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Il grande dibattito su Milano, dal vivo

Insieme a The Passenger abbiamo organizzato una seduta di autocoscienza collettiva sulla nostra città e sul momento di crisi che sta vivendo: ci vediamo alle 18:30 in Cascina Cuccagna.

di Studio

A marzo abbiamo pubblicato tre articoli in cui abbiamo provato a ragionare sullo stato di salute della nostra città, Milano, partecipando a un dibattito che non si è nemmeno capito bene da dove sia partito, forse dall’allarme sicurezza lanciato da Chiara Ferragni, forse dall’assurda leggenda della bidella pendolare, forse da altro. Abbiamo iniziato con “Un nuovo modo di odiare Milano“, un articolo in cui Anna Momigliano notava come, per la prima volta, dopo anni di orgoglio milanese sbandierato a destra e a manca, la città abbia iniziato a essere odiata perfino dagli stessi milanesi, per tanti motivi: gli strascichi dei primi mesi della pandemia, la crisi abitativa, i tagli al trasporto pubblico. Non si può fare a meno di notare che qualcosa è cambiato nel modo in cui la città percepisce se stessa.

Tra i sempre più numerosi detrattori, vecchi e nuovi, resistono alcuni sostenitori accaniti, tra cui Lorenzo Camerini, che per noi ha scritto “Amare Milano, nonostante tutto“, un’appassionata ode di Milano, città che, secondo lui, va bene anche così com’è. O quasi, perché perfino un milanese fan di Milano come lui ammette che la città sta affrontando un momento delicato, «ma i motivi per restare», scrive, «sono ancora molti, di più di quelli per andare via». Quali sono questi motivi? E quali sono, invece, i motivi per cui in tanti vorrebbero abbandonarla? Sui social si è scatenata un’accesa battaglia dei difetti e dei pregi, dei pro e dei contro.

Una battaglia a cui, però, mancava qualcosa: nel suo articolo “Chi vince se Milano muore?“, Davide Coppo ha suggerito un punto di vista diverso. E se le polemiche non stessero cogliendo il vero punto della discussione? Forse la crisi non è della città, ma del modello di sviluppo di cui Milano è diventata simbolo in Italia. Il tipo di domande che dovremmo farci, allora, è un altro. Ad esempio: cosa si vuole giudicare quando si mette una città sul banco degli imputati? Di cosa è fatto l’Heimat che ci fa chiamare “casa” Milano (se così riusciamo a chiamarla)? Siamo i gentrificatori di qualcun altro? I commenti appassionati a questo articolo, e anche ai precedenti, ci hanno fatto capire che il dibattito interessa moltissime persone, anche al di fuori della città.

Per questo abbiamo deciso di organizzare con gli amici di The Passenger, la rivista di Iperborea dedicata alle città e ai luoghi (qui il numero su Milano, «la più sfuggente e indefinibile delle città italiane», uscito a novembre 2022), un grande dialogo aperto sulla città, una specie di seduta di autocoscienza collettiva, che vedrà sul palco Lucia Tozzi, autrice del libro L’invenzione di Milano, di cui si sta parlando parecchio; Luca Misculin, giornalista del Post; Lia Quartapelle, deputata del Pd ed ex segretaria del circolo 02 del Pd milanese; Giacomo Papi, scrittore e direttore del Laboratorio Formentini per l’editoria di Milano; Assia Neumann Dayan, autrice tv e giornalista per Linkiesta e Stampa. Ci vediamo in Cascina Cuccagna giovedì 13 aprile alle 18:30 (anche in caso di pioggia!). Siete ovviamente tutti invitati.