Tanti l'hanno scoperta grazie alla sua esibizione durante la fashion week di Milano, ma la rapper di 26 anni è stata la rivelazione musicale del 2024.
“Anxiety” di Doechii è diventata di nuovo virale, stavolta per il video
In appena quattro giorni ha accumulato già sei milioni e mezzo di visualizzazioni.

Del nostro (e non solo) entusiasmo per Doechii avevamo già parlato qui. Come scrivevamo, oltre a essere diventata la terza donna in assoluto a vincere il Grammy per il Miglior Album Rap (dopo Lauryn Hill nel 1997 e Cardi B nel 2019), nel giro di pochissimi mesi Doechii è diventata un’icona di stile e una fonte inesauribile di contenuti virali, anche su TikTok. Sull’onda della fama del suo bellissimo album Alligator Bites Never Heal, è riemersa dal suo canale YouTube una reinterpretazione di “Somebody That I Used To Know” di Gotye, da lei rinominata “Anxiety”. A renderla ulteriore virale è stato il trend del balletto ispirato a una scena di “Willy, il Principe di Bel Air”, interpretato anche dallo stesso Will Smith e Tatyana Ali, 35 anni dopo la serie.
Nel video originale di “Anxiety”, uscito durante il periodo del Covid, Doechii cantava e ballava nella sua cameretta. Ed è proprio così, con Doechii che canta sul letto della riproduzione di quella stessa cameretta, che inizia il video ufficiale della canzone, realizzato per celebrare insieme ai fan il grandissimo successo del brano. Nel video diretto da James Mackell, in cui la rapper sfoggia l’ormai classico completino Miu Miu e si dimena nel disperato tentativo di liberarsi da un loop effettivamente parecchio ansiogeno (tra squadre S.W.A.T. che fanno irruzione dalle finestre, fornelli che prendono fuoco e traslocatori che intralciano il passaggio), c’è anche un delizioso omaggio al famosissimo video del brano da cui tutto è cominciato, quello con Gotye e Kimbra.

A The Voice of Hind Rajab di Kawthar ibn Haniyya il Gran premio della giuria, Toni Servillo vince la Coppa Volpi per la sua interpretazione in La grazia, di Benny Safdie la Miglior regia con The Smashing Machine.

L'opera prima di Giulio Bertelli, presentata alle Settimane della critica a Venezia e distribuita in sala da Mubi, mescola fiction e documentario per raccontare tutto il sangue, il sudore e le lacrime nelle vite di tre atlete.