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18:05 sabato 18 ottobre 2025
Hollywood non riesce a capire se Una battaglia dopo l’altra è un flop o un successo Il film di Anderson sta incassando molto più del previsto, ma per il produttore Warner Bros. resterà una perdita di 100 milioni di dollari. 
La Corte di giustizia europea ha stabilito che gli animali sono bagagli e quindi può capitare che le compagnie aeree li perdano Il risarcimento per il loro smarrimento è quindi lo stesso di quello per una valigia, dice una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea.
È uscito il memoir postumo di Virginia Giuffre, la principale accusatrice di Jeffrey Epstein Si intitola Nobody’s Girl e racconta tutti gli abusi e le violenze subiti da Giuffré per mano di Epstein e dei suoi "clienti".
È morto Paul Daniel “Ace” Frehley, il fondatore e primo chitarrista dei KISS Spaceman, l'altro nome con cui era conosciuto, aveva 74 anni e fino all'ultimo ha continuato a suonare dal vivo.
Dell’attentato a Sigfrido Ranucci sta parlando molto anche la stampa estera La notizia è stata ripresa e approfondita da Le Monde, il New York Times, il Washington Post, Euronews e l’agenzia di stampa Reuters.
Oltre alle bandiere di One Piece, nelle proteste in Usa è spuntato un altro strano simbolo: i costumi gonfiabili da animale Costumi da rana, da dinosauro, da unicorno: se ne vedono diversi in tutte le città in cui si protesta con Trump e contro l'Ice.
Secondo Christopher Nolan, non c’è un attore che quest’anno abbia offerto un’interpretazione migliore di The Rock in The Smashing Machine Quello del regista è il più importante endorsement ricevuto da The Rock nella sua rincorsa all'Oscar per il Miglior attore protagonista.
Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.

Già nel 1986, in un’intervista della Rai, Netanyahu mostrava di essere un estremista

Fa impressione vedere le risposte date dall'allora 38enne Netanyahu a Giovanni Minoli nel famoso programma Mixer.

17 Giugno 2025

Ci sono due cose che fanno impressione nella puntata di Mixer in cui Giovanni Minoli intervista l’allora 38enne Benjamin Netanyahu. La prima è il piglio con cui Minoli risponde alle affermazioni di Netanyahu. Un esempio: quando Netanyahu definisce Arafat «un terrorista», Minoli lo interrompe dicendo: «Come si può parlare di terrorismo se dietro ai guerriglieri c’è un popolo, quello palestinese, che si ribella?». Un altro esempio: sempre parlando di Arafat, Minoli ribatte a Netanyahu dicendo «ma lei sta mettendo nello stesso calderone Arafat, che condanna gli attentati, con Abu Nidal, che li rivendica. Le sembra giusto?». Ancora un esempio, sempre Minoli, discutendo con Netanyahu di cosa sia terrorismo e cosa no: «A proposito di bombe: perché le bombe dei palestinesi sono terrorismo e le bombe di Begin e di Shamir a Gerusalemme no?».

La seconda cosa che colpisce di questa intervista sono le risposte, le parole, gli atteggiamenti di Netanyahu. La conversazione tra quest’ultimo e Minoli è del 1986, quasi quarant’anni fa, la situazione in Palestina era completamente diversa eppure esattamente la stessa. «Il terrorismo è il deliberato e sistematico attacco su persone innocenti e civili per motivi politici. Perché la scelta che il terrorista usa, la scelta dei mezzi indica i veri fini. Il terrorismo è stato con noi in tutta la storia, quello che vediamo oggi sono le due fonti principali, una è il radicalismo ideologico comunista, una è il fondamentalismo islamico, entrambi sono cause fondamentali», dice Netanyahu, che almeno si è tolto la soddisfazione di essere sopravvissuto al “radicalismo ideologico comunista”.

Quello con Minoli assume presto le caratteristiche di uno scontro più che di una conversazione. Soprattutto quando, inevitabilmente, si finisce a parlare di quella che il giornalista chiama senza timore la causa della «liberazione della Palestina». Dice Netanyahu, spiegando perché si oppone alla liberazione: «Perché lo scopo non è liberazione ma liquidazione. Lei sa che hanno cominciato la campagna contro di noi, quelli che sono venuti prima avevano già condotto una campagna di terrorismo contro gli ebrei per sessant’anni, prima di essere profughi, prima che perdessero i territori e prima di Israele, ciò che li ha guidati non è stata la costruzione ma la distruzione di uno Stato, cioè Israele». C’è solo una cosa da fare, dopo aver visto tutta questa bellissima puntata di Mixer su RaiPlay, ed è confrontare le parole del Natanyahu di allora con il Netanyahu di oggi, per avere la certezza che, purtroppo, nulla è cambiato. Di sicuro non lui.

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