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Quali sono i libri di Harold Bloom che bisogna leggere

Nella sua lunghissima carriera il critico Harold Bloom, morto ieri a 89 anni, ha scritto più di quaranta libri: venti di critica letteraria, altri in cui discute di religione e un romanzo. Ha curato la pubblicazione di centinaia di antologie, scritto saggi e prefazioni per moltissime edizioni di opere letterarie, in versi e in prosa. Cosa dobbiamo leggere o rileggere per onorare la sua eredità? Sicuramente, direbbe lui, qualcosa di William Shakespeare. «Ora che Bloom è morto», scrive proprio oggi Francesco Longo sulle pagine di Studio, «i suoi libri torneranno forse ad essere letti come testamento di un mondo letterario che non esiste più. Nonostante abbia fatto entrare Freud nel canone, Bloom non riteneva utile servirsi della psicanalisi per interpretare i testi letterari, e proponeva di sostituire alla lettura freudiana di Shakespeare una lettura shakespeariana di Freud. Per Bloom nessun campo del sapere può far luce su Shakespeare, che è al centro del canone letterario di ogni tempo. Per Bloom Shakespeare è un faro, è un evento sismico irripetibile, è una potenza abbagliante che squarcia l’umanità e le cui ombre benefiche arrivano a fecondare gli scrittori dei secoli successivi, fino al Novecento».

Alla lettura di Shakespeare sarà utile accostare il suo Shakespeare. L’invenzione dell’uomo e la sua opera più letta e conosciuta in assoluto, Il Canone Occidentale. I libri e le scuole delle età, uscito in Italia nel 1996 con Rizzoli, elenco e analisi dei grandi scrittori su cui è stata costruita la letteratura occidentale che comprende 26 autori, tra cui Dante, Cervantes, Molière, Tolstoj, Montaigne, Borges, Proust, Kafka e Virginia Woolf. Il canone americano. Lo spirito creativo e la grande letteratura passa in rassegna gli scrittori americani dotati di un’intensità inarrivabile: Whitman, Melville, Emerson, Dickinson, Hawthorne, James, Twain, Frost, Stevens, Eliot, Faulkner e Crane.

In Come si legge un libro (e perché) spiega perché dobbiamo leggere e continuare a leggere l’Amleto di Shakespeare, il Don Chisciotte di Cervantes, Delitto e castigo di Dostoevskij, i racconti di Borges e di Calvino, le poesie di Emily Dickinson: non per obbligo, né per contribuire al progresso della società; ma perché leggere è un piacere insostituibile, è un piacere che ci fa crescere, ci fa conoscere noi stessi, ci fa entrare in comunione con gli altri. Il genio. Il senso dell’eccellenza attraverso le vite di cento individui non comuni è la risposta alla domanda «Che cos’è il genio?». Per Bloom una definizione materialistica del genio è impossibile: il genio è l’aspirazione allo straordinario e al trascendentale che, magari inconsapevolmente, coltiviamo dentro di noi e che alcuni individui hanno saputo realizzare con le loro opere.

Un’altra lettura chiave per assaporare la prosa perfetta con cui Bloom ha sempre espresso i suoi ragionamenti appassionati, limpidi e illuminanti è L’angoscia dell’influenza. Teoria della poesia: «La storia della poesia», scrive in questo libro, «dev’essere considerata indistinguibile dall’influenza poetica, poiché i poeti forti costruiscono tale storia travisandosi l’un l’altro, in modo da liberare un nuovo spazio alla propria immaginazione. Il mio interesse è per ora unicamente rivolto ai poeti forti, alle figure maggiori che hanno avuto la tenacia di lottare, anche fino alla morte, coi propri precursori forti». Anatomia dell’influenza. La letteratura come stile di vita (Rizzoli, 2011) arriva 40 anni dopo L’angoscia dell’influenza ed è, secondo le parole dell’autore stesso, il suo “canto del cigno”, il libro che sugella l’esperienza di una vita intera.