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Il microliving non è smart, è una fregatura

Gli appartamenti sempre più piccoli permessi dal decreto "salva-casa" e le parole d'ordine del marketing, come "salvaspazio". Viaggio nelle città sempre meno a misura di persona.

di Edoardo Vitale

Negli anni Novanta mio nonno vendeva cucine. Ho trascorso parte della mia infanzia tra i mobili in esposizione di un esercizio commerciale distante un paio di parallele da via Tuscolana, a Roma. Nello spazio di pochi metri quadri c’era quasi tutto l’occorrente per la mia casa: un divano letto rivestito di cellofan, un piano cottura a induzione ritenuto all’avanguardia all’epoca, un frigorifero vuoto e silenzioso, un tavolo sul quale spargevo pezzetti di legno e campioni di tessuti, che rappresentavano la mia più grande attrazione. Mancava un bagno, ma perché fossilizzarsi sui difetti, con un’esposizione così invidiabile alla luce? Non potevo immaginarlo, ma quei pomeriggi nel micro-appartamento in vetrina, trascorsi a disegnare su blocchi di carta millimetrata, rappresentavano un presagio. Quello spazio raccolto, che metteva in vendita il sogno di una confortevole cucina componibile per il facoltoso ceto medio italiano di fine secolo, anticipava un deludente futuro di case ricavate da anfratti, per i giovani adulti del nuovo millennio.

La scorsa estate è diventato legge il cosiddetto “decreto salva-casa” – promosso dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini – accusato dall’opposizione di essere una specie di condono camuffato con baffi e occhiali finti. Tra le varie norme introdotte dalla legge c’è anche la modifica dei requisiti minimi di abitabilità, che vengono ridotti all’osso. Un monolocale passa da 28 mq a 20 mq di superficie. Si scende anche in altezza, anziché 2 metri e 70, ne basteranno 2 e 40 per avere un soffitto in regola. Qualcuno ha fatto notare che si tratterebbe di una sorta di via libera al proliferare selvaggio di micro appartamenti. Del resto, in città come Milano, Bologna e Roma, si tratta di una realtà assodata da tempo, almeno per quanto riguarda gli affitti brevi. Già nella precedente legge, che risale agli anni Settanta, veniva tollerata una superficie minima di 18 mq. Lo sa bene chiunque abbia viaggiato al risparmio negli ultimi anni.

Nello stesso periodo in cui l’attività di mio nonno chiudeva i battenti, giocavo a The Sims dal Pentium II condiviso con tutta la mia famiglia. Per meglio dire, baravo. Ottenevo denaro infinito digitando un codice che ancora oggi ricordo con un brivido di sussiego: “klapaucius;!;!;!” mi permetteva di non badare a spese. Costruivo ville enormi, che prevedevano apposite camere dedicate agli svariati hobby dei miei personaggi virtuali. Sceglievo gli elettrodomestici più costosi, gli oggetti di design più eccentrici, alternavo diversi tipi di parquet a moquette dalle trame sofisticate. Non mancavano caminetti, vasche idromassaggio, televisori al plasma e una sala giochi, naturalmente. Ripensandoci oggi, la diffusione di The Sims durante la nostra adolescenza sembra uno scherzo di pessimo gusto, considerata la realtà con cui avremmo fatto i conti nei decenni successivi. Durante l’università, l’epopea di stanze doppie, coinquilini dalle abitudini discutibili, garage riconvertiti o sottotetti a malapena vivibili, a seguire, la crisi abitativa, proprio quando credevamo – almeno fin quando si trattava di giocare a The Sims – che saremmo stati dei trenta-quarantenni perfettamente realizzati, con un mutuo e una casa propriamente detta da arredare con le nostre piante domestiche. cumuli e cumuli di idee e ispirazioni salvate su Pinterest invano.

Una soluzione, però, ci sarebbe. Chi è che vuole un po’ di hygginess scandinava? A giudicare dalle riviste di settore online, il microliving non sarebbe altro che una felicissima tendenza dell’era moderna. Come abbiamo fatto a non accorgercene? Londra, Berlino, New York, aumentano ovunque le richieste di appartamenti micro: è ufficialmente una moda. Sono i miracoli dell’ottimizzazione SEO. Apparentemente tutti vogliono vivere in uno sgabuzzino arredato con i migliori prodigi della tecnica grazie ai copiosi sforzi degli studi di architettura che talvolta sembrano delle parodie di remodeled.ai. E allora quale migliore occasione per abbracciare il movimento minimalista, dare libero sfogo a uno stile di vita smart, prestando magari un occhio alla sostenibilità ambientale, che non guasta mai?

Bisogna riconoscere che per redigere annunci immobiliari sono richieste ottime skills di scrittura creativa. “Massima semplificazione degli spazi”, “concept abitativo ottimizzato”, “co-living funzionale e audace”. Guarda caso, il target ideale per questo innovativo modo di vivere, sono soprattutto i freelance, i nomadi digitali. Persone che hanno bisogno di flessibilità, troppo impegnate a vivere al massimo la propria esistenza per soffermarsi su insignificanti questioni materiali e di spazio. I freelance, si sa, un giorno sono in una città, il giorno dopo sono dall’altra parte del mondo, hanno solo bisogno di un posto dove dormire per le poche ore di sonno che si concedono, prima di aggredire di nuovo il grande sogno flessibile e smart che è la vita con partita IVA. Sono gli stessi che, non avendo spazio in casa, né un vero e proprio ufficio dove recarsi, dovrebbero scegliere di spendere centinaia di euro al mese per una postazione in un co-working, peraltro occasione unica dove fare pubbliche relazioni e tessere nuove reti di contatti. È bello sapere che c’è qualcuno da qualche parte che ha pensato proprio a tutto per noi.

Di tanto in tanto internet si infiamma e si indigna per qualche annuncio giudicato intollerabile. L’ultimo è stato un reel che mostrava un monolocale di 14 metri quadrati, in zona Piola a Milano, in affitto a 750 euro al mese, con tanto di ironia e parallelismo con Renato Pozzetto in Ragazzo di campagna. Qualcuno ha commentato che il carcere di San Vittore offre anche la palestra.

Un recente reportage di IRPI Media ha fotografato una situazione inquietante a Roma, in vista del Giubileo, che è stato preceduto da un’ondata di sfratti e un considerevole aumento dei canoni di locazione. L’inchiesta rivela che, tra giugno e settembre 2024, sono stati registrati quasi 3.200 nuovi annunci solo su Airbnb. Nel 2025 sono attesi circa trenta milioni di visitatori e si prevede un ulteriore aumento dei canoni del 17%.

Già che c’ero, ho fatto una rapida ricerca sulle principali piattaforme di annunci e ho trovato decine di appartamenti di 20-30 mq nei quartieri più in voga di Roma e Milano, in vendita a oltre duecentocinquantamila euro. Ci ho fatto un pensierino. Mobili polifunzionali, contenitori nascosti, soluzioni salvaspazio, giardini pensili. Stavo per abbandonarmi al caldo abbraccio della coziness del microliving, ma poi mi sono ricordato che non posso permettermi neppure quello.

Foto in evidenza di Anthony Wallace/AFP via Getty Images