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19:41 mercoledì 22 ottobre 2025
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.
Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.
A causa del riscaldamento globale, per la prima volta nella storia sono state trovate delle zanzare in Islanda Era uno degli unici due posti al mondo fin qui rimasto libero dalle zanzare. Adesso resta soltanto l'Antartide.
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.
A Teheran hanno inaugurato una stazione della metropolitana dedicata alla Vergine Maria La stazione si chiama Maryam Moghaddas, che in persiano significa proprio Vergine Maria, e si trova vicino alla più grande chiesa della città.
Cercando di uccidere una blatta, una donna in Corea del Sud ha scatenato un incendio in cui è andato distrutto un appartamento ed è morta anche una persona La donna ha usato un lanciafiamme fatto in casa, fatto da un accendino e un deodorante spray. La sorte della blatta al momento non è nota.
Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà utilizzate poi nella campagne di sensibilizzazione Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.
I trafficanti di Captagon, l’anfetamina siriana, si stanno rivelando un grave problema per il nuovo governo siriano In questi giorni le autorità hanno sequestrato 12 milioni di pasticche, la più grande operazione di questo tipo dalla caduta del regime di Assad.

Dare un nome alle emozioni che non conosciamo

16 Giugno 2016

Dare un nome alle emozioni che tutti proviamo, ma di cui molti di noi non sanno neppure l’esistenza: in questo consiste il progetto della psicologa Tiffany Watt Smith. Ricercatrice presso il Centro per la storia delle emozioni umane all’università Queen Mary di Londra, Watt Smith ha appena pubblicato per l’editore Little, Brown and Company il volume The Book of Human Emotions, un compendio di 154 emozioni che include qualche termine già decisamente noto (come “anxiety”, ansia, e “claustrophobia”, claustrofobia) insieme a molte parole più sconosciute e/o prese in prestito da lingue straniere.

«È un’idea diffusa che, quando si dà un nome a un sentimento, questo può rendere quella sensazione meno travolgente», ha detto la studiosa, intervistata dal blog “Science of Us” del magazine New York. «Tutta quella roba che ti frastorna e che ti fa stare male può diventare un poco più gestibile quando gli dai un nome», ha spiegato. Ecco alcuni dei termini inclusi nel suo libro e riportati da “Science of Us”.

emozioni

Amae: è una parola giapponese che significa «appoggiarsi sulla buona fede di un’altra persona». Nelle parole dello psicanalista nipponico Takeo Doi è «l’emozione di chi dà per scontato l’amore del prossimo». Quel non mettere in dubbio i sentimenti altrui che in alcuni casi può fare maturare un rapporto, ma che in altri casi può spingere a comportamenti egoisti.

L’appel du vide, ovvero il “richiamo del vuoto”: è un’espressione francese che indica quella strana sensazione di chi avverte per esempio il desiderio di saltare sui binari mentre sta aspettando la metropolitana, senza per questo desiderare morire o tanto meno suicidarsi. È una cosa che capita ad alcune persone, peraltro studiata in questi anni, e che non ha nulla a che vedere con la depressione, ma che somiglia piuttosto a una specie di vertigine. Ne aveva scritto anche Jean-Paul Sartre, definendola «una sensazione snervante di non potersi fidare del proprio istinto».

Awumbuk: è il termine con cui in nativi della Papuasia descrivevano quel senso di vuoto che si prova talvolta dopo una cena o una festa quando gli ospiti se ne sono andati. Non c’è bisogno di essere un nativo della Papuasia per avere familiarità con questa sensazione.

Depaysement: in inglese non esiste un equivalente dell’italiano spaesamento. L’autrice del saggio prova a spiegare questa sensazione ricorrendo al termine francese.

Kaukokaipuu: è una parola finlandese che indica una nostalgia per un posto dove in realtà non si è mai stati.

Malu: è un termine indonesiano che indica «la sensazione improvvisa di sentirsi inferiore oppure a disagio quando ci si trova davanti a persone di uno stato sociale più elevato».

Pronoia: è invece un neologismo coniato da alcuni psicologi in tempi recenti. Come suggerisce il nome, è il contrario della paranoia: anziché persone erroneamente convinte che tutti stiano tramando contro di loro, c’è anche chi è convinto (altrettanto erroneamente) che tutti vogliano aiutarlo.

Nell’immagine: una metropolitana di New York, 2008 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
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