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Storia globale dello Spritz

Una raccolta di articoli sul «più iconico drink italiano» a base di Aperol, inventato dai fratelli Barbieri esattamente 100 anni fa.

Un barista prepara uno Spritz in un bar di Roma (foto di Andreas Solaro/Afp/Getty Images)

L’articolo uscito il 9 maggio sul New York Times con l’eloquente titolo “L’Aperol Spritz non è un buon drink” ha generato sui social una pioggia di commenti indignati. Più che lo Spritz in sé, a non piacere al Nyt è l’Aperol, l’aperitivo dal «sapore zuccherosissimo che lascia in bocca un gusto di sciroppo» creato dai fratelli Barbieri nel 1919 a Padova (e dal 2003 di proprietà del Gruppo Campari), con cui già ce l’avevano nel 2018 per via della violenta campagna di marketing con cui ha conquistato l’America. In più, sempre secondo il Nyt – che nel lontano 2010, con un pezzo intitolato “The Spritz, a Venetian Staple, Is Welcomed Abroad“, invitava ad accogliere con simpatia il drink veneziano, e magari a diffonderlo in tutto il mondo – nel terribile Spritz l’Aperol viene spesso abbinato a prosecco di bassa qualità, acqua di Seltz o acqua frizzante. Com’era prevedibile, si è scatenata la polemica, al punto che il New York Magazine ha prontamente ribattuto con “Tutto internet pensa che, in realtà, l’Aperol Spritz sia buono” e il Washington Post ha sottolineato come, improvvisamente, sui social siano tutti diventati grandissimi esperti di Aperol Spritz.

Entire Internet Agrees Aperol Spritz Is, in Fact, GoodNew York Magazine
La ricetta segreta inventata nel 1919 dai fratelli Barbieri di Bassano del Grappa prevede l’infusione in alcol di più di trenta ingredienti (arance, radici, erbe, vaniglia e rabarbaro, tra le altre cose). Con i suoi 11 gradi l’Aperol è molto meno alcolico del Campari, l’alternativa più diffusa nella preparazione dello Spritz, che arriva invece a 20 gradi. Insomma, come sottolinea il New York Magazine, che in questo articolo ha raccolto i tweet dei suoi molti difensori sparsi per il mondo, lo Spritz Aperol resta il drink dell’estate: «è leggero e puoi berlo di pomeriggio senza ritrovarti ubriaco fradicio come dopo un gin tonic».

Suddenly, everyone has an opinion on the Aperol SpritzThe Washington Post
Becky Kristal segnala come in Apéritif, il suo libro sull’aperitivo, Rebekah Peppler – autrice del pezzo incriminato – si dichiarasse a favore di Campari e Aperol. Non solo, aveva addirittura endorsato il drink che ha poi ripudiato, notando che l’Aperol (“saccharine at best”, scriveva sul Times) è più adatto a cocktail con un tono luminoso e leggero, come l’Aperol Spritz. Questo divertente pezzo del Washington Post sottolinea però un problema ben più ampio – e ben più grave – della querelle Aperol o non Aperol: possibile che, non appena scoppi una polemica su un dato argomento, chiunque senta il bisogno di condividere la propria opinione? E soprattutto, com’è possibile che chiunque abbia le competenze, la cultura e la possibilità di prendere posizione su qualsiasi argomento?

There’s a Reason You’re Drinking So Much Aperol SpritzThe New York Times
In questo pezzo del 2018 il Nyt spiega come lo Spritz Aperol è riuscito a scalzare il rosé, fino al 2017 considerato il drink dell’estate. Secondo Tariro Mzezewa, è stato tutto merito di una martellante e mirata strategia di marketing portata avanti da Campari, che dopo aver puntato sulla diffusione dell’Aperol Spritz in Europa, si è lanciata con sul Canada e sugli Stati Uniti. L’effetto è stato decisamente positivo. Un esempio? Questo articolo di GQ, “The Spritz is the Summer Drink You’ve Been Missing”, con tanto di ricette per provare qualche variazione sul tema, tra cui spicca il simpatico Silvio Spritz.

The Fascinating Origins of the Aperol SpritzMedium
In questo articolo la giornalista Emilie Friedlander racconta una serie di affascinanti aneddoti sul “più iconico cocktail italiano”, attingendo soprattutto a un libro di Talia Baiocchi e Leslie Pariseau uscito nel 2016, SpritzItaly’s Most Iconic Aperitivo Cocktail. Edito da Ten Speed Press, il libro ripercorre la storia del drink risalendo alle sue origini, ovvero al periodo dell’occupazione del Nord Italia da parte degli Asburgo, quando i soldati austriaci presero l’abitudine di annacquare i vini locali per renderli più leggeri. Negli anni ’20 e ’30 i baristi iniziarono a rivisitare la formula dei soldati con acqua gassata e liquori regionali amari come l’Aperol, creato dai fratelli Barbieri nel 1919. Esperimenti che combinavano l’autarchia fascista con l’entusiasmo del movimento futurista per la contaminazione, anche in cucina (basti pensare ai famosi aerobanchetti futuristi, delle cene-evento che mescolavano poesia, scultura, performance e sperimentazioni culinarie, durante le quali venivano servite le famose polibibite). 

Pirlo Recipe – NYT Cooking – The New York Times
Si siete d’accordo con il New York Times – e cioè non vi piace l’Aperol Spritz – vi consigliamo di gettarvi sul Pirlo. Non sapete cos’è? Lo spiegava nel 2017 Rosie Schaap, “drink columnist” del New York Times. A svelare i segreti del Pirlo, tipico drink bresciano, è un amico della giornalista, Damiano Abeni. Prima regola: non usare il Prosecco, ma Pignoletto frizzante. Per decorare il bicchiere una mezza fetta di arancia rossa di Sicilia. Ok il ghiaccio, ma se ne volete di più dovete aumentare la dose di Campari. Niente soda secondo Abeni, ma come ci tiene a sottolineare Schaap, «volendo la si può aggiungere, se si desidera un tocco di effervescenza in più».