Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Pornhub ha dovuto cancellare milioni di video
A far scoppiare la bomba era stato un articolo del New York Times in cui Nicholas Kristof denunciava la presenza di molti video caricati su Pornhub raffiguranti abusi sessuali, materiale pornografico di minori e alcuni casi di immagini riconducibili al fenomeno del revenge porn. Se da un lato la piattaforma di porno online più grande al mondo aveva respinto le accuse e dall’altro qualcuno avevano notato dei strani collegamenti con qualche gruppo ultra cattolico, lo scacco l’hanno dato Mastercard e Visa impendendo i pagamenti sul sito, nell’attesa di verificare la veridicità delle accuse. Presto fatto, da ieri «ogni contenuto di Pornhub proviene da caricatori verificati, un requisito che piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok, YouTube, Snapchat e Twitter devono ancora istituire», si legge in una nota del sito. L’eliminazione di massa di lunedì mattina ha portato il numero totale di video sul sito da 13 milioni a soli 4 milioni, secondo un rapporto di Motherboard.
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Ora per caricare un video è necessario essere in possesso di un profilo verificato, compilando un format che include l’invio di una foto con il proprio documento in mano. Sebbene la società abbia riconosciuto la gravità delle accuse e abbia responsabilmente agito di conseguenza nella tutela di minori e “attori” non consensuali, nel comunicato stampa si sottolinea come la campagna per reprimere Pornhub provenga da gruppi che da tempo si battono contro i contenuti sessuali di ogni tipo, puntando il dito anche contro altre piattaforme. Secondo Pornhub, negli ultimi tre anni, Facebook ha segnalato 84 milioni di casi di materiale pedopornografico, mentre durante lo stesso periodo, la Internet Watch Foundation ha segnalato solo 118 incidenti su Pornhub. Nel comunicato, Pornhub si scaglia anche contro il National Center on Sexual Exploitation e Exodus Cry / TraffickingHub, due gruppi a capo della campagna contro la piattaforma, proseguendo: «Queste sono organizzazioni lavorano per l’abolizione della pornografia, le stesse che hanno trascorso 50 anni a demonizzare Playboy, l’educazione sessuale, i diritti LGBTQ, i diritti delle donne e persino l’American Library Association. Oggi sembra essere il turno di Pornhub».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.