Il funerale del Papa ha portato alla definitiva affermazione di un trend iniziato con il film Conclave e che, con ogni probabilità, ci porteremo dietro fino al conclave quello vero: inizia l'estate del Vatican-core.
Nell’attesa del regno di Dio, la Gen Z sta trovando il suo cattolicesimo altrove. Per questi giovanissimi la terra promessa non prevede viaggi nel deserto o esperienze estreme: tutto, dalla diaspora all’esodo, accade online, sulle piattaforme social che sono insieme spazio di conversione e pagine di narrazione.
Nella chiesa cattolica, la personalizzazione è un tratto importante: per la generazione che rende possibile la crasi impensabile dell’onlife, è naturale che anche la spiritualità, con tutte le sue forme di individualismo espressivo, trovi un senso nuovo nell’etere digitale. Anche lì dimora Dio secondo loro, e poco importa che papa Francesco, nel suo ultimo documento sull’intelligenza artificiale, avesse detto senza mezzi termini che «l’intelligenza umana è plasmata dalle sue esperienze corporee: stimoli sensoriali, risposte emotive, interazioni sociali».
I social permettono il miracolo di una connessione nella distanza, di un Conclave a porte aperte per una generazione che non riesce più a stare in apnea. E se ha bisogno di riempire il vuoto, figuriamoci il Mistero per eccellenza, quello della fede che ha scervellato teologi come Tommaso d’Aquino o Agostino d’Ippona. In questo horror vacui l’attenzione per le pratiche religiose e l’estetica cattolica, offrono un terreno stabile online ai terremoti sociali e geopolitici del mondo offline. Ma la cultura eucaristica di stampo ottocentesco dei churchtoker, dalle mantelline alle cravatte della domenica, mostra un antimodernismo che ammicca alle destre mondiali e rischia di frenare la chiesa stessa.
Melania Trump, icona cattolica
E così gli accessori, dai veli ai rosari, non sono più simboli dell’intangibile, ma segno concreto di appartenenza. La grammatica di una lingua che non è per tutti, ma è fortemente identitaria. È l’effetto virale sui social del dress code della first lady Melania Trump ai funerali di papa Francesco. La moglie del presidente degli Stati Uniti, seconda cattolica dai tempi di Jacqueline Kennedy, ha indossato una mantiglia nera seguendo alla lettera il protocollo del cerimoniale vaticano. In questa estetica, più vicina a un set siciliano di una campagna Dolce & Gabbana, molte ragazze della Gen Z vi si identificano.
Il brand Di Clara, che realizza abiti e accessori per la liturgia, durante la pandemia ha avuto un aumento di vendite per veli e mantiglie di oltre il 500 per cento. In fondo, il velo è tra gli accessori più caratterizzanti di quell’estetica «immaculate» che rivendica l’unione perfetta tra la mondanità materiale e il raccoglimento spirituale. Poco importa che l’effetto sia, piuttosto, la riproposizione estetica di videoclip agli antipodi per il loro contenuto, come “Tropico” di Lana Del Rey in un Eden pagano, o il video dissacrante di “Feather” di Sabrina Carpenter, girato in una chiesa del Bronx che ha poi richiesto una vera messa di riparazione. Di Clara ha tracciato il profilo dei suoi acquirenti: «Sono un numero crescente di giovani tra i 20 e i 30 anni che acquista i veli per le mogli come regalo di anniversario o di Natale, spesso su richiesta della loro stessa moglie» ha dichiarato al Telegraph.
Una foto postata dal brand sui social di recente, mostra un modello di velo lungo «che copre tutto il corpo», simile a quello indossato dalla già citata Lady Trump. Questa nuova estetica, però, non ha nulla a che vedere con la negazione del corpo o il suo appiattimento per ragioni morali. Il velo per le donne cattoliche, tanto quanto la cravatta per gli uomini, non sono espressione di discrezione religiosa, ma elementi necessari a tracciare la nuova identità di una generazione che, in fondo, si sente smarrita con nessuna rovina da poter ricostruire.
Il 2020, l’anno del Signore
C’è un tempo per ogni cosa, e per i cattolici della Gen Z il 2020 è stato un anno spartiacque, un A.C. e D.C., un prima e dopo Covid. Nell’isolamento collettivo, il lockdown ha creato nuovi spazi, e piattaforme come TikTok, nate per l’intrattenimento, sono diventate le nuove chiese di riferimento. Spazi in cui riunirsi e poter entrare in connessione, dove anche la fede prende una forma più intima e personale.
Il cardinale svedese Anders Arborelius, l’arcivescovo di Stoccolma che ha fama di essere fra i più spirituali nel collegio di porporati riuniti in Conclave, commentava il buono stato di salute del 2 per cento dei cattolici svedesi in una società secolarizzata come quella scandinava, spiegando: «Siamo tollerati perché esotici». Se a dirlo è un religioso carmelitano, noi ci crediamo. Solo che negli ecosistemi online, popolati da It girl e It boy, essere devoti non significa entrare in comunione con un bagaglio liturgico e spirituale imposto, a tratti incomprensibile; ma appropriarsi di uno stile e adattarlo alle proprie esigenze.
Non mancano giovani, per esempio, che usano il velo per andare in chiesa, addirittura lo realizzano e lo ostentano in un sistema dove ogni like aiuta a sentirsi più accettati e parte di una comunità più grande e compresa. Maya, su TikTok nota con l’account veiledconvert, parla nella social sfera della sua conversione, rende i social il luogo del suo battesimo con un nome che è una sineddoche perfetta: la parte, il velo, come nuova identità di ragazza cattolica, dove il kindle con le meditazioni della croce trova spazio su un altarino dal gusto ottocentesco. Maria Stichini, giovane Gen Z su TikTok nota come @catholicstich con video che accumulano centinaia di migliaia di interazioni, e che nella sua bio ci tiene a farci sapere di essere «odiosamente cattolica», al Telegraph ha spiegato: «È stato piuttosto difficile, perché i miei amici non accettavano molto il fatto che fossi una cattolica praticante. E quando sono arrivata su TikTok, ho scoperto che esiste un’intera comunità. Mi sono sentita più accettata e non così strana».
Apocalypse Now
L’instabilità della pandemia ha creato nella generazione più giovane il contesto perfetto per la religione. Il pianeta in fiamme come immagine di un’apocalisse cosmica ha spinto nei giovani la voglia di stabilità che la preghiera e, più precisamente, la liturgia tradizionale offrono. Non è un caso che, secondo un sondaggio di YouGov commissionato dalla Bible Society, soltanto in Gran Bretagna la crescita di credenti in sei anni abbia raggiunto numeri importanti, arrivando a superare i fedeli anglicani di due a uno. Il fenomeno è ancora più forte nella Francia della laicité, dove i vescovi francesi hanno fatto sapere che, durante l’ultima veglia pasquale, oltre diecimila adulti si sono battezzati, e di questi 7 mila sono giovani con un’età compresa fra i 18 e i 25 anni.
La scelta di battezzarsi la notte di Pasqua è peraltro tipica di quei fenomeni di conversione adulta e consapevole in cui tutto, dalla scelta dell’abito ad accessori all’apparenza insignificanti come ceri e candele, contribuisce a vivere il momento migliore, creare l’experience perfetta di una transizione non solo spirituale ma anche esistenziale: si lascia il mondo vecchio, satanico e frivolo, per un tempo spirituale forte, dove essere adulti coincide con un’affiliazione a tratti militaresca: «Trucco, dipendenze, gola, pigrizia: tra sessanta giorni, addio» ha scritto sui social Shaïna, nota su TikTok come @shainaofgod, per inaugurare la sua Quaresima. Seguita dai teen francesi come lei, la conversione al cattolicesimo della 18enne va di pari passo con un’acquisizione estetica. Poco importa se “Videogame” di Lana Del Rey faccia da sfondo musicale a lei che prende la comunione: tutto concorre ad alimentare un’estetica dove le sole sfumature concesse sono il bianco e il nero del filtro utilizzato.
Shaïna, peraltro, riceve l’Eucarestia dalla bocca, secondo una pratica che Roma stesso ha vietato, ma che è diventata la bandiera delle enclave più tradizionaliste. Lo scorso maggio, l’antico pellegrinaggio tradizionalista di Chartres ha visto la partecipazione di circa 18 mila giovani, con una crescita media di circa mille nuovi teen all’anno, se nel 2020 erano 13 mila i giovani registrati. Si tratta di un tipo di spiritualità che ammalia le nuove generazioni, ma che si pone in netto contrasto con le linee di inculturazione della liturgia volute da Francesco, allergico all’uso del latino. Adottare la liturgia preconciliare è, in fondo, rianimare un mondo che la guida dei cattolici ha cercato di seppellire per le sue implicazioni ideologiche e politiche. Non è un caso che, in controluce, il Conclave lasci in attesa i movimenti nazionalisti e di estrema destra francesi, che sperano in un cambio di passo più conservatore: Robert Sarah, il cardinale guineano, è sostenuto da Nicolas Diat, personaggio centrale del mondo dell’editoria e vicino ai conservatori.
Conversione a destra
Negli Stati Uniti amanti degli small talk, per paradosso il legame fra giovani neoconveriti e destre è sempre più evidente grazie all’approccio no filter del Presidente Usa Donald Trump. Ne è un esempio Candace Owens, seguitissima youtuber afroamericana, ora controversissima influencer cattolica dopo la sua conversione al cattolicesimo. Nel suo podcast Candace, Owens attacca i progressisti del cattolicesimo americano: «Quando sono stata battezzata, ero a Londra, e ho realizzato che i cattolici stavano solo aspettando persone che imparassero la storia oltre la neo-storia progressista che ci è stata insegnata a scuola» dice, splendente nella sua messa in piega perfetta, oppure quando sponsorizza la carne autentica degli allevatori statunitensi: valori a sé bastanti per decidere chi sta con o contro Dio in una costante Lepanto, in cui lo scontro di civiltà – quella cattolica “vera”, etero e onnivora versus la comunità queer sibaritica fatta di Sardanapalo ecologisti – non si conclude mai.
La persistenza della trincea, che i rage bait dell’algoritmo aiutano a dilatare è, in fondo, quello che conta di più. In questa fossa di guerra, a metà strada fra una catacomba e la superficie, gli underdog cattolici coi loro accessori e la loro estetica possono essere i soldati perfetti. Nella speranza che alla fine della battaglia – buona o meno che sia, qui non interessa la massima paolina – possa essere loro appuntata la medaglia d’onore. La speranza è forse l’unica cosa che si salva in questo brodo primordiale che è il cattolicesimo della Gen Z.

Negli anni diversi collettivi e associazioni hanno deciso di investire nei luoghi d'origine dai quali, quasi sempre, si decide di andare via. L'obiettivo è cambiare finalmente il modo in cui viviamo e, soprattutto, raccontiamo la provincia.