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In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Le Corbusier, Eileen Gray e quella villa in Costa Azzurra

Dentro il più importante progetto della designer donna pioniera del Modernismo.

19 Ottobre 2018

Affacciata su Cap Martin, lungo il sentiero tra l’Italia e la Francia percorso ogni notte da contrabbandieri e doganieri che, siamo nel 1926, illuminano il mare con grandi lumi a petrolio, Villa E-1027 è immersa nella natura e nella storia. Da sola, racchiude tutti i cinque principi dell’architettura moderna teorizzati da Le Corbusier: i piloni, la pianta libera, il tetto giardino, le finestre a nastro, la facciata libera. La perfezione, l’adesione totale ad una teoria, se non fosse che lungo quel sentiero Le Corbusier arriverà solo anni dopo. Villa E-1027, infatti, è stata progettata dall’architetto rumeno Jean Badovici e da sua moglie, la designer irlandese Eileen Gray, entrambi cresciuti nel mondo intellettuale parigino dei primi del ‘900 prima di trovare, come molti, il loro laboratorio di libera sperimentazione nel sud della Francia. Questa “maison blanche” con un nome in codice che è la firma dei due proprietari, costruita sulle terrazze a picco sul Mediterraneo, è stata pensata al di fuori delle influenze artistiche ed è interamente focalizzata su ciò che, in quel momento, poteva funzionare ed essere utile “qui e ora”.

La E-1027 è una rivoluzione culturale e progettuale. Già, perché nel 1926, anno di costruzione della villa, era molto radicato il pregiudizio verso la capacità femminile di creare qualcosa di funzionale, oltre che decorativo. Eppure, qui si realizza il trionfo della funzionalità, con i suoi arredamenti pensati da Eileen Gray come pezzi unici e perfettamente integrati nella struttura. Ogni armadio, ogni specchio, ogni cassettiera e divano sa inserirsi perfettamente nel luogo e sa far funzionare la casa, direbbe appunto Le Corbusier, come una macchina. Ma chi ha pensato la E-1027? Non ci sono dubbi che gli arredi interni siano nati nella mente della designer irlandese, oggetti dove si fa largo uso del tubolare metallico e nei quali si sente l’influenza del Bauhaus, salvo verificare le date di progettazione e chiedersi chi abbia inventato per primo che cosa. Negli anni ’20, il destino di una donna pioniera del design è anche questo, arrivare spesso seconda nei libri di Storia. Oggi l’intera struttura e i suoi arredi sono gestiti da Cap Moderne, associazione che da anni investe nella conservazione e nel restauro della villa e dell’arredamento, oltre che nella divulgazione della ricerca di Eileen Gray. Proprio in queste settimane, per i 140 anni dalla sua nascita, Cap Moderne ha lanciato un crowdfunding per ricostruire con i criteri e materiali originali gli elementi d’arredo della struttura, come lo straordinario tavolino E-1027, pensati da Eileen Gray esclusivamente per questo suo rifugio sul Mediterraneo.

Una felicità che per la designer irlandese si interromperà all’inizio degli anni ’30, con l’arrivo di Le Corbusier. L’architetto, amico di Jean Badovici, trascorrerà le sue giornate nel sud della Francia libero, spesso completamente nudo e dipingendo – o imbrattando, secondo Gray – le pareti bianche della E-1027. Tema dei disegni: la bisessualità di Eileen Gray. Ma più che la persona, ciò che fa infuriare la designer irlandese è aver violato la purezza di quelle pareti, così funzionali all’insieme della villa. La ferita è così profonda, anche se consumata in un aristocratico silenzio, che da quel momento e fino alla sua morte nel 1976, Eileen Gray non metterà più piede nella villa di Cap Martin.

L’architetto svizzero-francese, al contrario, ci tornerà ogni estate e finirà per essere profondamente influenzato dal mare che si apre sotto la villa. «Mi sento mediterraneo nel profondo» scrive Le Corbusier nei suoi appunti «i miei pensieri, le mie fonti di ispirazione nascono in questo mare che no ho mai smesso di amare… questo mare è orizzonte infinito e movimento senza fine».

A questo punto, la storia la scrivono Le Corbusier, un italiano di Sanremo e quel sentiero percorso da guardie, contrabbandieri e passeurs. Alla fine degli anni ’30, infatti, Thomas – Roberto – Rebutato inaugura, a pochi metri dalla E-1027, l’Etoile de Mer, un ristorante, un bar, un ritrovo dove chi transita è  unito dall’accoglienza, dalle chiacchiere e dal pesce appena pescato. Le Corbusier è cliente abituale e, nel 1950, si appoggerà letteralmente ad una parete del ristorante per costruire il suo capolavoro di 3,66 x 3,66 metri. Il laboratorio, la sintesi di una vita: Le Cabanon. Oggi, Le Cabanon è il più piccolo monumento nazionale francese, meno di sedici metri quadrati che, una volta dentro, si aprono in un gioco di spazi perfettamente calibrati, tra muri, tavoli da lavoro,  arredamento ridotto all’essenziale, specchi alle finestre per aumentare la percezione dei volumi e fare entrare il mare. Qualcosa che si avvicina molto alle sperimentazioni di Eileen Gray, qualche anno prima e qualche metro più sotto. Certo, nel Cabanon mancano acqua, elettricità e cucina, ma a questo pensa la struttura di Monsieur Rebutato, a cui si accede tramite una porta nel piccolo corridoio di ingresso.

Eliminare anziché aggiungere, pensare gli interni proporzionati alla figura umana e al “modulor”, l’unità di misura, la linea guida con le braccia alzate che consente di realizzare un’architettura letteralmente a misura d’uomo. Ancora oggi ci si domanda che cosa sia il Cabanon, un pezzo unico donato dall’architetto alla moglie Yvonne o il prototipo di qualche cosa che sarebbe dovuta essere prodotta in serie?

Le giornate al Cabanon trascorrono ancora dipingendo, si percepisce la libertà del genio solo e distante dalle pressioni dei committenti, ancora una volta questo tratto di costa diventa il luogo dove chi progetta è libero di imporre la sua personalissima visione delle cose. Le Corbusier vivrà ogni estate il Cabanon fino alla mattina del 27 agosto 1965 quando, nonostante le raccomandazioni del suo cardiologo parigino, scende in mare per una lunga nuotata. Il suo corpo verrà recuperato dopo qualche ora e riconosciuto da alcune persone del posto, che frequentavano l’Etoile de Mer e che, probabilmente, non sapevano che quell’uomo era l’architetto che nell’Unite d’Habitation di Marsiglia aveva proposto in massa la propria idea di individuo e collettività, di mare e di natura. Lo stesso che, dentro il Cabanon, aveva trovato il luogo ideale in cui realizzarla per sé.

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