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L’eterno ritorno dei tattoo choker
Nell’ultimo revival Y2K, i collarini di plastica che facevano disperare le madri degli anni Novanta sono tornati per l'ennesima volta al collo delle adolescenti (e non solo): perché piacciono così tanto?
Canned Smiles
Sono nata nell’anno di massimo splendore per i choker. Nell’estate del 1997 le ragazze nelle grandi città iniziavano a sotterrare i loro collarini di plastica nel portagioie perché ormai li avevano contati attorno al collo di troppe loro amiche, mentre nella provincia ancora ci si precipitava in edicola, prima di andare al mare, per comprare il settimanale di gossip che li regalava attorcigliati nel cellophane. L’odore fortissimo di plastica, la sensazione di soffocare (da qui il nome) quando lo tenevi al collo per più di qualche ora, il prurito e anche il numero di capelli strappati nel complicato atto di infilarselo; eppure la fascinazione che circondava quell’intricato groviglio di fili di plastica che doveva ricordare un tatuaggio tribale era così inspiegabile da trascendere l’ossessione generazionale, rendendolo, infatti, l’oggetto dei desideri di tante altre generazioni di ragazzine irresolute che per un’estate, in cambio di un respiro irregolare, avevano scelto di apparire bellissime e indisciplinate.
Non mi vengono in mente altri accessori degli anni Novanta che hanno avuto un ritorno così ciclico e regolare come i tattoo choker, che fanno capolino un’estate sì e cinque no, disposti attorno al collo delle ragazze che puntualmente frequentano le scuole medie, come se fossero un rito di passaggio obbligato. Avevano iniziato a girare a metà degli anni Novanta, quando erano ancora appannaggio di chi guardava Sabrina vita da strega e cercava un accessorio che segnalasse che era un po’ diverso dagli altri, che era meglio se ti stessero lontani. Doveva assomigliare a un tatuaggio disegnato a mano e aveva un’ascendente goth, quindi se mettevi il collarino volevi dire agli altri che odiavi il mondo, ma allo stesso tempo che non ci credevi per davvero, perché alla fine era un semplice oggettino di plastica.
È ritornato a metà anni Duemila nel primo revival della moda 90s, quando la plasticità e inutilità del choker lo hanno eletto a oggetto più rappresentativo di quel periodo. Allora lo potevi comprare in edicola oppure a un euro ai distributori di gadget che arrivavano in palline di plastica, quelli che trovavi fuori dal gelataio o dal tabaccaio allo stabilimento balneare. Non sapevi mai il colore di quello che ti sarebbe arrivato, anche se finiva per essere quasi sempre quello nero e tiravi un sospiro di sollievo. Dopo una breve sparizione, è stato Tumblr a resuscitarlo nei primi anni Dieci, quando la sua home era ancora popolata da post di ragazze dai capelli colorati, di citazioni di Skins e di immagini arcobaleno delle galassie sovraimposte a simboli dell’infinito. È stato lì che l’ho desiderato per la prima volta.
Quello più affascinante era il choker nero, il più semplice, con pochi fili che si aggrovigliavano per formare dei cerchietti, e allo stesso tempo era anche quello più odiato dalle mamme. La mia, per esempio, si rifiutava di comprarmelo, minacciava di sbattermi fuori di casa se mi fossi mai fatta vedere con un collarino. Lo trovava volgare, diceva che faceva pensare al sesso agli uomini che lo vedevano, così, tredicenne che frequentava le scuole delle suore, avevo abbandonato l’idea senza fare troppi capricci. In realtà il choker segnalava nelle adolescenti il momento in cui decidevi di ascoltare quello che diceva la mamma oppure di andarle contro: ho sempre ammirato chi alla fine se lo metteva. All’inizio del revival dell’era Tumblr era difficile trovarli, specialmente in provincia, spesso infatti si commissionavano alle amiche che d’estate partivano per i viaggi studio a Londra, sicure che a Camden Town, ultimo baluardo della cultura goth, ne avrebbero trovati di ogni tipo – “quello triplo, quello col diamantino incastonato”. Anche se poi qualche anno dopo finivi per entrare in qualsiasi catena di fast fashion dove trovavi miracolosamente quegli stessi modelli rivenduti a qualcosa come dieci euro e strabuzzavi gli occhi.
Non c’è un vero motivo se i choker sono collanine estive se non perché ci adeguavamo alla loro strana distribuzione tra gli inserti delle riviste, i distributori di palline in spiaggia e i soggiorni studio in Inghilterra delle amiche. Stavano bene sui nostri corpi prepuberali in costume sì, adattandosi alla piattezza dei nostri petti sotto il bikini, ma allo stesso tempo c’era il rischio di ritornare a scuola a settembre col segno dell’abbronzatura che seguiva il disegno tribale. Ora si trovano ovunque, anche su Amazon, anche se non hanno fatto il loro ritorno ufficiale. Hanno iniziato ad apparire, al collo di qualche star adolescente, nell’ultimo revival Y2K e di Tumblr che è stato annunciato per il 2022. La scorsa estate è stato visto indossato da Olivia Rodrigo, che poi è quando mi sono convinta che alla fine non è così volgare come diceva mia mamma e finalmente mi sono comprata il primo.