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L’uovo di Pasqua s’è fatto influencer

Capaci di catturare l’attenzione sui social, generare degne quantità di engagement e convertire l’hype in vendite, le uova post-sfogo degli influencer sono anche simbolo di rinascita (nonostante le sorprese orrende).

di Laura Fontana

Già dopo la Befana sono comparsi i primi video su TikTok in cui venivano aperte uova di Pasqua, con un po’ d’imbarazzo anche da parte del tiktoker di turno, che infatti apriva il video dicendo «eh, lo so che è un po’ presto». Ad oggi, l’hashtag #uovodipasqua ha 130 milioni di visualizzazioni e a Pasqua mancano ancora quattro settimane. L’uovo più chiacchierato è stato quello di Fedez, che ha esordito in un momento assolutamente propizio per l’hype, col testimonial al centro di intrighi amorosi e con un esaurimento nervoso mostrato in pubblico via stories. Il tiktoker di turno, infatti, prima dell’unboxing dell’uovo di Fedez, e con un po’ d’imbarazzo, si è visto costretto ad aprire il video con una frase di circostanza, «speriamo che si riprenda presto!», aggiungendo l’inevitabile «e non dimentichiamoci di prenderci tutti cura della nostra salute mentale!».

Quest’anno, insomma l’influencer s’è fatto uovo di Pasqua, e l’uovo di Pasqua s’è fatto influencer, in un processo di transustanziazione deciso dentro gli uffici marketing. Probabilmente grazie a un analista in veste di angelo annunciatore che si è reso conto del potenziale miracoloso dell’uovo di Pasqua come content, dopo le sperimentazioni degli anni passati. Non solo eccezionale sui social, capace di catturare l’attenzione dell’utente e generare degne quantità di engagement, ma anche in grado di convertire l’hype in vendite. Ed ecco quindi che quest’anno, oltre a quelle di Fedez, abbiamo le uova di Pasqua di Elettra Lamborghini, Chiara Ferragni (ma in special edition), Me contro Te, Benedetta Rossi, nonché l’esordio dell’uovo Clio MakeUp, che avviene a qualche giorno dall’esaurimento nervoso in pubblico via stories dell’influencer e imprenditrice digitale.

Le uova post-sfogo online diventano così anche simbolo di rinascita, e si rimane perlomeno agganciati alle tradizioni, valorizzato dall’aggiunta dell’opera di beneficenza, a questo o quell’altro ente cui andrà il ricavato. O a cui forse andrà una donazione precedentemente concordata, sganciata dalle vendite: chi lo sa, non siamo mica a Report. Le sorprese, spoilerate dai tiktoker sono tutte mediamente orrende (altra tradizione rispettata). Nell’uovo di Fedez ci sarebbe anche un calzino porta-cellulare che non si vedeva almeno dal 2010, chiaramente pensato per i genitori millennial, che poi alla fine sono quelli che vanno a comprare l’uovo, più che per i bambini. Introvabile, invece, l’uovo di Pasqua di Emily in Paris, al momento il più gettonato e in pieno stile barbiecore (carta fucsia, regali fucsia). Incredibile che non ci sia l’uovo di Mercoledì Addams, poteva polverizzare il record di vendite con cioccolata fondente extra-dark e regalini anche quelli in stile dark.

È chiaro che queste uova funzionano a trend combinati, e più se ne combinano, più sale la potenzialità d’acquisto e d’engagement. Per l’anno prossimo, speriamo di poter avere le uova di Pasqua di Elisa True Crime, di Donato (con mollica o senza), di Wanna Marchi (la serie). Bisogna ammettere che veder comparire da un giorno all’altro le uova degli influencer al supermercato sotto casa fa un certo effetto, quello di vedersi collassare il contesto sotto i piedi. I commessi del negozio evitano di porsi domande, anche di guardarli; solo a qualcuno ogni tanto scatta la stessa espressione di quell’addetto alla sicurezza diventato meme, e se incrocia gli occhi di un altro che ricambia, può venir fuori anche un “mah!”. La commessa scannerizza meccanicamente l’uovo maculato di Elettra Lamborghini tra l’etto di mortadella e il caffè Kimbo doppio pacco in offerta; tiene il tempo con i bip bip bip mentre in sottofondo passa la hit dell’estate scorsa, è caramello non è cioccolata; lo sfasamento spazio-temporale è completo: sembra di aver appena comprato la passaporta per una backroom.