Come l’Italia è diventato uno dei peggiori Paesi d’Europa in cui essere giovani

Intervista a Vincenzo Galasso, ordinario di Economia alla Bocconi e tra i massimi esperti italiani di economia, welfare e conflitti intergenerazionali. Con lui abbiamo provato a capire perché il nostro non è un Paese per giovani.

30 Maggio 2025

C’è qualcosa che, più di ogni altra cosa, ci fa storcere il naso quando pensiamo alle generazioni che ci hanno preceduto: non è solo il mito della pensione a 50 anni o la narrazione idilliaca degli anni ’80, della Milano da Bere e del “Ce n’era per tutti”. È la stabilità. È quella casa al mare in Liguria lasciata dai nonni, il posto fisso arrivato senza troppi colloqui, la certezza che, anche nei momenti difficili, ci sarebbe stata sempre una rete di sicurezza a cui aggrapparsi. Insomma, la vita di chi ha potuto permettersi il lusso di non doversi preoccupare troppo. Quella che oggi guardiamo da lontano con un misto di invidia e ironia, spesso trasformata in video sarcastici su TikTok, dove la Gen Z racconta il conflitto intergenerazionale in chiave pop, che è forse solo un’altra maniera di rassegnarsi alla mancanza di giustizia intergenerazionale.

Per capire meglio come siamo arrivati a questo squilibrio e quali sono le dinamiche economiche e politiche che lo alimentano, abbiamo intervistato Vincenzo Galasso, professore ordinario di Economia all’Università Bocconi e tra i massimi esperti in Italia di economia politica e welfare.  Il 31 maggio Galasso sarà il protagonista di “Generazioni“, uno dei talk previsti nel programma dell’edizione 2025 dei Festival internazionale dell’economia di Torino che comincia oggi e prosegue fino al 2 giugno.

Il conflitto generazionale scaturito dalla disuguaglianza sembra essere diventato una categoria politica oltre che sociale, è davvero una battaglia che potremmo definire Boomer contro Gen X, Millennial e Gen Z o c’è dietro qualcosa di più profondo?
Quello che c’è dietro è sicuramente un tema legato alla distribuzione delle risorse, come è sempre avvenuto tra diverse generazioni, quindi non è un tema nuovo da questo punto di vista. Non credo che la soluzione sia quella del conflitto tra generazioni, perché se così fosse i giovani la perderebbero: la demografia è decisamente a loro sfavore.

Quali sono oggi i principali privilegi ereditati dai più anziani e i debiti impliciti lasciati ai giovani?
In Italia c’è un tasso di povertà più basso tra le persone anziane che tra le persone giovani, soprattutto se vengono considerate famiglie in cui vivono donne sole con figli. Le persone anziane sono molto protette, non è lo stesso per i giovani. Abbiamo un sistema pensionistico attorno al 16 per cento del Pil che ci fa essere uno dei Paesi che spende di più in assoluto in pensioni in rapporto con gli paesi Ue. Un altro esempio è il mercato del lavoro. Abbiamo un mercato del lavoro duale in cui i giovani hanno accesso soprattutto a contratti a tempo determinato, quindi precari, mentre i lavoratori senior tendono ad avere contratti a tempo indeterminato. In più c’è il debito pubblico che chiaramente dovrà essere poi ripagato dalle generazioni future.

Le nuove generazioni riusciranno mai ad accumulare quanto le generazioni precedenti?
A voler essere estremi, potremmo dire che oggi la ricchezza delle famiglie italiane è maggiore rispetto a quella di 30 o di 40 anni fa. Ora c’è una maggiore ricchezza privata. Il problema è che abbiamo un Paese che cresce meno e che dà ai giovani meno possibilità e minor crescita salariale. Se volessimo fare un paragone tra un giovane di oggi e un giovane di 40 anni fa, potremmo dire che il giovane di oggi proviene da una famiglia più ricca, ma ha meno prospettive di crescita economica individuale rispetto a 40 anni fa, dove il giovane veniva da una famiglia meno ricca, ma il mercato del lavoro gli dava più possibilità di crescita. La ricchezza poi non è solo quella delle famiglie, è anche quella dello Stato. Quarant’anni fa il livello del debito pubblico era più basso rispetto ad oggi. Mettendo insieme le cose, il giovane che nasce oggi ha davanti a sé un mercato del lavoro precario, meno crescita economica e salari più bassi, più ricchezza familiare ma anche più debito pubblico.

La politica italiana sembra parlare poco alle nuove generazioni. Secondo lei è una questione di rappresentanza, di numeri o semplicemente di volontà?
Quello che dovremmo capire è quanto i partiti, nei loro manifesti elettorali, propongono a favore dei giovani e quanto a favore degli anziani. I politici che vogliono essere rieletti guardano all’elettorato ed è chiaro che più invecchia la popolazione più invecchia l’elettorato. Così c’è più interesse a fare politiche che siano a favore delle persone più anziane della popolazione. È più facile convincere una persona anziana. Le persone anziane sono interessate alle pensioni, alla sanità, alla tassazione della prima casa, sono più omogene. I giovani hanno interessi eterogenei, quindi più difficili da catturare in una singola politica economica.

I giovani oggi rispondono a questa disuguaglianza attraverso l’ironia, con i meme o prendendo in giro i boomer per la loro incapacità con la tecnologia. È una forma di resistenza culturale, questo sarcasmo digitale, o è solo uno sfogo, una rassegnazione?
Io direi che questa ironia intergenerazionale c’è sempre stata. In questo momento si sfoga sui social, in passato aveva forme diverse. Credo che faccia parte del confronto e a volte dello scontro tra generazioni. È cambiata solo la tecnologia.

Secondo lei quali sono le iniziative politico-sociali che cercano davvero di affrontare il problema del conflitto intergenerazionale? C’è qualche esempio virtuoso?
Se guardiamo l’offerta politica e i manifesti elettorali, ci rendiamo conto che quando si parla di giovani si tende a targhettizzare con iniziative come 18App, spesa in istruzione, sport o strutture. Ma si perde di vista il fatto che il salario dei giovani può aumentare solo se l’economia cresce. L’Italia è un Paese che perde tantissimi giovani, 50 mila persone all’anno. Ora la Spagna è uno dei grandi poli di attrazione perché è un Paese che cresce economicamente, e consente loro di trovare un lavoro che gli permetta di sostenersi e di avere una famiglia.

Concorda con questa scelta dei giovani di andare in Spagna rispetto gli altri Paesi europei?
Io ho vissuto in Spagna, a Madrid, per diversi anni, quindi la risposta è sì. La Spagna in questo momento sta andando bene sotto diversi punti di vista. È un Paese che è cresciuto tanto grazie a politiche di immigrazione e di inclusione, grazie al settore manifatturiero e riuscendo a vendere servizi ad altri Paesi europei. In questo momento è un esempio virtuoso e credo che in Europa sia uno dei pochi.

Come influisce la struttura familiare sulla mobilità sociale dei giovani?
Oggi sono cambiati i rapporti economici tra genitori e figli. Facciamo molti meno figli di prima. Meno figli e più ricchezza vuol dire che i genitori possono dedicare più risorse ai figli. È cambiato anche quello che chiamano “parenting style”, cioè come si è genitori oggi rispetto a come lo si era una volta. Oggi c’è maggiore apprensione da parte dei genitori per le scelte economiche dei figli, c’è paura che facciano scelte sbagliate perché il mercato del lavoro è complicato.

Dopo 60 anni a Mosca è stato inaugurato un nuovo monumento dedicato a Stalin

Si trova nella stazione della metropolitana Taganskaya ed è l'esatta riproduzione di un monumento "perso" nel 1966.

Elon Musk ha lasciato il Doge ma assicura che è ancora il migliore amico di Donald Trump

I due hanno bisticciato un po' nell'ultimo periodo, quindi Musk ne ha approfittato per rassicurare i fan suoi e di Trump.

Leggi anche ↓
Dopo 60 anni a Mosca è stato inaugurato un nuovo monumento dedicato a Stalin

Si trova nella stazione della metropolitana Taganskaya ed è l'esatta riproduzione di un monumento "perso" nel 1966.

Elon Musk ha lasciato il Doge ma assicura che è ancora il migliore amico di Donald Trump

I due hanno bisticciato un po' nell'ultimo periodo, quindi Musk ne ha approfittato per rassicurare i fan suoi e di Trump.

Per andare a studiare negli Stati Uniti adesso bisognerà fare attenzione anche a quello che si posta sui social

Lo ha deciso il governo, che ha sospeso l'emissione di tutti i visti per gli studenti in attesa di "certificarne" i profili social.

La distribuzione dei primi aiuti umanitari a Gaza è stata una tragedia (annunciata)

Tre morti, 46 feriti, sette dispersi a Rafah, durante la distribuzione dei tanto attesi aiuti dopo mesi di assedio dell'Idf.

Donald Trump ha elevato il trolling a forma di diplomazia

L'agguato a Zelensky, le fake news sul Sudafrica, le provocazioni a Canada e Groenlandia, i continui ripensamenti sui dazi, i social della Casa Bianca trasformati in pagine di meme: gli Stati Uniti hanno sostituito la diplomazia con il cazzeggio.

Duemila funzionari dell’Unione europea hanno firmato una lettera in cui accusano l’Ue di non aver fatto niente per Gaza

I firmatari invitano anche gli Stati membri a interrompere immediatamente qualsiasi rapporto con Israele.