Joseph Boakai, nonostante l'imbarazzo, si è limitato a spiegargli che sì, ha studiato l'inglese nella sua vita.
Esteri – Liberiaci dal male
Siamo onesti, però: non è così strano non sapere che l’inglese è la lingua ufficiale della Liberia. Non è nemmeno così strano che a non saperlo sia il Presidente degli Stati Uniti d’America. Quello che è davvero strano è che nessuno dica al Presidente degli Stati Uniti d’America, prima di un pranzo di Stato con il Presidente della Liberia, che in Liberia si parla l’inglese. Sarà che forse nello staff di Trump c’è qualche carbonaro che alle sue spalle trama per farlo sembrare un gonzo? No, meglio non cedere al complottismo QAnonista, meglio essere razionali. E dunque, razionalmente, chiedersi: anche non fosse la lingua ufficiale della Liberia, ma come diavolo fa un Presidente degli Stati Uniti nel 2025 a stupirsi che un capo di Stato africano parli fluentemente l’inglese? E, soprattutto, a farglielo presente una, due, tre, quattro volte? Durante un pranzo di Stato?
Polemiche – La svastica sul sale
Se si dovesse fare un remake italiano di The Bear, è da prendere in considerazione la possibilità di ambientarlo nella cucina dello chef Paolo Cappuccio. Di materiale narrativo ce n’è a iosa: il sous chef comunista, il lavapiatti fancazzista, il novellino che fa «il Masterchef del cazzo» (sic), il cameriere coi «problemi problematiche di alcol droghe e di orientamento sessuale» (sic), il cuoco che in una puntata thrilleristica si scopre essere un pedofilo (sic pure questo). Tutta gente passata dalla cucina di Cappuccio, dice Cappuccio, evidentemente sfortunato coi colloqui di lavoro. Tutto ruoterebbe, nella serie, attorno al Carmy italiano, che viste le dichiarazioni fatte dopo essere finito nella shitstorm, visti i fasci littori e le svastiche tatuate addosso, ci prendiamo la libertà di ribattezzare Carmyerata Cappuccio. Non è il miglior titolo per una serie tv, ma rende l’idea.
Altre polemiche – A Quiet Place
Uno dei tanti misteri che nessuno è ancora riuscito a svelare è l’ossessione dei giornali italiani per l’esame di maturità, che fa sì che ogni anno si ripetano uguali speciali, editoriali, approfondimenti, interviste. Così come ogni anno si ripete uguale la scena dei vecchi (cosiddetti boomer) che denunciano il rimbecillimento dei giovani, rimpiangendo i bei tempi di una volta. Quest’anno altro materiale è stato gentilmente fornito da un paio di maturandi che hanno rifiutato di sostenere la prova orale, già sicuri del raggiungimento del punteggio necessario alla promozione. Apriti cielo, è dovuto intervenire anche il ministro Valditara, sostenendo che dall’anno prossimo non sarà più possibile stare zitti. Tutti zitti, invece, sulla situazione della scuola italiana nel 2025 che, così, a occhio, non sembra tanto “aggiornata” come forse i tempi richiederebbero.
Ancora polemiche – Bib-movie
Probabile che ce ne dimenticheremo, ma Bibbiano dovrebbe essere ricordata nei manuali di storia, alla voce Populismo, quando si tenterà di spiegare come agiva la propaganda politica in questi anni, in particolare per quanto riguarda i nostri partiti Lega, FdI e Movimento 5 Stelle, tutti coinvolti a vario titolo in una sorta di caccia alla fantomatica teoria del gender e al Pd, reo di togliere i bambini alle proprie famiglie (Di Maio, oggi promosso ad alti incarichi istituzionali, parlò di un Pd che praticava ai bambini l’elettroshock, usando l’hashtag #pdofili). La vicenda processuale si è chiusa questa settimana con un sostanziale nulla di fatto, infondate dunque le accuse di affidi illeciti. Intanto il fango ha ricoperto persone e politici, e altri ne hanno approfittato per conquistare consensi e favori. Di Bibbiano ce ne dimenticheremo e nessuno, purtroppo, ricorderà la vicenda sui libri di storia.
Musica – Restare a Gallagher
Dopo un anno di collaborazioni, campagne pubblicitarie, endorsement, baruffe per i biglietti e viaggi nella memoria, gli Oasis sono finalmente tornati dal vivo. È iniziata infatti a Cardiff lo scorso 4 e 5 luglio questa benedetta tournée – i fratelli Gallagher sono usciti addirittura presi per mano – ed è iniziata in maniera abbastanza trionfale, tra sold out e i social invasi da resoconti, estratti, edit, Richard Ashcroft. Anche Damon Albarn ha ammesso che, alla fine, hanno vinto quei due: questo weekend suonano a Manchester e possiamo dire, a neanche metà luglio, che è la loro estate.
Economia – Facciamo le corn
A rischio di apparire provinciali, ammettiamo che fa sempre un certo effetto leggere di un’azienda italiana che compra una multinazionale americana. Non che quella italiana, in questo caso, sia meno multinazionale di quella americana: parliamo di Ferrero, che da tempo fa shopping all’estero, 17 miliardi di fatturato, 47 mila dipendenti in 55 Paesi. A questi numeri si aggiungono adesso quelli di Kellog’s, acquisita da Ferrero per tre miliardi e spiccioli. Sui social già si pretende: Ferrero, facci questi cereali alla Nutella.
Moda – Demnatio memoriae
Alla fine, dopo mesi di attesa, pettegolezzi e dopo l’annuncio dello scorso marzo in cui è stato nominato nuovo Direttore artistico di Gucci, è arrivata l’ultima sfilata di Demna da Balenciaga. Una sfilata di Haute Couture, linea che lui stesso ha rilanciato nel 2021, nelle sale dell’atelier al numero 10 di Avenue George V. Una sfilata che è stata un grande saluto e anche un grande arrivederci, ci vediamo presto. Nonostante lo incontreremo di nuovo – relativamente – presto, è certo che un’era, quella del Balenciaga di Demna e di tutto quello che ha significato, si è conclusa, e con essa anche una delle cose migliori di questi anni privi di immaginazione. Non smettere mai di farci arrabbiare, Demna.


Quest'anno ci siamo accapigliati sulle scene mute dei ragazzi e sui festeggiamenti trash dei genitori. Nel frattempo, i guai della scuola si aggravano e aspettano ancora non tanto di essere risolti, ma anche solo discussi.