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Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.
Il Ceo di Nestlé è stato licenziato per aver nascosto una relazione con una sua dipendente Una «undisclosed romantic relationship» costata carissimo a Laurent Freixe, che lavorava per l'azienda da 40 anni.
La turistificazione in Albania è stata così veloce che farci le vacanze è diventato già troppo costoso I turisti aumentano sempre di più, spendono sempre di più, e questo sta causando gli ormai soliti problemi ai residenti.
Nell’assurdo piano di Trump per costruire la cosiddetta Riviera di Gaza ci sono anche delle città “governate” dall’AI Lo ha rivelato il Washington Post, che ha pubblicato parti di questo piano di ricostruzione di Gaza che sembra un (brutto) racconto sci-fi.
Stasera La chimera di Alice Rohrwacher arriva per la prima volta in tv, su Rai 3 Un film d'autore per festeggiare l'apertura della Mostra del Cinema di Venezia 2025.
Emma Stone, che in Bugonia interpreta una donna accusata di essere un alieno, crede nell’esistenza degli alieni E ha spiegato anche perché: lo ha capito guardando la serie Cosmos di Carl Sagan.

Dare un nome alle emozioni che non conosciamo

16 Giugno 2016

Dare un nome alle emozioni che tutti proviamo, ma di cui molti di noi non sanno neppure l’esistenza: in questo consiste il progetto della psicologa Tiffany Watt Smith. Ricercatrice presso il Centro per la storia delle emozioni umane all’università Queen Mary di Londra, Watt Smith ha appena pubblicato per l’editore Little, Brown and Company il volume The Book of Human Emotions, un compendio di 154 emozioni che include qualche termine già decisamente noto (come “anxiety”, ansia, e “claustrophobia”, claustrofobia) insieme a molte parole più sconosciute e/o prese in prestito da lingue straniere.

«È un’idea diffusa che, quando si dà un nome a un sentimento, questo può rendere quella sensazione meno travolgente», ha detto la studiosa, intervistata dal blog “Science of Us” del magazine New York. «Tutta quella roba che ti frastorna e che ti fa stare male può diventare un poco più gestibile quando gli dai un nome», ha spiegato. Ecco alcuni dei termini inclusi nel suo libro e riportati da “Science of Us”.

emozioni

Amae: è una parola giapponese che significa «appoggiarsi sulla buona fede di un’altra persona». Nelle parole dello psicanalista nipponico Takeo Doi è «l’emozione di chi dà per scontato l’amore del prossimo». Quel non mettere in dubbio i sentimenti altrui che in alcuni casi può fare maturare un rapporto, ma che in altri casi può spingere a comportamenti egoisti.

L’appel du vide, ovvero il “richiamo del vuoto”: è un’espressione francese che indica quella strana sensazione di chi avverte per esempio il desiderio di saltare sui binari mentre sta aspettando la metropolitana, senza per questo desiderare morire o tanto meno suicidarsi. È una cosa che capita ad alcune persone, peraltro studiata in questi anni, e che non ha nulla a che vedere con la depressione, ma che somiglia piuttosto a una specie di vertigine. Ne aveva scritto anche Jean-Paul Sartre, definendola «una sensazione snervante di non potersi fidare del proprio istinto».

Awumbuk: è il termine con cui in nativi della Papuasia descrivevano quel senso di vuoto che si prova talvolta dopo una cena o una festa quando gli ospiti se ne sono andati. Non c’è bisogno di essere un nativo della Papuasia per avere familiarità con questa sensazione.

Depaysement: in inglese non esiste un equivalente dell’italiano spaesamento. L’autrice del saggio prova a spiegare questa sensazione ricorrendo al termine francese.

Kaukokaipuu: è una parola finlandese che indica una nostalgia per un posto dove in realtà non si è mai stati.

Malu: è un termine indonesiano che indica «la sensazione improvvisa di sentirsi inferiore oppure a disagio quando ci si trova davanti a persone di uno stato sociale più elevato».

Pronoia: è invece un neologismo coniato da alcuni psicologi in tempi recenti. Come suggerisce il nome, è il contrario della paranoia: anziché persone erroneamente convinte che tutti stiano tramando contro di loro, c’è anche chi è convinto (altrettanto erroneamente) che tutti vogliano aiutarlo.

Nell’immagine: una metropolitana di New York, 2008 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
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