È l’anno della cucina georgiana

Di quali piatti etnici ci innamoreremo dopo il sushi e i ravioli? Dal khachapuri all'ugali, critici gastronomici e chef puntano sul Caucaso.

10 Maggio 2019

C’è stato un tempo in cui non avevate idea di cosa fossero temaki e salse teriyaki, così come probabilmente ora non sapete cosa siano il khachapuri e l’ugali: questo potrebbe essere l’anno in cui vi diventeranno familiari, almeno secondo i critici gastronomici in cerca della prossima cucina etnica di successo. In Italia l’impero del sushi si sta lasciando affiancare da una rinascita della cucina cinese, che non è più quella senza identità, fatta di riso alla cantonese e pollo alle mandorle. Negli ultimi anni sono spuntati localini accurati che propongono i piatti tipici di una regione o delizie di street food: spiedini di cuore di pollo, fiore di loto e granchio; bao, paninetti soffici e gommosi cotti al vapore e ripieni, e jianbing, crepes fritte e farcite con verza, uovo e maiale. I più richiesti sono i ravioli, chiamati erroneamente dim sim, un’espressione che indica gli antipastini serviti su cestini di bambù da condividere sorseggiando tè.

Nelle grandi città sta aprendo una ravioleria dietro l’altra, con ravioli fatti a mano sul momento, impastati con zafferano o spinaci, ripieni di vitello, funghi, calamari e barbabietole. La formula funziona tanto che alcuni locali italiani li propongono imbottiti di ossobuco o ragù. L’egemonia della cucina asiatica in Italia racchiude anche il ramen, la gastronomia giapponese e un lento affacciarsi del coreano. Spostando lo sguardo oltreconfine, si può scorgere cosa vorremmo mangiare nel breve futuro. Un fenomeno che si sta imponendo a livello internazionale è la cucina israeliana, reinventata da chef come Eyal Shani e Yotam Ottolenghi. Shani sta esportando la sua piteria di successo, Miznon, a Parigi, Vienna e New York, e ha fatto diventare di moda il cavolfiore arrostito, da accompagnare con hummus, salsa di yogurt o tahina. Ottolenghi possiede cinque ristoranti a Londra e sta cambiando il modo in cui cuciniamo con i ricettari, che pubblica dal 2008, e con un blog sul Guardian, dal 2006. Propone soprattutto ricette vegetariane, valorizzando ortaggi e legumi con accostamenti insoliti e spezie, come lo za’atar (una miscela di timo, sesamo, origano e maggiorana), scorze grattugiate di agrumi, succo di melograno, foglie di menta e frutta secca: pistacchi, mandorle, anacardi.

La critica culinaria del New York Times Kim Severson nomina un po’ di cucine africane: in Italia potrebbe essere la volta buona di quella eritrea, presente da tempo ma in sordina, con i suoi stufati, primo tra tutti lo zighinì a base di manzo, con pane injera e creme di fave e lenticchie. Ma potrebbe funzionare anche qualcosa di ancora più esotico, come quella kenoyta e il suo ugali, un pasticcio di mais simile alla polenta, il riso al cocco e le samosa, triangolini fritti e ripieni. Secondo altri critici invece bisogna guardare al Caucaso e in particolare all’Armenia – con il ghapama, un ragù di zucca, e il lavash, il pane non lievitato – e alla Georgia, grazie ai sapori gustosi (sottaceti, formaggi, ottimo vino e pane fragrante) e ai piatti belli da fotografare e perfetti per Instagram. Su tutti, il khachapuri, una barchetta di pane riempita di formaggio filante e con sopra un uovo, simile alla pizza, che una volta arrivata sulle nostre tavole finirà per essere condita con prosciutti, salami, funghi e salsicce.

Leggi anche ↓
di Studio
Di cosa si è parlato questa settimana

I giorni caldi della politica italiana in cui la destra sventò un complotto che era solo una cena tra amici.

I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe

La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.

Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate

Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.

Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa

E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.

La nuova tendenza nell’industria del beauty è vendere prodotti di bellezza anche a bambine di 3 anni

Da anni si parla di Sephora Kids, ma adesso ci sono storie che riguardano bambine addirittura più piccole.

Il lavoro sarebbe un posto migliore se la smettessimo di scrivere mail sgrammaticate

La comunicazione sempre più veloce genera sciatterie e "microlingue". Divertente nel privato, ma cosa succede quando la poca attenzione è una costante nel mondo del lavoro?