Hype ↓
02:28 giovedì 6 novembre 2025
Il nuovo album di Rosalía non è ancora uscito ma le recensioni dicono che è già un classico Anticipato dal singolo e dal video di "Berghain", Lux uscirà il 7 novembre. Per la critica è il disco che trasforma Rosalia da popstar in artista d’avanguardia.
La nuova serie di Ryan Murphy con Kim Kardashian che fa l’avvocata è stata demolita da tutta la critica All’s Fair centra lo 0 per cento su Rotten Tomatoes, in tutte le recensioni si usano parole come terribile e catastrofe.
Un giornalista italiano è stato licenziato per una domanda su Israele fatta alla Commissione europea Gabriele Nunziati ha chiesto se Israele dovesse pagare la ricostruzione di Gaza come la Russia quella dell'Ucraina. L'agenzia Nova lo ha licenziato.
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
Ogni volta che va a New York, Karl Ove Knausgård ha un carissimo amico che gli fa da cicerone: Jeremy Strong E viceversa: tutte le volte che l'attore si trova a passare da Copenaghen, passa la serata assieme allo scrittore.
È uscito il trailer di Blossoms Shanghai, la prima serie tv di Wong Kar-wai che arriva dopo dodici anni di silenzio del regista Negli Usa la serie uscirà il 24 novembre su Criterion Channel, in Italia sappiamo che verrà distribuita su Mubi ma una data ufficiale ancora non c'è.
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.

Il New York Times ha lanciato un canale Telegram sulla guerra in Ucraina

15 Marzo 2022

«Per rendere il nostro giornalismo più accessibile ai lettori di tutto il mondo, il New York Times ha lanciato un nuovo canale dedicato su Telegram, piattaforma di messaggistica istantanea con più di mezzo miliardo di utenti attivi. In questo canale Telegram ci saranno notizie sulla guerra prese dal nostro blog costantemente aggiornato, dove i giornalisti del Times stanno pubblicando tantissime testimonianze, interviste e breaking news. Tutti gli utenti Telegram possono iscriversi al canale del @nytimes dall’indirizzo https://t.me/nytimes». Questo il comunicato con il quale il New York Times ha annunciato la creazione del suo canale Telegram.

La scelta del Times non ha a che vedere solo con la strategia editoriale di uno dei più importanti quotidiani del mondo. Nella decisione di aprire un canale Telegram proprio in questo momento c’è anche l’intenzione di ribadire l’importanza capitale del giornalismo e il ruolo fondamentale dei giornalisti in questo periodo. Telegram, d’altronde, è l’app di messaggistica istantanea più usata in Ucraina. All’indomani dell’ingresso delle truppe russe in territorio ucraino, fu su Telegram che il Presidente Volodymyr Zelenskiy decise di diffondere il suo messaggio alla nazione, l’invito a unirsi e a resistere di fronte all’assalto dei soldati russi. Nei giorni successivi Zelensky (che con Telegram aveva una certa dimestichezza sin dai tempi della campagna elettorale che nel 2019 lo portò a stravincere le elezioni presidenziali) ha continuato a usare la piattaforma per smentire le notizie false diffuse dalla propaganda russa, confermando ai suoi concittadini che l’esercito ucraino non aveva ricevuto nessun ordine di deporre le armi e ribadendo che la città di Kiev non sarebbe stata abbandonata da lui e dagli altri esponenti del governo nazionale. In queste due settimane di guerra, Telegram è diventata una delle fonti principali (al di là dei media controllati dallo Stato) di notizie riguardanti il conflitto in Ucraina, una parte fondamentale della vita quotidiana di decine di giornalisti provenienti da tutto il mondo e di migliaia di cittadini ucraini. Non è certo una novità, questa, per la piattaforma: dai membri di Extinction Rebellion agli appartenenti ai gruppi no vax, dai “rioters” di Capitol Hill alle manifestazioni per la democrazia in Bielorussia, Hong Kong e Iran, Telegram è ormai un’abitudine per tutti i movimenti di protesta del mondo. Questo particolare “status” Telegram l’ha raggiunto affermando una presunta superiorità rispetto alle app simili e concorrenti come Whatsapp: i suoi gruppi possono arrivare a contare fino a 200mila membri contro gli appena 256 di Whatsapp, per esempio. E, in più, esiste la convinzione diffusa che Telegram protegga i dati dei suoi utenti meglio di Whatsapp. Una convinzione che, però, è spesso stata messa in dubbio dagli addetti ai lavori: il fondatore di Signal, Moxie Marlinspike, ha scritto su Twitter che l’idea che Telegram sia più sicuro e affidabile della concorrenza è frutto soltanto di «un decennio di marketing e stampa ingannevole».

Probabilmente, la convinzione che Telegram stia dalla parte di chi protesta è conseguenza della storia dei suoi creatori, i fratelli russi Pavel e Nikolai Durov. Nel 2012, Pavel Durov rifiutò di chiudere i gruppi Telegram nei quali si organizzavano le proteste contro Putin. Nel 2018 l’app fu bandita in Russia dopo che Pavel rifiutò di consentire alle autorità l’accesso ai dati degli utenti. Nonostante il ban, Telegram continuò a essere molto usato in Russia e alla fine il governo fu costretto a rimuovere le restrizioni. Nel corso degli anni, però, Telegram è anche diventato una sorta di centro di smistamento per tutte le fake news che circolano poi sui social media e che, occasionalmente, arrivano fino ai media tradizionali. Durov − che nel 2014 ha lasciato la Russia ed è diventato cittadino di Saint Kitts e Nevis, anche e soprattutto perché il governo di Putin non prese bene la sua decisione di non consegnare i dati degli ucraini che su Telegram si organizzavano per protestare − si è detto molto preoccupato da questo fatto: nelle scorse settimane, secondo quanto riporta il Guardian, era arrivato a considerare anche di sospendere il servizio nei «Paesi coinvolti» nel conflitto. «Non vogliamo che Telegram diventi uno strumento usato per esacerbare i conflitti e incitare all’odio razziale», ha detto. Di fronte alle proteste degli utenti, che gli hanno ricordato che Telegram è spesso la loro unica fonte di informazione, Durov ha cambiato idea ma ha precisato che bisogna «controllare e non prendere per vere tutte le informazioni che si trovano sui canali Telegram in questo periodo così difficile».

Articoli Suggeriti
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film

Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.

Marketing, algoritmi e brand di culto

Intervista a Gianluca Diegoli, esperto di marketing e autore di Seguimi!.

Leggi anche ↓
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film

Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.

Marketing, algoritmi e brand di culto

Intervista a Gianluca Diegoli, esperto di marketing e autore di Seguimi!.

Su internet le streghe non solo esistono davvero ma fatturano anche parecchio

Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.

67, l’intercalare preferito della Generazione Alfa, è stata scelta come parola dell’anno anche se non significa niente

Dictionary l’ha scelta come parola simbolo del 2025: è la prima volta che un termine senza un significato specifico ottiene questo titolo. 

L’incrocio tra AI e pornografia è l’ennesimo disastro annunciato che non abbiamo fatto nulla per evitare

Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.

Ogni settimana ChatGPT parla con oltre un milione di utenti che minacciano di suicidarsi

Lo ha rivelato la stessa OpenAI in una ricerca: dei suoi 800 milioni di utenti, un milione (purtroppo) usa il chatbot in questo modo.