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Tendenza Melania

Tra l’autobiografia non autorizzata e le polemiche sul suo stile e sulle decorazioni natalizie, la First Lady rimane uno dei più grandi misteri del nostro tempo.

di Silvia Schirinzi

Melania Trump nel video di presentazione delle decorazioni natalizie alla Casa Bianca

Robin Givhan, la critica di moda del Washington Post, ha definito “ridicolo” il cappotto che Melania Trump indossa nelle foto ufficiali delle decorazioni natalizie della Casa Bianca. «Più che uno sciocco vezzo di moda, il cappotto è una distrazione. È un’affezione fastidiosa portata a un estremo ridicolo. In un video che ha lo scopo di celebrare il calore e lo spirito accogliente delle festività natalizie, quel semplice gesto trasuda freddezza, disprezzo e altezzosa indifferenza», scrive Givhan. E in effetti Melania – sarà anche fredda, ma ci piace chiamarla per nome – si aggira per le stanze della prima casa d’America per assicurarsi che tutto sia come lei lo aveva ordinato, una signora elegante che controlla il lavoro fatto dai suoi dipendenti prima di un evento, e lo fa indossando un cappotto, in un luogo chiuso, in un ambiente che immaginiamo essere riscaldato. Quel cappotto è una contraddizione, c’era anche l’anno scorso, pure con i guanti, quest’anno qualcuno le avrà detto che i guanti, forse, erano un po’ troppo, così Melania li ha lasciati in camera ma ha tenuto il cappotto, forse sta uscendo o forse è appena arrivata, noi non riusciamo ad afferrarla.

Se c’è un personaggio pubblico che è davvero sfuggente, nell’era delle confessioni femminili, quello è proprio Melania Trump: ora finalmente abbiamo anche la prima biografia non autorizzata che è spiazzante come lei sin dal titolo, Free, Melania, con quella virgola che è come il cappotto, si trova in un luogo sbagliato al momento sbagliato ma alla fine ci rimane, un po’ in sordina, un po’ per caso, e ce la teniamo così. L’ha scritto una giornalista della Cnn, Kate Bennett, che con Melania ci ha lavorato per diversi anni e che alla fine – almeno a leggere i riassunti di questi giorni – il libro in Italia non è ancora uscito – non rivela poi chissà che cosa. I Trump dormono separati, lei risiede al piano dove prima viveva la suocera di Barack Obama, lui dorme da solo con i panini del McDonald’s, ma quello era un altro libro. Bennett dice che Melania le decorazioni le ha prese sin dall’inizio molto sul serio e, dopo l’effetto The Handmaid’s Tale dell’anno scorso, questa volta ha optato per qualcosa di più gioioso, per tenerci tutti contenti e farci smettere di raccontarla come fosse Maleficent reincarnata.

Ma se c’è una consuetudine della presidenza Trump a cui non vorremmo rinunciare, beh sono proprio le decorazioni natalizie di Melania, la presidenza in molti (quanti?) la restituirebbero volentieri indietro per tenersi solo loro, le decorazioni, l’unico momento in cui la First Lady ha tutta l’attenzione concentrata su di sé, lei che non tiene mai discorsi pubblici, se non in rare occasioni e sempre brevissimi, mai che le sia capitato che una sua frase diventasse virale, mai che sprizzasse un po’ di spicciolo empowerment social, se la sottotitolano è perché ancora le rimproverano l’orgogliosa pronuncia dell’Est Europa, eppure parla cinque lingue, dice, epperò non le rimangono che le decorazioni distopiche. Di Melania guardiamo, e critichiamo, soprattutto i vestiti, come fosse una donna qualunque, e potrebbe essere una grande stronza così come una fine intellettuale, o entrambe le cose, un po’ ricorda Veronica con l’Adelphi sulle pagine di Chi e nei film di Sorrentino: è sempre troppo firmata, troppo aderente, troppo letterale, è bellissima. Melania è un foglio bianco su cui noi disegniamo a nostro piacimento, forse non è neanche reale: passeggia per la Casa Bianca con un cappotto buttato sulle spalle, forse un po’ scocciata, forse è tutto un set come per le Kardashian, forse le sue giacche sono più una nostra fissazione che sua.