sua carriera. È diventato architetto, ha spiegato, negli anni passati a girovagare per il mondo, a conoscere e studiare i modi in cui le persone vivevano nei villaggi. Soprattutto nei suoi viaggi in nord Africa e America centrale, ha capito che la maggior parte degli esseri umani passa la vita camminando lungo un confine sottilissimo tra pubblico e privato, tra la piazza al centro di ogni villaggio, appunto, e le case tutte attorno a essa. Tornato in Giappone dopo questo lungo periodo di viaggi, ha deciso di dedicare la sua carriera a combattere la cancellazione delle comunità che l’espansione metropolitana stava favorendo. Attraverso un utilizzo della trasparenza e in particolare del vetro, Yamamoto ha costruito edifici che riportassero nella moderna città quello spazio al confine tra pubblico e privato che caratterizzava i suoi periodi storici preferiti: l’Europa medievale e il Giappone dell’epoca Edo.