Cultura | Dal numero

Ci salveremo solo con la sobrietà

Smettere di bere, drogarsi, perfino di fare sesso, è sempre più diffuso, anche tra persone che non ti aspetteresti: perché liberarsi dalle dipendenze e dai vizi è diventata la massima forma di autoconservazione.

di Clara Mazzoleni

Non avrei mai pensato che la sobrietà potesse diventare una dipendenza. È facile caderci, anche se non vivi una vita devastata dai vizi: per essere dei soggetti a rischio basta far parte del cosiddetto “primo mondo” e cioè esistere immersi, quasi annegati, nel superfluo. Tu inizi a stare lontano da una cosa che ti stava facendo male, a contare i giorni in cui riesci a resistere, poi ti ritrovi a far caso ad altre abitudini che non avevi mai considerato nocive. Provi a eliminare anche quelle e mentre lo fai ne scopri altre. Diventi una specie di Marie Kondo della vita, un minimalista esistenziale. Inizi perfino a disintossicarti dai tuoi desideri, quasi non riesci a ricordarti perché ci tenevi così tanto a raggiungere o possedere certe cose. Il tuo nuovo mantra diventa: meno fai e meglio stai. Ma anche meno hai e meglio stai. Ma anche meno sei e meglio stai. Parli coi tuoi amici, che sono rimasti umani, e continuano a covare invidie e rancori, elaborare progetti, desiderare cose, e ti senti un’ameba. È una valanga che inghiotte tutto, proprio come quella della droga. Sei spento e svuotato, sei nel pieno di un “sober hangover”.

Un anno fa, nel tentativo di chiudere la mia relazione ultratossica con l’alcol, ho scaricato Sober Buddy, un’app che ti aiuta ad affrontare la disintossicazione e la sobrietà (nel frattempo è diventata a pagamento: addio Sober Buddy) e ho iniziato a seguire una miriade di profili Instagram sull’argomento (il mio preferito si chiama @brutalrecovery). Il fatto che l’algoritmo mi proponesse di continuo questi contenuti, quindi, mi sembrava normalissimo, ero stata io a imboccarlo. E invece non era proprio così: un’amica con una relazione sanissima con l’alcol (è veneta) mi ha detto che le pubblicità delle app per limitare il consumo di alcolici e i meme che ironizzano sulla vita da sobri uscivano anche a lei, tanto che stava quasi per diventare sober curious (per fortuna non si è lasciata tentare: continua serenamente a bere). In effetti, negli ultimi mesi, hanno iniziato a comparire anche un po’ di articoli. Su Dazed, ad esempio, si parlava di sober dating, una nuova eroica pratica della Gen Z: affrontare i primi appuntamenti, romantici o sessuali che siano, totalmente a secco, senza gin tonic né calici di vini bianchi, per essere sicuri di poter giudicare la situazione (ed eventualmente gestirla) con la massima lucidità, senza l’intervento migliorativo o stordente dell’alcol.

Sono stati proprio i traumi causati da una serie di appuntamenti andati male a portare la comica di 27 anni Hope Woodard a coniare l’espressione boy sober, ovvero la decisione di disintossicarsi dagli uomini. Basta conversazioni frustranti, scopate deludenti, ghosting, gaslighting, mansplaining. La differenza tra single e boy sober sta nella scelta: non è detto che chi è single lo sia per scelta, mentre chi è boy sober ha preso una decisione e si impegna attivamente a non investire nessuna energia nel campo della seduzione, almeno per qualche mese, o anno. E il sesso? Semplicemente, non si fa. Non so se riguardi tutte le Millennial o solo il mio gruppo di amiche dell’adolescenza, ma noi ragazze siamo cresciute obbedendo a una legge implicita che circolava tra noi, anche se nessuno la esprimeva ad alta voce: devi fare sesso. Se non lo fai, sei strana, in te c’è qualcosa che non va. Devi avere una vita sessuale attiva, a costo di farlo con ragazzi e uomini che non ti piacciono e non ti fanno sentire a tuo agio. E invece, surprise surprise, non tutte nasciamo e cresciamo con questo gran desiderio. O meglio, non in ogni fase della nostra vita. Se a un certo punto abbiamo rivendicato di poter essere perennemente arrapate, proprio come gli uomini, senza per questo dover essere considerate troie o ninfomani, allo stesso modo – e anche qui i Gen Z ci fanno da maestri – abbiamo il diritto di reclamare la nostra indifferenza nei confronti del sesso. Non è una privazione o un sacrificio: è un sincero, spensierato e gioioso disinteresse per tutto ciò che riguarda la sfera sessuale.

Fanno sicuramente più fatica i maschietti che decidono di aderire al trend TikTok del monk mode, uno stile di vita monacale da adottare per brevi periodi che dovrebbe aumentare esponenzialmente la capacità di concentrazione, utilizzato per raggiungere obiettivi precisi (ad esempio un esame universitario particolarmente difficile). Per farlo è necessario seguire diverse regole ispirate alla vita di un monaco, tra cui, appunto, non fare sesso (i più radicali arrivano a consigliare di evitare la masturbazione). E poi svegliarsi all’alba, fare attività fisica ogni giorno, mangiare pulito, andare a dormire presto, il tutto in corrispondenza di un bel digital detox. La disintossicazione riguarda i social, ovviamente, ma in generale l’utilizzo dello smartphone: scambiarsi vocali, dm su Instagram e sticker su Whatsapp è un’attività altamente distraente che compromette il focus. Per evitare di far preoccupare la mamma e gli amici stretti (o la povera fidanzatina messa in stand-by) è permesso usare il cellulare durante una finestra di tempo limitata, programmata a una certa ora: scaduto il tempo di utilizzo bisogna riporlo in un cassetto.

È una forma di sobrietà interessante, quella del monk mode, perché si adotta per periodi di tempo precisi, con la sottintesa certezza che una volta passato l’esame con 30 e lode potrai ricominciare a sfondarti di cannoni e dormire fino alle 14. Il problema è che quando provi la sobrietà potresti non riuscire più a uscirne. Se sei una di quelle persone che, come me, tende a sviluppare una dipendenza per qualsiasi sostanza che alteri la chimica del cervello (dall’eroina allo zucchero), è molto probabile che, a un certo punto, cadrai nella sobrietà. Anche solo per pigrizia: smettere completamente di assumere una delle sostanze che non riesci a controllare è miliardi di volte più facile e meno faticoso che cercare disperatamente (e inutilmente) di controllarne le dosi di assunzione. E poi essere sobri è un’esperienza inebriante: l’effetto è quello della cocaina – ti senti grande e potente, ti senti Dio – ma senza il tipico hangover in cui non riesci a non pensare alla morte. Tu, persona sobria, vai a fare una passeggiata da solo e ti senti euforico, guardi i fiori sugli alberi, ti fermi ad accarezzare un cagnolino, osservi i passanti con curiosità, inspiri a pieni polmoni un’aria finalmente pulita dopo giorni e giorni di pioggia. Però non è che dopo questo sprizzo di benessere ti arriva il conto da pagare. No, torni a casa e continui a essere ok. Niente mal di testa o stanchezza o confusione o nervosismo. Ci dev’essere un errore, pensi. Ti senti un po’ un ladro.

Sarà stata la pandemia, l’inflazione, la crisi economica, le guerre, ma la sensazione diffusa è quella di vivere durante l’apocalisse. Il mondo ci è sfuggito di mano, il timone si muove da solo e andremo a sbattere, è solo questione di tempo. C’è una grande tristezza di fondo, che poco si accorda con l’allegria della mondanità, del bere tanto, mangiare tanto, fare festa, tirare tardi, spendere tanti soldi. Un altro articolo letto di recente diceva che in media la Gen Z va a letto prestissimo, prima delle 22. Sembra anche che sempre più persone stiano sperimentando il digiuno intermittente, che è un po’ la sobrietà dell’alimentazione. Conservi le energie mentali che perderesti seguendo una dieta e ti limiti a non mangiare niente per una bella fetta della tua giornata. Problema risolto. I primi giorni crepi di fame, poi non ci pensi più. Uno ti invita a cena? Non puoi, stai facendo il digiuno intermittente. E poi che gusto c’è a cenare fuori se hai smesso di bere, non puoi manco ordinare quelle due o tre bottiglie di vino che rendono una cena piacevole. E poi sei boy sober, che te ne frega di uscire a cena con lui. E poi sarebbe un sober dating, di certo in questo momento non hai l’energia per affrontarlo, sei nel pieno di un sober hangover, hai soltanto bisogno di solitudine e silenzio. E allora ti fai una doccia, bevi un po’ d’acqua, e vai dritta a letto (ore 21:30). Spunti un’altra casellina delle tue liste dei giorni: anche oggi non hai ordinato da Deliveroo, non hai bevuto alcolici, non hai ordinato su Shein, hai smesso di mangiare alle ore 17. Però prima di dormire fumi una sigaretta nel letto, lo fai proprio apposta, per non correre il rischio di diventare santa.

Questo articolo è tratto dal nuovo numero di Rivista Studio, una guida alle 10 tendenze che caratterizzano il presente e ci dicono “Dove stiamo andando” nell’immediato futuro: lo trovate nel nostro store online, qui, e in edicola.