Attualità | Polemiche

Tony Effe è il cattivo che non fa paura a nessuno

Dalla paghetta di 150 euro a settimana a Sanremo, dal dissing con Fedez al concertone di Capodanno saltato: come Tony Effe si è trasformato da trapper controverso a personaggio nazionalpopolare ormai noto anche alle nonne.

di Clara Mazzoleni

Sette o otto anni fa avevo una foto di Tony Effe come sfondo del telefono. Ai tempi la sua estetica era molto diversa: già sfoggiava i suoi famosi ricci ma non era così pompato e palestrato, i suoi tatuaggi erano pochi e riconoscibili e faceva ancora parte della Dark Polo Gang. Con loro faceva un tipo di trap divertente e divertita che giocava con la moda e sembrava prendersi gioco della mascolinità normalmente associata al genere, sia demolendola a colpi di pellicce rosa e occhiali “da donna”, sia portando agli estremi le tipiche affermazioni machiste, spingendole così “oltre” da farle risultare, più che minacciose, ridicole, assurde, idiotissime, con un effetto comico spiazzante. Anche la sua voce mi piaceva di più di quella degli altri, con quella parlata pigra, da fattone, quasi recitata. Mi sembrava (e mi sembra tutt’ora) impossibile prendere sul serio le cose che dice: ma come fai ad ascoltare seriamente un tizio che ti parla così? Inoltre, secondo il mio gusto personale, Tony era semplicemente il più bello del gruppo. Nella foto che avevo messo come sfondo si vedevano bene i suoi tatuaggi sul collo, i miei preferiti: un cupido, un cuoricino, la scritta “ti amo”. Ricordo che al lavoro, durante la pausa pranzo, più di una collega mi aveva chiesto se quello che tenevo sullo sfondo del telefono fosse il mio fidanzato. Difficile immaginare la stessa situazione, oggi: dopo tutto quello che è successo quest’anno, Tony Effe lo conosce anche mia nonna.

È interessante notare come questo pezzo sulla Dark Polo Gang che pubblicammo su Rivista Studio nel 2016 cominciasse proprio con un casino di Tony Effe: «Sarebbe più bello iniziare a raccontare la Dark Polo Gang con le parole di Side (uno dei membri del gruppo, ndr) in uno dei suoi ultimi video su Instagram: “Solo soldi, bacini, cuoricini, amore e droga”», scriveva Valentina Della Seta, «ma bisogna prima togliere di mezzo l’ingombrante storia di Tony che, in un altro video su Instagram, ha usato parole e versi razzisti da stadio contro il rapper di origini ghanesi Bello Figo. È un comportamento indifendibile, infatti la Dark Polo Gang ha pubblicato subito dopo un video di scuse: “Il nostro carissimo Tony, che ci fa fare tante belle figure ma talvolta ci fa fare pure delle figuracce”, è toccato dire a Pyrex, che è di madre afro-americana. Anche Tony si è scusato: “Non sono razzista”».

Sono passati otto anni, e tantissimi altri casini firmati Tony Effe. Il più recente è quello del concerto di Capodanno al Circo Massimo, dove Tony è stato uno degli headliner fino a quando la sua partecipazione non è stata annullata dal sindaco di Roma in persona perché «le donne del Pd» hanno scoperto che i testi delle sue canzoni sono pesantemente sessisti e violenti. La polemica gli ha dato un’ulteriore, immensa botta di nazionalpopolarità. E non solo a lui: la sua ex Taylor Mega, già coinvolta nel patetico e penoso dissing con Fedez, è appena stata intervistata da Francesca Fagnani in una puntata di Belve, acquistando a sua volta punti di nazionalpopolarità. E se vi state chiedendo come si contano i punti di nazionalpopolarità, si fa così: ogni volta che un boomer o una persona che ha la fortuna di vivere al di fuori dei social si ritrova a chiedersi «e questo/questa chi cazzo è », “questo/questa” guadagna un punto di nazionalpopolarità.

Quest’anno Tony Effe ne ha accumulati tantissimi. Prima la famosa uscita durante il podcast Passa dal BSMT sulla paghetta che riceveva a 17 anni, da lui percepita come bassa (150 euro a settimana) e che lo faceva sentire, parole sue, un «povero del centro» (perlomeno è stato sincero). Poi la hit “Sesso e samba” con Gaia, che passava in tutte le radio, demenziale e ipnotica. Poi il dissing con Fedez e la canzone “Chiara” che lo ha fatto conoscere anche a chi non aveva la più pallida idea di chi fosse, l’annuncio della partecipazione a Sanremo, infine il del Circo Massimo. Ha molto senso, quindi, che Gq l’abbia incoronato prima “re dell’estate” (full disclosure: l’intervista è mia) e poi “Uomo dell’anno” (qui la lunga chiacchierata con il direttore di Gq Federico Sarica).

Il colpo di scena è arrivato alla fine: l’inesorabile ingranaggio della nazionalpopolarità, che ormai andava avanti da solo, col pilota automatico, si è inceppato, e da uomo dell’anno Tony Effe si è improvvisamente trasformato nel nemico numero uno delle donne, uno che canta cose come «Arriva Tony, inizia il party / Volano schiaffi e reggiseni da ogni parte / Con una sola botta faccio due gemelli / Il maschio lo chiamo Gucci la femmina Fendi». Il clima era perfetto per accogliere la polemica: sono ormai diverse settimane che i media italiani, dai giornali ai podcast, sono concentrati sul caso Caffo, che immagino molto dispiaciuto di dover improvvisamente condividere il palcoscenico con uno che sì, ok, nelle canzoni fa il macho, anzi, dice cose veramente pesanti (ecco a voi l’analisi dei testi di Tony Effe del Corriere) ma poi chi ce lo assicura che nella vita reale le donne le tratti davvero male?

Durante la puntata di Belve, la sua ex Taylor Mega, che sembrava dovesse vendicarsi dicendo chissà cosa, ci ha confermato l’unica cosa che sapevamo già: Tony Effe non sa cantare. Bisognerebbe chiedere alla modella Vittoria Ceretti, che è stata con lui prima di sposarsi con il dj Matteo Milleri (da cui poi si è separata per mettersi con Leonardo DiCaprio), o forse, ancora meglio, all’attuale fidanzata, Giulia De Lellis: come si comporta, Tony, con le donne? Forse Tony Effe è solo un personaggio interpretato da un bravo ragazzo di nome Nicolò Rapisarda («Fare musica è un po’ come fare cinema: se fai un film di un certo tipo devi scrivere una scena splatter, per dire», diceva lui a Gq), forse è il villain innocuo di cui l’Italia ha bisogno (di villain veri, tipo Morgan, non ne possiamo più). Resta il fatto che i testi di alcune delle canzoni da lui interpretate sono volutamente stupidi e violenti, come la maggior parte dei testi trap. Forse il concertone di Capodanno al Circo Massimo è più adatto a un altro tipo di artista (certo, potevano pensarci prima). Meglio Mara Sattei, fresca di disco gospel col fratello Thasup (un piacevolissimo Jesus is King de noantri: la prima canzone si intitola letteralmente “Egli è re”) e il bravissimo e bellissimo Mahmood che, giustamente, mette tutti d’accordo. Intanto, i follower di Tony Effe hanno raggiunto la cifra di 3 milioni. Molto probabilmente, per dirla con Nanni Moretti, se avesse davvero suonato al Circo Massimo, lo si sarebbe notato molto ma molto meno.

La foto in copertina è di Stefania D’Alessandro (Getty Images)