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C’è un’estensione per browser che fa tornare internet com’era nel 2022 per evitare di dover avere a che fare con le AI Si chiama Slop Evader e una volta installata "scarta" dai risultati mostrati dal browser tutti i contenuti generati con l'intelligenza artificiale.
Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
I Labubu diventeranno un film e a dirigerlo sarà Paul King, il regista di Paddington e Wonka Se speravate che l'egemonia dei Labubu finisse con il 2025, ci dispiace per voi.
Un reportage di Vanity Fair si è rivelato il colpo più duro inferto finora all’amministrazione Trump Non capita spesso di sentire la Chief of Staff della Casa Bianca definire il Presidente degli Stati Uniti una «alcoholic’s personality», in effetti.
Il ministero del Turismo l’ha fatto di nuovo e si è inventato la «Venere di Botticelli in carne e ossa» come protagonista della sua nuova campagna Dopo VeryBello!, dopo Open to Meraviglia, dopo Itsart, l'ultima trovata ministeriale è Francesca Faccini, 23 anni, in tour per l'Italia turistica.
LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
C’è una specie di cozza che sta invadendo e inquinando i laghi di mezzo mondo Si chiama cozza quagga e ha già fatto parecchi danni nei Grandi Laghi americani, nel lago di Ginevra e adesso è arrivata anche in Irlanda del Nord.

La leader delle Pussy Riot è riuscita a scappare in Lituania travestendosi da rider

11 Maggio 2022

Sono più di 10 anni che Maria V. Alyokhina combatte perché il suo Paese rispetti i diritti umani più elementari, come la libertà di espressione. Dopo essere uscita di prigione nel dicembre 2013, lei e un altro membro delle Pussy Riot hanno fondato Mediazona, una testata giornalistica indipendente che rivela ai russi cosa succede veramente in Russia. Alyokhina ha anche scritto un memoir, Riot Days, dal quale ha tratto uno spettacolo che ha portato in giro con un tour internazionale: sebbene il suo sogno fosse esibirsi in Russia, solo tre sedi hanno accettato di ospitarla e hanno dovuto affrontare dure ripercussioni. Per tutti questi anni Alyokhina, che ora ha 33 anni, si è impegnata a rimanere in Russia nonostante la regolare sorveglianza e la pressione delle autorità.

La prima volta che le Pussy Riot attirarono l’attenzione della stampa mondiale e delle autorità russe risale a dieci anni fa. Nel 2012 Maria V. Alyokhina e il resto della band organizzarono una protesta contro Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Da quell’episodio per le Pussy Riot è iniziato un rapporto on-off con il carcere e gli arresti domiciliari, volto a soffocare il loro attivismo politico. Lo scorso aprile, però, le autorità hanno comunicato a Alyokhina che per via dell’inasprimento delle sanzioni deciso da Putin per reprimere qualsiasi critica alla guerra in Ucraina, i suoi arresti domiciliari sarebbero stati convertiti in 21 giorni da scontare in una colonia penale. Alyokhina ha capito che era il momento di lasciare la Russia. Come nella scena di un film sulle Pussy Riot che speriamo prima o poi qualcuno realizzi, («Sembra un romanzo di spionaggio», ha detto lei stessa al New York Times commentando la sua fuga) Alyokhina si è travestita da rider (in Russia la catena di consegne più diffusa ha una divisa tutta verde) ed è riuscita a passare davanti alla polizia di Mosca che sorvegliava l’appartamento dell’amica dove alloggiava.

Una delle foto pubblicate dal New York Times: Alyokhina, a sinistra, e la sua ragazza, Lucy Shtein, provano i loro travestimenti da rider a Mosca.

La polizia arresta Maria Alyokhina durante una manifestazione in piazza Trubnaya a Mosca, il 27 luglio 2019 (Foto di Kirill KUDRYAVTSEV / AFP Getty Images)

Un amico l’ha accompagnata al confine con la Bielorussia e dopo una settimana è riuscita a entrare in Lituania. Alyokhina ha raccontato che quando è arrivata al confine aveva un visto lituano che ha cercato di utilizzare con il suo documento d’identità nazionale russo perché la Russia le aveva confiscato il passaporto e l’aveva inserita nella lista dei ricercati. Il suo primo tentativo di attraversare è andato male, così come il secondo: la prima volta è stata trattenuta dalle guardie di frontiera bielorusse per sei ore prima di essere rimandata indietro, la seconda è stata cacciata immediatamente. Al terzo tentativo, però, è riuscita a passare. Ad aiutarla è stato l’amico Ragnar Kjartansson. L’artista islandese ha convinto un paese europeo (che preferisce restare anonimo) a rilasciare a un documento di viaggio che sostanzialmente conferiva alla donna lo stesso status di un cittadino UE. Il documento è stato contrabbandato in Bielorussia e consegnato ad Alyokhina che, mentre era lì, ha evitato gli hotel o qualsiasi luogo in cui avrebbe avuto bisogno di mostrare un documento d’identità. Quando ha ottenuto il documento per entrare in UE, è salita a bordo di un autobus per la Lituania.

È da un monolocale a Vilnius, la capitale lituana, che Alyokhina ha parlato col New York Times: «Sono stata felice di averlo fatto, perché è stato un grande e imprevedibile “saluto” alle autorità russe» (le giornaliste che l’hanno intervistata ci tengono a specificare che Ms Alyokhina ha utilizzato un termine meno educato). In un bellissimo articolo che ricostruisce la sua storia, il quotidiano riporta una grande foto delle sue scarpe: Alyokhina ha infatti intrapreso il suo viaggio indossando delle scarpe con la zeppa nere, senza lacci ma con due strani fiocchetti bianchi in cima. Come spesso accade quando si tratta delle Pussy Riot e dell’arte della performance, anche i piccoli dettagli hanno un senso. Le scarpe rimandano infatti alla vita in prigione, dove i lacci vengono confiscati. Per riuscire a camminare e tenersi addosso le scarpe le carcerate infilano negli occhielli salviettine umidificate a mò di stringhe. Come dichiarazione, lei e gli altri membri dei Pussy Riot indosseranno delle scarpe allacciate così mentre si esibiranno durante un tour che inizierà il 12 maggio a Berlino, per raccogliere fondi per l’Ucraina.

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