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05:59 domenica 22 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
Skims sta inviando soldi via PayPal a centinaia di clienti senza dare alcuna spiegazione Tutto è cominciato con un tiktok, a cui ne sono seguiti decine e decine. Adesso, gli investigatori di internet stanno cercando di svelare il mistero.
La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

Derby d’Italia

Sabato torna, ancora una volta, la sfida tra Inter e Juventus, una rivalità insanabile, profonda ed eterna. Elogio del tifo contro.

28 Marzo 2013

Juventus-Inter non finisce mai. Vuoi la rivalità? Eccola. Strizzata, spremuta, condensata. Più di ogni altra cosa: non regge Juventus-Milan, non regge Inter-Milan, non regge Juventus-Torino. Qui c’è la storia del pallone e il suo significato, qualcosa che coinvolge due squadre e però contemporaneamente tutti. È stato sempre così, solo che il 2006 ha aumentato l’antagonismo, ha generalizzato l’odio pallonaro: Calciopoli è il pentolone in cui le carte bollate dell’inchiesta pallonara si mescolano ai gol di Boninsegna, Rossi, Platini, Rummenigge, Matthaus, Ibrahimovic, Del Piero. Ci sono i rigori dati e non dati, ci sono i fuorigioco fischiati e no, ci sono chilometriche dichiarazioni di odio reciproco. C’è tutto e ci siamo noi. Perché viviamo dentro un perenne Juventus-Inter: è passato dal campo ai tribunali, dalla magia del pallone alla palude giuridico-amministrativa da azzeccagarbugli. È tornato a casa, però. Eccoci. «Trenta sul campo» sulla maglia della Juventus richiama le polemiche giudiziarie, ma ridà fiato alla rivalità che gonfia il calcio italiano. Dicono che sia un campionato mediocre, questo. Sarà, però intanto ci prendiamo Juventus-Inter, un meta-derby che diventa un ultra-derby. Di più, appunto. È la normalità della rivalità: non serve sapere chi abbia ragione e chi torto. Qui si registra la ritrovata abitudine di sentirsi nemici. Il piacere di detestare e di essere detestato. Il calcio è questo, anche se molti lo vorrebbero pieno di giocatori che dicono all’arbitro «no, non darmi il rigore, perché non c’è fallo».

Ecco, quella è un’altra cosa: è la proiezione buonista, irreale e noiosa del pallone. È l’illusione, anche un po’ soporifera, di uno sport che pensi al «vinca il migliore». Ma perché? Inter-Juventus senza polemiche è un’amichevole, oppure una partita alla playstation. Se vuoi qualcosa di vero, devi prenderti il codazzo di sano livore che si trascina durante e dopo una partita di calcio normale. L’arbitro da accusare è parte del gioco, se sbaglia da una parte e dall’altra meglio: le polemiche saranno di più.

Senza antagonismo non esiste divertimento. «Trenta sul campo» e «Mai stati in B» sono le bandiere di un ideale, oltre che di una squadra. Sono gli slogan di una fede: io ci credo, quindi sono.

Inter-Juventus è la sintesi di ogni partita: non finisce mai perché va oltre il giorno in cui si gioca. Il secondo risultato che aspetta uno juventino nel week-end è quello dell’Inter. E così il contrario. È la bellezza del tifo contro, goduria identica e opposta del tifo a favore. Perché è questo il bello: volere la sconfitta dell’avversario, sempre. I catastrofisti dello sport contemporaneo dicono sempre che così prima o poi si finirà male. Ma perché? Chi lo dice? Non c’è stato un solo Juventus-Inter di questi anni in cui qualcuno abbia avuto paura per se stesso. Un semplice, forte, deciso, banale odio calcistico. La normalità dello sport che è fatto di voglia di vincere, non di voglia di partecipare. Senza antagonismo non esiste divertimento. «Trenta sul campo» e «Mai stati in B» sono le bandiere di un ideale, oltre che di una squadra. Sono gli slogan di una fede: io ci credo, quindi sono. E questa è la forza del pallone: creare una comunità nella quale io e te che tifiamo per la stessa squadra siamo fratelli. Le polemiche, gli sfottò, le società che si beccano, i giocatori che per una settimana si caricano alimentano la passione, non il contrario. Non è corretto, magari. Ma è giusto. È il mondo. È il calcio. Dispiace per chi la pensa diversamente, però se si ama il pallone bisogna amare anche la rivalità. È la base: subito dopo la gioia per la propria vittoria, viene quella per la sconfitta del mio nemico. Non è un’esclusiva italiana, non preoccupiamoci. Vale per Real Madrid-Barcellona, vale per Manchester United-Liverpool. Non siamo peggiori. Né migliori. Il calcio è calcio, la rivalità è rivalità. Bella, umana, viva. Chi sta fuori da Juventus-Inter può soltanto invidiare.

Immagine: Inter – Juventus del 2002, di Grazia Neri / Getty Images


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