Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.
Nella notte di capodanno del primo anno del nuovo millennio, una ragazza di nome Erika decide di aprire una nuova sottosezione del suo blog su Neon Genesis Evangelion. Il sito ha come sfondo la gif di un cielo stellato e per titolo una scritta rosa – ma c’è chi ricorda bianca – che recita “EFP”, Erika’s Fanfiction Page. Il sito conta in tutto tre pagine, e pubblica storie che la webmistress inizia a chiedere in giro, ai pochi sparuti autori e autrici di fanfiction del tempo. Dicono tutti di sì, e dopo poco, cominciano ad arrivarle anche decine di email di proposte spontanee. Già nel corso dei primi due anni, EFP cresce e cresce: da sfizio personale diventa acronimo di qualcosa di sempre più grande. Poi, il sistema esplode. Nasce così il primo archivio digitale di fanfiction in italiano. Il resto, è il caso di dirlo, è storia del patrimonio culturale dell’internet e del mondo fanfiction del nostro Paese.
EFP, sito dalla grafica ancora deliziosamente beta e pilastro discreto della fan culture italiana, da un quarto di secolo ne è la community online di riferimento. EFP è oggi un luogo monumentale, con cifre impressionanti: ci sono 528.847 storie per 645.840 registrati, e parecchie recensioni – 6.278.066. Si tratta di un ecosistema narrativo e nativo digitale in cui si negoziano, dal basso, le frontiere tra narrazioni mainstream e sistemi alternativi, ovvero: la fanfiction.
Per fanfiction (FF), si intende ogni produzione fan-based che rielabori un testo sorgente attraverso un lavoro originale. In altre parole: la FF è un dispositivo di re-telling, una forma di scrittura trasformativa al crocevia tra letteratura e teorie dell’internet, una gigantesca opera di risemantizzazione e s-codifica. Il tutto, come se non bastasse, in dialogo costante con i linguaggi dell’audiovisivo e le logiche transmediali dei franchise contemporanei.
L’esperienza EFP è stata un catalizzatore di cambiamento che ha rivoluzionato il modo in cui la cultura viene prodotta, fruita e accettata in rete. In particolare, su EFP si è creata la figura del prosumer italiano, trasformando il consumo in diritto di replica. Giocando con le gerarchie tematiche, friggendo insieme l’alto e il basso d’avanguardia, EFP ha decentrato l’autorità editoriale stabilendo che una storia appartiene in larga parte a chi la ama.
La FF ha compiuto un lungo percorso di legittimazione, approdando online alla fine degli anni Novanta. Oggi è un dato: la FF come genere è stata (quasi) del tutto sdoganata e fatta sedere al tavolo dei grandi dall’editoria mainstream, che negli ultimi dieci anni o giù di lì ha ampliamente pescato dal suo generoso bacino. E qui potrebbero iniziare le note dolenti di ordine politico epistemologico rispetto a che cosa sia letteratura oggi; a quali soggettività venga riconosciuta legittimità autoriale; al fatto che le FF nascono in realtà come forme di scrittura dal margine, al di fuori del mercato editoriale.
Ma siamo qui per festeggiare, e ai compleanni guai a chi fa polemiche. Celebriamo, dunque, non solo il gigantesco archivio, ma la EFP reading community. Che è un po’ anche planare dall’alto sulla sottocultura digitale italiana delle prime due decadi del nuovo millennio. EFP è stata pioniera nell’esplorazione di contenuti e prassi digitali in Italia, unendo nord e sud, tipo Garibaldi. Oltre a sperimentare con il genere “di secondo grado palinsesto/ipertesto” (per scomodare Genette, nientemeno), come le grandi sorelle americane AO3 e FF.net, EFP utilizza fin da subito strumenti informatici e prassi all’epoca avanzate. Vai di newsletter, mailing-list e backup, ma anche di sistema peer-to-peer improvvisato per recuperare le storie perse in seguito ad un attacco hacker (!). Arrivano pure i primi pop-up nei banner, per un sito che nel 2004 ha 3.000 visitatori unici al giorno.
Sbocciano poi due nuove sopraffine categorie di FF: quella sui telefilm di Italia1, e quella sui vampiri – siamo nel 2004, Twilight uscirà in Italia nel 2005. Ma soprattutto, arriva finalmente anche da noi lo shipping RPF (Real Person Fiction), giusto con quei cinque anni di scarto dagli Usa, che tutto sommato sono pure pochi. Giunge sotto forma di una categoria insieme fresca e mitologica: Orlando Bloom. Come persona-attore, non come personaggio. Forse perché un crossover tra Legolas, Paride di Troia e un pirata dei Caraibi pareva troppo. Esplode anche il genere “What If” e con lui la FF slash ’Draco/Ginny’. La community raggiunge i 10.000 membri.
Nei due anni successivi, EFP registra una media di 30.000 visite al giorno per 500.000 visitatori al mese. E succedono diverse cose, tra cui: arriva l’interesse di Google Ads; sul forum si festeggia l’Italia campione del mondo; si tiene il primo concorso FF per la migliore scena lemon– una scena con contenuto sessuale esplicito, a differenza della lime –; arrivano le prime case editrici. Capite anche voi, è un mondo magico.
Nasce nel 2009 la pagina Facebook EFP, dove inizierà una lunga migrazione dal 2013 in poi, dopo il picco di popolarità del fandom One Direction, che fece più traffico dei Potterheads. Ma per adesso, restiamo nella Golden Age di EFP.
Così, va da sé, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e si intensifica la necessità di trigger warning, tagging e labeling (il rating G è per storie tipo Hamtaro o Bambi, il rating NC17 è il più piccante). EFP ha lavorato molto per moderare e monitorare i comportamenti dei suoi utenti, diventando un sito con una tossicità e una negatività di interazione piuttosto basse, se confrontato con altre piattaforme online. Questo atteggiamento è fondante: senza regole non c’è internet community, e senza internet community la fanfiction non esiste. Per il resto, il lurking è accettato di buon cuore e la maggioranza delle opere è accessibile senza login. Così EFP è un archivio gestito dai “fan per i fan”, o meglio ancora, “dalle fan per le fan”.
Le statistiche acafan (academic fandom), infatti, parlano chiarissimo: scrivere e leggere fanfiction è una questione di genere. Le donne, e le soggettività che si identificano tali, sono l’80 per cento degli 8 milioni di utenti di AO3, e tra queste, il 40 per cento si identifica come non-cisgender. Le comunità come EFP, attraverso l’autopubblicazione, diventano così anche luoghi di mutuo sostegno per affrontare collettivamente traumi e temi sensibili, in forma mediata da alter ego, in una dimensione relazionale condivisa e preziosa – specialmente per chi vive un ambiente privo di una rete del genere. In questo senso, EFP ha senza dubbio contribuito anche all’alfabetizzazione digitale di almeno una generazione di giovani donne, aiutandole a sviluppare quelle competenze utili nell’ecosistema digitale contemporaneo.
EFP oggi è un sito con un’interfaccia retro-chic e un regolamento piuttosto dettagliato e severo (ciao ciao omegaverse), che cerca di moderare lo sporking, cioè la critica spietata. Ad esempio, non si può commentare anonimamente, e serve confermare di avere diciotto anni per accedere ad alcuni contenuti. Un’altra regola è che non sono ammesse fanfiction su personaggi famosi italiani: niente storie su Tiziano Ferro, tipo.
Eppure, i modi in cui si riesce ad aggirare la censura, si sa, sono favolosi, e sotto la categoria ombrello “Altri” si trovano meraviglie. Dai racconti thriller degli 883, alle fluff version delle fiction Rai sui carabinieri. Ma anche FF su Verdone, Youtuboanch’io (Rip) e crossover Yotobi/Dario Moccia. Una doverosa menzione speciale va alle songfic delle t.A.T.u., in una fan base musicale evidentemente composta da metallari/emo/pop punk di fine anni 2000. Jennifer Lopez 1 – Avenged Sevenfold 1076.
Altre chicche da questo cabaret delle paste: l’unica e sola FF spicy sulle Gilmore Girls; tutto Skins, mi sento di dire, così come La Signora del West e Phil dal futuro. Notevole anche il crossover de La signora in giallo e Magnum PI 1980, qualcosa de Il Principe d’Egitto e Kim Possible. Stupenda la FF crack-pairing su Wilhelmina (Will) Vandom delle W.i.t.c.h. Segnaliamo anche FF su L’incantesimo del Lago, Tea Stilton, Everwood, Avril Lavigne – ma anche, per dire, I Buddenbrook di Thomas Mann e il teatro di T.S.Eliot. Beverly Hills Chihuahua 2 dialoga qui in qualche modo con la Tosca di Puccini. Su EFP sta il kitsch e il consolatorio, il rassicurante e l’uncanny, che sono stati il pane (e Nutella) di decine di migliaia di Millennial.
Di EFP, nel polveroso salotto della FF, oggi si critica soprattutto la poca presenza umana a capo della community in termini di moderazione e interazione, che un tempo invece la distingueva dalle altre pagine di FF in rete. “Siamo sempre per la strada, mentre tu sei online” rappava giustamente Inoki nel 2004. Ecco, quelli di EFP no – stavamo (quasi) sempre online nei primi anni Duemila. EFP è stata e resta una fetta unica nel nostro patrimonio letterario e digital nazionale.
Dopo anni di contenuti patinati e racconti sognanti, sui social sta emergendo una nuova specie di travel influencer: quello che racconta il viaggio in Italia per ciò che in realtà è, in egual parti esperienza, esasperazione e, purtroppo, delusione.
