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C’è un’associazione simile agli Alcolisti Anonimi che aiuta le persone dipendenti dall’AI Si chiama Spiral Support Group, è formato da ex "tossicodipendenti" dall'AI e aiuta chi cerca di interrompere il rapporto morboso con i chatbot.
I massoni hanno fatto causa alla polizia inglese per una regola che impone ai poliziotti di rivelare se sono massoni Il nuovo regolamento impone agli agenti di rivelare legami con organizzazioni gerarchiche, in nome della trasparenza e dell’imparzialità.
Il primo grande tour annunciato per il 2026 è quello di Peppa Pig, al quale parteciperà pure Baby Shark La maialina animata sarà in tour in Nord America con uno show musicale che celebra anche i dieci anni di Baby Shark.
Bolsonaro è stato ricoverato d’urgenza per un singhiozzo che andava avanti ininterrottamente da 9 mesi Il singhiozzo cronico dell'ex Presidente si è aggravato durante la detenzione in carcere, rendendo necessario il ricovero e anche la chirurgia.
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Migliaia di spie nordcoreane hanno tentato di farsi assumere da Amazon usando falsi profili LinkedIn 1800 candidature molto sospette che Amazon ha respinto. L'obiettivo era farsi pagare da un'azienda americana per finanziare il regime nordcoreano.
È morto Vince Zampella, l’uomo che con Call of Duty ha contribuito a fare dei videogiochi un’industria multimiliardaria Figura chiave del videogioco moderno, ha reso gli sparatutto mainstream, fondando un franchise da 400 milioni di copie vendute e 15 miliardi di incassi.
A Londra è comparsa una nuova opera di Banksy che parla di crisi abitativa e giovani senzatetto In realtà le opere sono due, quasi identiche, ma solo una è stata già rivendicata dall'artista con un post su Instagram.

Breve storia del balcone

Spesso sottovalutato, quasi dato per scontato, oggi è diventato il posto più importante della casa.

12 Aprile 2020

Paola ha 39 anni e fa l’avvocato. Michele, è più giovane di un anno, e fa il bancario. Si sono fidanzati lo scorso 17 marzo durante uno dei tanti flash-mob musicali delle sei del pomeriggio. Sulle note di Tanto pe’ cantà si sono piaciuti, corteggiati e innamorati. Senza essersi mai sfiorati. Il loro amore è sbocciato a distanza, dal terrazzo, anzi da due terrazzi diversi. È il segno dei tempi. Soprattutto quelli che stiamo vivendo dal 9 marzo scorso, giorno in cui l’Italia è entrata in quarantena. Costretti a casa, fra un’autocertificazione e un’altra, troviamo nei balconi, in finestre e magari terrazzi l’unico sbocco verso il mondo. Spesso sottovalutato, quasi dato per scontato, sfruttato solo per la sigaretta serale o per coltivarci i gerani, oggi è diventato il posto più importante di tutta la casa. Il luogo in cui intonare l’inno di Mameli con la tromba, suonare Morricone con la chitarra elettrica o semplicemente applaudire.

Ma chi l’ha inventato? Chi per primo ha pensato di creare questa “struttura sporgente a sbalzo dalla facciata dell’edificio” (come lo definisce la Treccani)? Bisogna andare indietro nel tempo e fermarsi in Egitto. È il 1218 a.C. e sulle rive del Nilo c’è Ramesses III, uno dei sovrani più illuminati del Nuovo Regno. Il suo palazzo a Medinet Habu, nella parte occidentale di Luxor, ha una sporgenza verso l’esterno al centro della facciata che gioca un ruolo essenziale nelle cerimonie di corte. Poi bisogna volare fino alla Persia di Serse in cui i balconi costellano il palazzo reale di Persepoli, e quindi in Grecia, dove nel IV secolo a.C. molte case private sono dotate di questi sbocchi verso il cielo, su cui si devono pagare addirittura delle imposte. Menio è il primo architetto dell’Antica Roma ad occuparsene nel 318 a.C. Realizza un loggiato di legno sopra i colonnati del Foro, per offrire una visibilità perfetta ai cittadini che assistono agli spettacoli. Se nel medioevo, in assenza di fogne, si trasformano in gabinetti en plein air, nel Rinascimento e nel Barocco diventano vere opere d’arte (come quello creato da Raffaello Sanzio a Palazzo Pandolfini a Firenze).

Dal ‘500 a oggi il balcone ha mantenuto intatta la sua funzione, divenendo spesso palcoscenico sacrale dei grandi momenti della storia. Dall’elezione dei Papi a San Pietro fino ai matrimoni dei reali inglesi a Buckingham Palace. Chissà quanta allure mistica avrebbe perso Evita Peròn senza potersi affacciare dalla Casa Rosada… Perché in politica i gesti sono tutto. E l’atto di mostrarsi guardando tutti dall’alto può diventare qualcosa di magnetico. Chi lo fa annulla ogni forma di mediazione e punta al consenso totale. «Il privilegio dei grandi è vedere le disgrazie da un terrazzo», amava ripetere il commediografo francese Jean Giraudoux. Non a caso nel 1940 Mussolini sceglie quello di Palazzo Venezia, a Roma, per parlare agli italiani, prima di spedirli al macello. Quasi un secolo prima Garibaldi opta per quello di Palazzo Doria d’Angrì di Napoli per annunciare l’annessione del Regno Borbonico alla neonata Italia. Yukio Mishima nel ’70 si appropria di quello del Ministero della Difesa di Tokyo per pronunciare il suo ultimo discorso prima di squarciarsi il ventre con la lama affilata del tantō. Fidel Castro, circondato dai suoi barbudos, se lo sceglie turchese come la palazzina coloniale che domina la piazza centrale di Santiago. Mentre quello da cui Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, affiora per parlare alla stampa dall’Ambasciata ecuadoriana a Londra è in mattoni rossi. Terrazza, dunque, come accessorio imprescindibile per scandire il tempo della storia, ma anche come spazio intimo, privato o sociale, raccontato nelle strofe di canzoni, nei film, nei quadri.  «Dal balcone ammiravo il vuoto che ogni tanto un passante riempiva», canta Franco Battiato in Niente è come sembra. «Gettando arance da un balcone, così non va», gli fa eco Gianni Togni in Luna. Mentre Tiziano Ferro, nel suo Sere Nere, dice: «Tra il balcone e il citofono ti dedico i miei guai».

Gustave Caillebotte, Jeune homme à la fenêtre, 1875

Anche l’arte trasforma ballatoi e altane in scorci privilegiati. Il ricchissimo Gustave Caillebotte, pittore e mecenate, vi ambienta decine di tele impressioniste. Da Boulevard Haussmann, effet de neige del 1880 in cui offre allo spettatore la visuale della sua bella casa che domina Parigi fino a Jeune homme à la fenêtre (le frère de l’artiste), che replica più volte e da ogni angolazione possibile. Francisco Goya sceglie un balcone con la ringhiera in ferro battuto per i suoi Majas al balcòn del 1814 e Maja e Celestina al balcòn del 1812 in cui rappresenta in modo crudo la bellezza prezzolata e il male che se ne serve. Edouard Manet riprende l’opera del maestro spagnolo e la rivisita in salsa impressionista, piazzando davanti a quella stessa ringhiera il figlio Leon, i pittori Berthe Morisot e Jean Baptiste Antoine Guillemet e la violinista Fanny Claus. Renè Magritte ci mette i suoi innamorati dal volto velatoGiacomo Balla, una bambina che corre.

Il regista Ettore Scola definiva il balcone come il luogo borghese per eccellenza. Tanto da farlo diventare il centro nevralgico di uno dei suoi film più belli, La terrazza, con Mastroianni, Gassmann e Trintignant. Il risultato è un’analisi disillusa e decadente della classe intellettuale romana dell’epoca, che Paolo Sorrentino replicherà più in là ne La grande bellezza. E’ proprio su una terrazza che Woody Allen flirta con Diane Keaton in Io e Annie. È da un balconcino che Audrey Hepburn canta Moon River in Colazione da Tiffany. Ed è dal davanzale di casa che Nanni Moretti interroga le sue piantine che non vogliono crescere nel film Bianca. E ancora una volta il poggiolo, infine, fa da scenografia perfetta al bacio più lungo (e sensuale) della storia del cinema: quello fra Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorious di Alfred Hitchcock. Due minuti e mezzo in cui attori e regista offrono il meglio, mentre lì sotto tutto scorre. O, meglio, scorreva.

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