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06:48 lunedì 27 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

È stata pubblicata la prima ricerca sull’uso del deepfake in guerra

26 Ottobre 2023

Si intitola “Do Deepfake Videos Undermine our Epistemic Trust?” ed è la prima ricerca che indaga l’uso che dei deepfake si fa in scenari di guerra. Come scrive Mack DeGeurin su Gizmodo, la ricerca è basata su circa 5 mila contenuti – immagini e video deepfake – diffusi su Twitter nei primi sette mesi del 2022, la maggior parte dei quali attinenti all’invasione russa dell’Ucraina (uno dei case study della ricerca è l’ormai famigerato video in cui uno Zelensky deepfake ordinava ai soldati ucraini di deporre le armi e di arrendersi di fronte all’esercito russo). Gli autori della ricerca hanno detto di aver deciso di svolgere la loro indagine su X, escludendo gli altri social, perché storicamente su questa piattaforma il giornalismo e l’attivismo politico occupano uno spazio maggiore rispetto alle altre.

La ricerca ha confermato timori già ampiamente discussi in questi anni: i deepfake sono uno strumento pericoloso nelle mani dei propagandisti, soprattutto in periodo di guerra e scenari bellici. C’è un dato però sorprendente trovato dagli scienziati: la proliferazione dei deepfake sta rendendo sempre più “paranoici” gli utenti di X. La paura di essere ingannati da una foto o da un video falso porta sempre più persone, sempre più spesso, a dubitare anche dell’autenticità di contenuti reali e addirittura a segnalarli come falsi. Una paura che fa partire un circolo vizioso le cui conseguenze sono una sempre maggiore difficoltà, per gli utenti delle piattaforme e per i responsabili della moderazione dei contenuti sulle stesse, a distinguere le notizie dalle bufale, il vero dal falso, la realtà dalla propaganda.

Con la guerra tra Israele e Hamas il problema della disinformazione tecnologicamente potenziata si è fatto più grave e attuale che mai (ne abbiamo scritto qui). Se è vero che la qualità dei deepfake li rende ancora riconoscibili e segnalabili, è anche vero che spesso non basta neanche questo a disinnescarli. Uno degli altri dati che emergono dalla ricerca è infatti l’epidemia di confirmation bias che dilaga ormai da anni senza che nessuno riesca a fermarla. In sostanza, chi vuole credere a una cosa, crederà che un video falso è vero, o comunque dice una verità, anche se quel video gli viene rivelato come falso o manipolatorio o inattendibile. Allo stesso modo, chi rifiuta di riconoscere un fatto, anche se di questo fatto esiste un’inoppugnabile testimonianza fotografica o video, si rifiuterà di riconoscerlo anche di fronte a queste prove. Che sempre più spesso vengono etichettate con una parola: deepfake.

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