Più che un film di Paul Thomas Anderson, più che un adattamento di Thomas Pynchon, questo film è un grido di battaglia, una chiamata alla vendetta contro il sistema.
Bret Easton Ellis ha stroncato Una battaglia dopo l’altra dicendo che è un film brutto e che piace solo perché è di sinistra
Però ha anche detto che la fotografia di Michael Bauman gli è piaciuta molto, almeno quella.

Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson è stato accolto così bene dalla critica tanto da essere definito il film del decennio per la sua capacità di raccontare il momento storico che gli Stati Uniti stanno attraversando. Entusiasmo non condiviso da Bret Easton Ellis, che nell’ultimo episodio del suo Bret Easton Ellis Podcast ha spiegato perché ritiene che gli elogi a Una battaglia dopo l’altra siano veramente un’esagerazione.
La colpa è della politica, sostiene Ellis. Il film, dice, è tutto incentrato sull’idea di un Paese, gli Stati Uniti d’America, sotto attacco, da liberare, da salvare. Un idea troppo vaga e che rappresenta solo una minuscola parte di quel che gli Stati Uniti sono in questo momento storico. Questo basterebbe a confutare la tesi di tutti quei critici che hanno sostenuto e sostengono che il film racconti gli Usa, tutti gli Usa, contemporanei. «Non è niente di che, e viene elogiato solo per la sua ideologia politica, ed è così ovvio che è proprio questo che piace, il motivo per cui è considerato un capolavoro, il miglior film del decennio, il miglior film mai realizzato. Perché è perfettamente in linea con questo tipo di sensibilità di sinistra (liberale)».
Come spiega World of Reel, Ellis ha chiarito di essere un fan di Paul Thomas Anderson. Ha definito Il petroliere «forse il miglior film di questo secolo» e, pur essendo molto critico, riconosce dei meriti anche a Una battaglia dopo l’altra: nella stessa puntata del podcast, infatti, ha ammesso di averne ammirato diverse scene, in particolare quelle dei tentativi di comunicazione telefonica tra il protagonista Bob Ferguson (Leonardo DiCaprio) e il gruppo rivoluzionario French 75, e di aver apprezzato molto anche la fotografia di Michael Bauman.