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In America un libro sul femminismo nero è stato ritirato perché l’autrice è bianca

22 Aprile 2022

In questi giorni negli Stati Uniti si sta discutendo molto di un libro intitolato Bad and Boujee: Toward a Trap Feminist Theology, pubblicato un paio di mesi fa da Wipf and Stock Publishers, un piccolo editore dell’Oregon specializzato in libri religiosi, in particolare su teologia e cristianesimo. Sulla quarta di copertina è scritto che il libro racconta «la sovrapposizione tra l’esperienza dei neri, la musica hip-hop, l’etica e il femminismo per concentrarsi su un aspetto di quest’ultimo conosciuto come “femminismo trap”». Il libro, però, è stato scritto da una donna bianca, Jennifer M. Buck, professoressa di teologia presso l’Azusa Pacific University. Da qui le accuse di appropriazione culturale che alla fine hanno convinto l’editore a ritirare il libro.

Secondo quanto riporta il New York Times, subito dopo l’uscita del libro sui social media è cominciata una discussione accesissima. In molti hanno accusato Buck non solo di appropriazione culturale, ma anche di aver scritto un saggio accademico basandosi su una tesi fondamentalmente sbagliata, con passaggi molto “problematici” e continui riferimenti al ghetto definiti «imbarazzanti» di per sé e ancora di più se letti con la consapevolezza che a scriverli è stata una donna bianca. Anche la copertina del libro è stata molto criticata: il primo piano di una giovane donna nera con i capelli afro al naturale è stata considerata ingannevole e «profondamente razzista», considerando che l’autrice del libro è una donna bianca, eterosessuale e privilegiata (come Buck stessa scrive nella prefazione, ammettendo anche di non aver vissuto in prima persona le esperienze che racconta ma di essersi appassionata attraverso il suo amore per l’hip-hop).

Anche il comportamento di Buck di fronte alle critiche è diventato parte della discussione, stando a quanto scrive The Cut. Sui social (Instagram in particolare), diverse persone l’hanno contatta per chiederle per quale ragione avesse deciso di scrivere questo libro e perché si fosse sentita la persona adatta a farlo. A una di queste domande, l’autrice (che nella sua università tiene un corso intitolato “Trap Feminist Theology” dal 2017) ha risposto di aver svolto tutta la ricerca necessaria alla scrittura del libro assieme a «un team composto principalmente da donne nere», aggiungendo poi di essere «convinta che l’antirazzismo sia un cosa alla quale anche i bianchi devono dedicarsi, e questo significa sostenere i neri e tutti coloro che nella storia sono stati messi ai margini».

Leggendo queste parole di Buck, altri utenti le hanno fatto presente che nel suo libro riduce a mere note a piè di pagina saggi precedenti e importanti come Bad Fat Black Girl: Notes From a Trap Feminist di Sesali Bowen, senza il quale Bad and Boujee, e il concetto stesso di trap feminism, non esisterebbero. Bowen è stata anche lei molto critica nei confronti di Buck, dicendo che «oltre al problema del riconoscimento del mio lavoro, c’è il fatto che una donna bianca non ha alcun diritto di scrivere di questo argomento, perché nulla della trap o del femminismo nero fa parte della sua vita vissuta».

«Capiamo di aver deluso le donne nere, e ci assumiamo tutta la responsabilità delle diverse valutazioni errate che ci hanno portato fino a questo punto. Chi ci critica ha ragione», così l’editore del libro ha annunciato la decisione, presa lo scorso mercoledì, di ritirarlo dal commercio. Anche dopo le pubbliche scuse, però, la discussione non si è fermata. Anzi. Al dibattito si sono aggiunti quelli che ritengono questo un precedente pericoloso: un conto è ritirare un libro perché contiene passaggi copiati, inesattezze o falsità, un altro è farlo perché quel libro viene considerato scritto male o a causa del “background” dell’autore. Altri, invece, sottolineano come il problema non sia Bad and Boujee né Jennifer M. Buck, ma il fatto che per l’industria editoriale americana sia più semplice pubblicare un libro sul femminismo nero scritto da una donna bianca che da una donna afroamericana.

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