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19:38 mercoledì 10 dicembre 2025
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Lo 0,001 per cento più ricco della popolazione mondiale possiede la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità, dice un rapporto del World Inequality Lab Nella ricerca, a cui ha partecipato anche Thomas Piketty, si legge che le disuguaglianze sono ormai diventate una gravissima urgenza in tutto il mondo.
È morta Sophie Kinsella, l’autrice di I Love Shopping Aveva 55 anni e il suo ultimo libro, What Does It Feel Like?, era un romanzo semiautobiografico su una scrittrice che scopre di avere il cancro.
La Casa Bianca non userà più il font Calibri nei suoi documenti ufficiali perché è troppo woke E tornerà al caro, vecchio Times New Roman, identificato come il font della tradizione e dell'autorevolezza.
La magistratura americana ha pubblicato il video in cui si vede Luigi Mangione che viene arrestato al McDonald’s Il video è stato registrate dalle bodycam degli agenti ed è una delle prove più importanti nel processo a Mangione, sia per la difesa che per l'accusa.
David Byrne ha fatto una playlist di Natale per chi odia le canzoni di Natale Canzoni tristi, canzoni in spagnolo, canzoni su quanto il Natale sia noioso o deprimente: David Byrne in versione Grinch musicale.
Per impedire a Netflix di acquisire Warner Bros., Paramount ha chiesto aiuto ad Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e pure al genero di Trump Lo studio avrebbe chiesto aiuto a tutti, dal governo USA ai Paesi del Golfo, per lanciare la sua controfferta da 108 miliardi di dollari.
Sempre più persone si uniscono agli scream club, cioè dei gruppi in cui invece di andare dallo psicologo ci si mette a urlare in pubblico Nati negli Stati Uniti e arrivati adesso anche in Europa, a quanto pare sono un efficace (e soprattutto gratuito) strumento di gestione dello stress.

I ricci rischiano di sparire dai mari della Sicilia a causa degli spaghetti

28 Novembre 2023

Il Dipartimento di Scienze della terra e del mare dell’università di Palermo ha coordinato un progetto chiamato Monitoring Paracentrotus – Mopa, occhio ai ricci per analizzare i fondali di cinque aree protette della Sicilia. Dall’analisi sono emersi dei dati piuttosto preoccupanti: nei tre mesi del progetto i ricercatori non sono riusciti a trovare nessun riccio. Paola Gianguzzi, la responsabile scientifica dello studio ha detto che i nuovi numeri sono sconfortanti e ha spiegato che in casi come questi, dove la popolazione di una specie non può essere definita sana, sarebbe necessario un “fermo biologico”, un’interruzione della pesca, di almeno tre anni. Il fermo a cui fa riferimento Gianguzzi è legato al disegno di legge presentato dal deputato Nello Di Pasquale per bloccare la pesca dei pesci, riporta il Corriere.

Gli spaghetti ai ricci di mare sono uno dei piatti più amati e popolari in Sicilia, soprattutto tra i turisti, e farne completamente a meno per tre anni sarebbe economicamente difficile per i pescatori e i ristoratori. Il proprietario di un ristorante di Palermo ha commentato la situazione con il Guardian: se da un lato comprende la necessità di proteggere la specie, dall’altro smettere servire gli spaghetti ai ricci di mare sarebbe un duro colpo per il suo locale. Quando sono nel menù, vende almeno 40 piatti al giorno, spiega. Attraverso questo studio, però, l’università di Palermo ha evidenziato un altro dato allarmante: i pescatori in possesso della licenza di pesca dei ricci in tutta la Sicilia sono 12.

Il responsabile della Cooperativa ricerche ecologiche ed ambientali Marco Toccacelli ha confermato che la specie è sottoposta a un’intensa pesca abusiva, che rende necessario oggi l’aggiornamento del piano di gestione risalente al 2019. Uno chef di Menfi ha poi spiegato al Guardian che i ristoratori italiani non potrebbero mai acquistare ricci d’importazione, che hanno costi proibitivi. Mentre gli esemplari della Norvegia e del Giappone vengono venduti anche a 250 euro per 100 grammi, quelli italiani costano ai locali italiani appena 7-10 euro per la stessa quantità. Dei rischi che corrono i ricci di mare, comunque, è a conoscenza anche la Fao, che aveva già analizzato in un rapporto le conseguenze di inquinamento e cambiamento climatico.

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