Alla Conferenza sul clima di Belém, in Brasile non ci saranno né Trump né Xi né Modi: la loro assenza, ovviamente, è un messaggio politico.
Secondo il presidente della COP30 i Paesi ricchi dovrebbero tutti prendere lezioni di ambientalismo dalla Cina
André Corrêa do Lago ha detto che la Cina, uno dei tre maggiori inquinatori al mondo, è l'esempio che il resto del mondo dovrebbe seguire.
Alla vigilia dell’apertura della Cop30, il diplomatico brasiliano André Corrêa do Lago, presidente della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, ha lanciato una provocazione destinata a far discutere: «I Paesi ricchi del Nord del mondo hanno perso entusiasmo, mentre la Cina avanza nella produzione e nell’uso di energie pulite», invitando i primi a prendere tutti esempio da Pechino. Una posizione che suona più che provocatoria, considerando che non solo la Cina è tra i tre maggiori inquinatori del mondo insieme a Stati Uniti e India, ma che ha anche deciso che la COP30 era un impegno al di sotto del Presidente Xi Jinping e che a rappresentarla in questa edizione sarebbe bastato il vice Presidente Ding Xuexiang.
Nel suo intervento, Corrêa do Lago ha invitato le nazioni industrializzate a riconoscere che la Cina è oggi il più grande produttore e consumatore di energia “pulita”, un Paese a cui va riconosciuto il merito di produrre pannelli solari economici, acquistabili e installabili ovunque. Corrêa do Lago ha inoltre ricordato che anche i Paesi del cosiddetto Sud globale stanno facendo tutti ampiamente la loro parte nella ricerca di una soluzione alla crisi climatica, ma del loro contributo si parla troppo poco e quasi mai. Alla Cop30, che riunisce rappresentanti di 194 Paesi, i negoziatori lavoreranno all’approvazione di un piano che conservi l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia del grado e mezzo, come previsto dagli accordi di Parigi.
La strategia brasiliana punta sull’implementazione, ovvero sull’applicazione degli impegni già assunti ma finora disattesi: dalla triplicazione della quota di energia derivante da fonti rinnovabili al raddoppio dell’efficienza energetica entro il 2030. Tuttavia secondo gli esperti questa strategia conciliante, se non affiancata da nuove politiche di immediato taglio delle emissioni, renderà impossibile mantenere gli impegni presi con l’accordo di Parigi. Obiettivo già difficilissimo, considerando che stiamo inquinando sempre di più. Sempre il Guardian riporta un recente studio, presentato da Kayrros (una delle più importanti aziende al mondo nel settore della raccolta ed elaborazione di dati relativi al clima) proprio alla Cop30, secondo cui le emissioni di metano (un gas serra ottanta volte più potente della CO2) sono aumentate dell’8,5 per cento rispetto dal 2020 a oggi nei sei principali Paesi firmatari del Global Methane Pledge. Paesi tra cui figurano anche gli Stati Uniti di Trump, che hanno deciso di non partecipare alla COP30.