Il regista premio Oscar negli ultimi mesi ha lavorato all’edizione restaurata di quattro film con protagonista l’attrice italiana, di cui è grandissimo fan.
È uscita il 14 ottobre per La nave di Teseo Questa non è Ornella Muti, autobiografia dell’attrice italiana. Quella che segue è l’introduzione firmata dal regista premio Oscar per Anora, insospettabile fan della Muti sin dall’adolescenza.
Era il 1980 e avevo nove anni quando mio padre mi portò a una proiezione mattutina di Flash Gordon. Avevo una vaga idea di cosa mi aspettasse – probabilmente mi immaginavo qualcosa sulla falsariga di Guerre stellari o della serie televisiva di Buck Rogers. E invece mi trovai davanti a un caleidoscopio di colori e di estetica camp, con la musica dei Queen e… la Principessa Aura. Quando Ornella Muti apparve per la prima volta sullo schermo, mi alzai di scatto sulla poltrona. Qualcosa cambiò. Il mio minuscolo mondo preadolescenziale si aprì di schianto. Era questo il potere della seduzione? Allora non avevo le parole per dirlo, ma oggi posso affermarlo con assoluta certezza: vedere Ornella Muti sedurre Flash Gordon in quella attillata tuta spaziale fu la mia prima esperienza sessuale.
Quel momento diede il via a una fascinazione per Ornella Muti che continua ancora oggi – anche se, per un po’, per me lei fu solo la Principessa Aura. Quando, da adolescente, iniziai a studiare il cinema mondiale, mi innamorai del cinema italiano e scoprii un tesoro nei suoi film degli anni Settanta e Ottanta. Non era più solo la sensuale principessa spaziale. Era un’attrice formidabile, una vera figlia del cinema italiano. Iniziai a vederla non solo al fianco, ma sullo stesso piano di Sophia Loren, di Anna Magnani e di Claudia Cardinale.
Con il tempo, i suoi personaggi hanno avuto un’influenza diretta sul mio modo di fare cinema. Nel 2012 ho inserito un “Ringraziamento speciale” a Ornella nei titoli di coda del mio Red Rocket, per aver contribuito a ispirare il look e il modo di comportarsi del personaggio di Strawberry.
Nel 2024, finalmente, l’ho conosciuta. L’occasione è stata un’intervista per la riedizione negli Stati Uniti di quattro suoi film degli anni Settanta. È stato allora che ho scoperto che, tra amici, preferisce farsi chiamare con il suo vero nome: Francesca Rivelli. Sono onorato di poter dire che ora anch’io la chiamo Francesca. E, dopo aver passato del tempo con lei, ho capito che la forza che avevo sentito emanare dallo schermo tanti anni fa non era solo recitazione: era la sua persona.

La carriera di Francesca abbraccia oltre cinque decenni di storia del cinema, a testimonianza della sua resilienza, del suo talento e del suo rifiuto di essere etichettata. L’industria cinematografica italiana ha tentato di rinchiuderla nel cliché della “Lolita”, ma lei lo ha frantumato, andando ben oltre. In La stanza del vescovo, Primo amore e Il bisbetico domato (ancora oggi una delle commedie italiane di maggior successo al mondo), ha dimostrato di possedere una verve comica affilatissima. In La moglie più bella, Un amore di Swann e Codice privato, ha mostrato tutto il suo spessore drammatico. In Un posto ideale per uccidere, Appassionata e L’ultima donna, ha letteralmente bucato lo schermo con la sua sensualità e la sua presenza scenica.
Con il senno di poi, ha qualcosa di poetico il fatto che il suo primo ruolo cinematografico, in La moglie più bella di Damiano Damiani, sia stato un personaggio di nome Francesca – proprio come lei. Questa storia, basata sulla vicenda reale di un’adolescente che ha tenuto testa alla misoginia sistemica e alla Mafia, non è solo un ruolo cinematografico: la rispecchia come donna.
Francesca (sia il personaggio sia l’attrice) ha sfidato gli uomini che cercavano di controllarla, ha messo in discussione le norme sociali e si è ritagliata una propria identità.
Francesca è una guerriera. È stata una madre single. Un’artista che si è mossa con grazia e grinta in un’industria dominata dagli uomini. Si è rifiutata di rimanere nella scatola in cui hanno cercato di ingabbiarla.
E così si chiude il cerchio, ed è forse la parte più bella di questa storia. Il suo primo personaggio si chiamava Francesca e fu una rivelazione. Il mondo l’avrebbe conosciuta come Ornella, ma il suo destino era scritto nel nome di quel primo personaggio. Il suo nome. Perché lei è sempre stata Francesca.