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A Londra è comparsa una nuova opera di Banksy che parla di crisi abitativa e giovani senzatetto In realtà le opere sono due, quasi identiche, ma solo una è stata già rivendicata dall'artista con un post su Instagram.
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Il neo inviato speciale per la Groenlandia scelto da Trump ha detto apertamente che gli Usa vogliono annetterla al loro territorio Jeff Landry non ha perso tempo, ma nemmeno Danimarca e Groenlandia ci hanno messo molto a ribadire che di annessioni non si parla nemmeno.
Erika Kirk ha detto che alle elezioni del 2028 sosterrà J.D. Vance, anche se Vance non ha ancora nemmeno annunciato la sua candidatura «Faremo in modo che J.D. Vance, il caro amico di mio marito, ottenga la più clamorosa delle vittorie», ha detto.
A causa della crescita dell’industria del benessere, l’incenso sta diventando un bene sempre più raro e costoso La domanda è troppa e gli alberi che producono la resina da incenso non bastano. Di questo passo, tra 20 anni la produzione mondiale si dimezzerà.
È appena uscito il primo trailer di The Odyssey di Nolan ed è già iniziato il litigio sulla fedeltà all’Odissea di Omero Il film uscirà il 16 luglio 2026, fino a quel giorno, siamo sicuri, il litigio sulle libertà creative che Nolan si è preso continueranno.

Biennale, meno male

Uno strano miracolo italiano: mentre il panorama culturale affonda, Venezia trova l'intelligenza per affidarsi a un curatore di trentanove anni.

30 Maggio 2013

La Biennale di Venezia è uno strano miracolo italiano. In teoria, avrebbe tutte le ragioni per sprofondare nella palude che la circonda. Il finanziamento è pubblico, in larga misura proveniente dal Ministero per i Beni Culturali. Le nomine dei vertici sono politiche: nel cda siedono due rappresentanti del Ministero – incluso il Presidente – il sindaco di Venezia, il presidente della regione e quello della provincia. Le sedi sono di proprietà comunale, il personale è insufficiente e i fondi a disposizione, ovviamente, rappresentano una frazione di quelli sui quali possono contare i principali competitor internazionali.

Eppure, un angelo guardiano molto attivo veglia su di lei. Qui, per qualche ragione, le nomine pubbliche che seguono in genere altre dinamiche, hanno messo al timone persone in grado di governarlo. Pur tra mille polemiche, Baratta, Bernabè, Croff e poi di nuovo Baratta (per quella irresistibile coazione a ripetere che è ormai la cifra della vita pubblica italiana) hanno tenuto diritta la barra. E sono riusciti a resistere agli assalti di ministri e sottosegretari che negli ultimi anni hanno annoverato tra i loro ranghi personaggi del calibro di Rocco Buttiglione, Sandro Bondi e Vittorio Sgarbi.

Il vero provincialismo non è più quello geografico, ma quello storico che ci ha rinchiusi nella gabbia di un eterno presente.

Rifiutando di cedere alle incursioni di chi avrebbe voluto ridurla alla logica strapaesana che governa le politiche culturali italiane, la Biennale è riuscita a seguire l’unica strada che abbia un senso per chi si ostina a produrre cultura e innovazione in Italia: fare leva sul nostro patrimonio non per svenderlo sotto forma di gondole di plastica, ma per dire qualcosa al mondo. Non radere al suolo il campanile di San Marco e trasformare il Canal Grande in un’autostrada come avrebbero voluto i futuristi, bensì arrampicarcisi sopra per provare ad avere ancora un ruolo. Senza la paura del kitsch, dello stereotipo, del parco a tema turistico, ma con la ferma determinazione a partecipare alla formazione dello spirito dei tempi. Come a Shenzen, come a Palo Alto, ma con una logica opposta. Non la tabula rasa, ma il suo contrario: solo il confronto con il museo rivela ciò che è davvero nuovo e lo distingue dal flusso artificiale della ripetizione; il vero provincialismo non è più quello geografico, ma quello storico che ci ha rinchiusi nella gabbia di un eterno presente.

Massimiliano Gioni appare perfettamente coerente con questa linea. Da quel che ho capito, una riflessione sotto forma di labirinto sulla svolta iconica che stiamo attraversando, con la moltiplicazione degli schermi e l’esplosione delle tecnologie della rappresentazione che cambiano la nostra percezione della realtà, un po’ come accadde nel Rinascimento con la scoperta della prospettiva. Un argomento che è chiaramente nel dna italiano e sul quale, pure, facciamo fatica a star dietro alle riflessioni sviluppate altrove. Meno male che c’è la Biennale che, con oltre un secolo di storia sulle spalle, ha ancora l’intelligenza e la forza di offrire a un curatore di trentanove anni un’occasione vera per ripensare il mondo.

Dal numero 14 di Studio

Illustrazione di Filippo Nicolini

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