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Fedez e il ruolo del marito al tempo degli influencer

Dalla crisi emotiva al supermercato alla lotteria per vendere il disco: perché il cantante ha ancora molto da imparare dalla moglie, genio della comunicazione.

di Guia Soncini

Fedez e Chiara Ferragni alla sfilata della collezione Spring/Summer 2019 di Fendi a Milano, il 20 settembre 2018 (Andreas Solaro/Afp/Getty Images)

Ieri sono andata a mangiare nel ristorante stellato di quartiere. È un posto che, come tutti gli stellati, ha nel proprio statuto fondativo il dovere di darsi un tono, però poi non riescono a versarti il vino senza sgocciolarlo sul tavolo, esattamente come nei posti che la prendono più bassa. Di fronte c’è un palazzo quasi interamente ricoperto da una gigantografia con dieci date di tournée nei palasport: dieci concerti che stanno lì da settimane, e ai quali manca il dettaglio che c’è in genere su questi annunci, anche quelli fatti con meno gigantismo.

C’era una volta Fedez. Era un cantante non particolarmente rilevante che si era fidanzato con Chiara Ferragni e aveva messo su un disco e una tournée in coppia con J Ax, quello che quando avevamo vent’anni cantava le canzoni sulle canne. In quel manuale di antropologia che sono i tondini di Instagram (quelli in cima alla pagina, quelli in cui si mettono le storie che scompariranno dopo ventiquattr’ore), ogni sera Fedez diceva che avrebbe fatto un concerto, ma non diceva «vado a fare il concerto», mai. A un certo punto mi sono messa a studiarli per settimane, e la parola “concerto” non veniva mai pronunciata; sempre e solo: “sold out” (in italiano: “tutto esaurito”).

Una delle ragioni per cui le tournée vengono annunciate con tanto anticipo, oltre al flusso di cassa donato agli organizzatori da chi è abbastanza fan da spendere sei mesi prima per biglietti che potrebbe pagare sei mesi dopo, è che l’elenco delle date è sempre provvisorio: appena la data o le date che sono state annunciate per una città si riempiono, l’organizzatore può “aprirne”, come si dice in gergo tecnico, un’altra. Se tra la data milanese e quella padovana annunciate davanti allo stellato di quartiere ci sono cinque giorni, non è perché servano cinque giorni per recuperare la voce, ma perché tradizione vuole che, qualche giorno dopo la messa in vendita dei biglietti, le prime date vadano esaurite (sold out, come si dice in provincia), e si possa annunciare con qualche trionfalismo che a grande richiesta si raddoppia a Milano, a Reggio Calabria, o dovunque si fosse deciso di suonare, ammortizzando i costi grazie alla scenografia e all’impianto già trasportato e montato. Le dieci date primaverili giganteggiano da una quarantina di giorni (sono state annunciate a metà ottobre; nel calendario delle influenze di rete: una settimana prima dello scandalo della lattuga), e accanto a nessuna di esse c’è un’indicazione di esaurito; tantomeno un’apertura di seconda data.

C’era una volta Fedez, era un cantante con poco talento, ma poi ha incontrato la propria vocazione: è diventato il marito di Chiara Ferragni. Ma non in quel senso un po’ paternalista in cui John Kennedy diceva «Sono l’uomo che ha accompagnato Jacqueline Kennedy a Parigi» (e intanto il presidente era lui), o in cui Steven Spielberg dice di dovere tutto alla moglie (che nessuno sa che lavoro faccia); neanche in modalità Jay Z, io sono quello che mette su l’impresa miliardaria, se poi per renderla tale serve che in copertina ci stia mia moglie bene così, nessuno dubiterà io sia un maschio alfa. Il marito della Ferragni è un’altra cosa. In Amore e catastrofi (lo pubblica Sonzogno), Claire Dederer dice che gli uomini come suo marito sono quelli che si sono impegnati a trattare le donne alla pari, essere sensibili ai loro bisogni, essere SNAG (Sensitive New Age Guys). Eppure (Dederer e il marito sono intorno ai cinquant’anni) non è bastato: i matrimoni, in quella fascia d’età, vanno in crisi nera se lei ha più successo di lui, guadagna più di lui, fa più carriera di lui. Il marito ventinovenne della Ferragni è la frontiera d’un nuovo femminismo in cui lei ha più successo, più capacità di monetizzare, e persino più follower (7 milioni e 3 il marito, 15 e 6 la Ferragni, sia detto con la provvisorietà di numeri che crescono più rapidamente di quanto io possa sbrigarmi a scrivere quest’articolo).

Prima della tournée, il marito della Ferragni fa uscire un disco, a gennaio. Le sue vendite sono meno importanti di quelle dei biglietti (i dischi sono un cascame del Novecento, e ormai i soldi si fanno coi biglietti dei concerti; ma anche avere un singolo che diventa subito spot di telefono, com’è accaduto con la canzone per il figlio della Ferragni incisa da Fedez, tanto schifo economicamente non fa). Perdipiù, essendo l’industria discografica un pianeta desertificato, per andare in classifica bastano una cinquantina di download. Tuttavia, se un insuccesso si può tacitare (è l’insegnamento più importante della Ferragni: tra poco ci torniamo), bisogna ogni tanto avere dei successi da raccontare. Vendere (relativamente) bene un disco, poter dire “disco d’oro” come un tempo si diceva “sold out”, è l’obiettivo del momento del marito della Ferragni. Una delle prime tappe verso questo obiettivo è stata un tondino nel quale incitava i fan a non comprare il disco su Amazon (tra gli inserzionisti principali – “official partner”, si dice in provincia – di X Factor, il programma di cui lui è giudice: chi non vorrebbe un simile talento diplomatico nella propria produzione), ma ad andare in negozio (comprare un disco in negozio, che squisitezza retromaniaca), dove ci sarebbe stata “una sorpresa”. La sorpresa era una specie di lotteria; se compri il disco puoi concorrere a vincere vari premi minori, e un premio maggiore: una cena con la Ferragni e suo marito. A un osservatore superficiale questa potrebbe sembrare un’oggettificazione della donna (la porta con sé in quanto moglie), ma è invece il trionfo del femminismo: la donna forte che mette a disposizione il proprio appeal per invogliare il pubblico a far sentire il marito una star.

La cover del nuovo disco di Fedez

La si potrebbe vedere da un’altra prospettiva: non come la storia d’una donna che è più brava nel proprio lavoro di quanto il marito sia nel suo, e che quindi lo aiuta; ma come la storia d’un equivoco professionale. Del marito della Ferragni di solito diciamo che è “un grande comunicatore”, che è il modo in cui cerchiamo di spiegarci successi che per i nostri parametri culturali sono inspiegabili, siano quello di Kim Kardashian o di Matteo Salvini. In realtà non lo è, si è capito con la lattuga, quando è andato nel panico e ha fatto una serie di tondini in lacrime; e poi, settimane dopo, quando lui e la Ferragni hanno fatto una lunga diretta in cui parlavano di tutto, e quando lui ha accennato all’accaduto lei si è voltata con una severità che non credo avrà mai col figlio e ha sibilato che di quello non si parlava. La Ferragni ha capito una cosa ovvia ma che non capisce quasi nessuno che sia dentro al gorgo social: esiste solo ciò cui dai risonanza. Se ringrazi commossa tutti per l’affetto e l’incoraggiamento, ti vedranno in quattordici milioni e spicci; in poche centinaia leggeranno le migliaia di commenti che ti dicono che sei un cesso, una madre degenere, una che non si capisce che lavoro faccia.

La Ferragni sa fare una cosa che il marito, con la smania di riscatto d’uno cresciuto a Buccinasco, non potrà mai fare: sa affacciarsi da Versailles e dire «Sono una di voi», unica formula vincente del presente. La lattuga l’ha annullata con una serie di video, pochi giorni dopo, che erano l’esaltazione di quel paese iperreale che sono i gruppi di mamme su Facebook. In alcuni tondini filmati da un qualche hotel di lusso in cui alloggiava a spese d’un qualche stilista, Chiara ha spiegato a quattordici milioni e spicci di noi che quando viaggia ed è lontana dal suo bambino e vede una mamma con un bambino le si stringe il cuore, le sembra di morire, non se ne fa una ragione. Nell’epoca in cui siamo tutti impegnati a inventarci l’epica della genitorialità, erano tutte a pronte a dire sì, proprio così, anche a me. Lei è una di noi, ma più ricca, più bionda, con una vita più difficile che la porta più spesso lontano dal suo piezz’e core. Tutto era perdonato, e tutto dimenticato. La lattuga restava affare di lui, che mai riesce a emendarsi da Buccinasco: magari non gli rinfacciano la Lamborghini di cui ha mostrato orgoglioso l’acquisto un giorno prima, ma sono pronti a linciarlo per i sacchetti bio e i 2 centesimi sprecati il giorno dopo. Mentre lei resta intonsa, angelicamente bionda e indifferente agli scandali (il latte artificiale sdegna i gruppi di madri e in Italia è pure illegale pubblicizzarlo? Il post si cancella senza tondini in lacrime, e non se ne parla mai più: un inciampo cui non dai risonanza è un inciampo mai avvenuto).

 

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Vivere per questi momenti ❤️

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Dicono che X Factor stia per rinnovare il gruppo dei giudici, e che la prossima sarà un’edizione senza marito della Ferragni. Il grande comunicatore sta già cominciando a dire che non vuole più far tv: se lo dici tu per primo, sembri un vincente, insegnano ai corsi di comunicazione per dilettanti. Se dici che sei tu che te ne vai, la goccia di vino sul tavolo non se la ricorderà più nessuno – o almeno di questo puoi illuderti, mentre implori i follower di concentrarsi sul menu degustazione e commentare i tuoi post («Metto like a tutti» è la promessa che il marito della Ferragni fa più spesso, e ogni volta mi spezza il cuore). Nel frattempo, la professionista della comunicazione starà scegliendo cosa mettersi per la cena cui presenzierà nel ruolo d’incentivo alle vendite del marito. Starà decidendo dall’infilarsi quale giacca potrà guadagnare più di quanto possa fruttare un disco d’oro. Forse alle selezioni di Sanremo Giovani dovrebbero innanzitutto chiedere ai provinandi: che lavoro fa tua moglie?