Troppo spesso nel discorso sulla violenza di genere si finisce a parlare di mostri o di pervertiti, di devianze e di eccezioni. I tanti fatti di cronaca, invece, ci dicono tutt'altro, ormai da anni.
In Francia è scoppiato un nuovo, inquietante caso di “sottomissione chimica” simile a quello di Gisèle Pelicot
Un funzionario del ministero della Cultura ha drogato centinaia di donne durante colloqui di lavoro per poi costringerle a urinare in pubblico.
Un ex alto funzionario del Ministero della cultura francese di nome Christian Nègre è al centro di un’inchiesta per aver drogato con un potente sostanza diuretica almeno 240 donne tra il 2011 e il 2019. Secondo quanto riportato dal Guardian, durante centinaia di colloqui di lavoro per una posizione al Ministero, Nègre ha offerto alle candidate caffè o tè adulterati con una sostanza illegale dai forti effetti diuretici. Spesso il funzionario tentava di spingere la candidata a fare una camminata all’aperto, portandola in luoghi in cui non c’erano bagni immediatamente accessibili, così da poter assistere al suo crescente disagio, fino a costringerla a urinare in pubblico, davanti a lui, umiliandola mentre si fingeva comprensivo.
Le violenze sono state scoperte per caso, quando una collega del funzionario lo ha denunciato per aver tentato di fotografare di nascosto le gambe di una sua superiore. Nelle indagini successive sono emersi altri particolari disturbanti, come la tabella in cui l’uomo appuntava i risultati di quello che chiamava “esperimento”: dosi somministrate, tempi di reazione, comportamento della vittima. A suscitare scalpore in Francia non è solo la gravità delle accuse, dato che si parla di centinaia di donne che hanno subìto abusi in un luogo che dovrebbe essere sicuro come il posto di lavoro. Il caso riporta anche sotto i riflettori l’utilizzo di un farmaco illegale usato a scopo di sottomissione chimica, centrale nel caso Pelicot.
L’inchiesta ha portato al licenziamento di Nègre nel 2019, ma il processo a suo carico non è ancora iniziato.
Non è uno scherzo ma una vera ricerca dell'Università Cattolica, le cui conclusioni sono già state ribattezzate "effetto Batman".