Il Six Senses non è l’ennesimo albergo di lusso che apre a Milano

Dopo Roma e Ibiza, nel 2026 Six Senses arriverà anche a Milano, in via Brera 19. Di questa nuova idea di lusso e ospitalità abbiamo parlato con il General Manager André Buldini.

10 Dicembre 2025

Una nebbia così fitta non l’avevo mai vista. Non si vede a un metro. Eppure si sente che qui è Milano.

Dino Buzzati

Se la nebbia fitta, come la descriveva Dino Buzzati, è stata per decenni la metafora perfetta di una Milano che celava la sua bellezza per rivelarla solo a chi sapeva guardare oltre, oggi potremmo dire che la nebbia fisica è svanita, lasciando spazio a una più preziosa “atmosfera ovattata”. È questa ovattatura – fatta di discrezione, eleganza sommessa e un silenzio prezioso – che il Six Senses Milan pare voglia portare nel cuore di Brera a partire dalla fine del 2026. L’apertura, di fronte alla Pinacoteca, non è semplicemente l’inaugurazione dell’ennesimo albergo di lusso; è la scelta di un concetto di ospitalità che esalta l’arte della sottrazione invece che dell’opulenza. L’indirizzo di via Brera 19, là dove l’arte di Fontana incontrava le note malinconiche di Jannacci, sposa la scelta di vivere l’anima della città anche fatta di contrasti: tra fervore creativo e austera riservatezza.

Il General Manager di Six Senses Roma e Milano, André Buldini, inquadra l’arrivo nel capoluogo lombardo come la tappa più recente di una vera e propria geometria strategica destinata a ridisegnare la mappa del viaggio high-end in Europa. «L’arrivo a Milano non è un punto di partenza casuale», sostiene Buldini. «Il percorso, che ha preso slancio con la presenza a Roma e ha trovato il suo polo energetico a Ibiza, si completerà presto con una prossima apertura sul Lago di Como». Ogni tappa una promessa: calore, cura e un profondo senso di relax. In questo modello, la fedeltà del viaggiatore non è legata a una singola struttura, ma a una catena di esperienze coerenti. Buldini spiega che «Il vero lusso è fatto di eleganza senza sforzo e connessioni autentiche, di silenzio e ascolto delle sensazioni, non di clamore e apparenza». A tale approccio sensoriale si affianca una responsabilità sociale forte e misurabile. La sostenibilità in Six Senses non è un’etichetta, ma un principio fondante con un risvolto finanziario concreto: ogni struttura istituisce un Fondo per la Sostenibilità che investe attivamente in progetti locali mirati alla comunità, all’habitat e alla fauna selvatica. «Ogni resort ha intrapreso progetti specifici basati sulle esigenze locali e punta a ottenere il massimo impatto misurabile nella propria destinazione», spiega Buldini, garantendo che il soggiorno di ogni ospite si traduca direttamente in un impatto positivo.

La strategia di espansione in Italia si basa sulla capacità di innestare il Dna del marchio in contesti storici potenti, mantenendo intatta la filosofia del benessere. Se Milano si prepara ad assorbire l’anima discreta di Brera, Six Senses Rome, operativo in Piazza San Marcello, ha già dimostrato la forza di questo modello. A pochi passi dalla Fontana di Trevi, l’hotel romano occupa il quattrocentesco Palazzo Salviati Cesi Mellini, una location che i romani avevano quasi ignorato. Varcare la soglia è come entrare in un’altra dimensione, dove il recupero di una grande scala marmorea o la visibilità di una vasca battesimale del IV secolo dal pavimento del ristorante creano una connessione quasi spirituale con la storia. Il Notos rooftop, con la sua terrazza sui tetti di cupole e statue, non è solo un punto di vista, ma un orto di erbe officinali e un palco al tramonti. Questo successo romano definisce il precedente per Milano: non si tratta di costruire ex novo, ma di riqualificare la memoria e trasformare il contesto in una destinazione olistica.

L’ospitalità, per essere vissuta e non solo vista, necessita di un interior design che sia in dialogo con l’ambiente e il contesto. Per questo, gli interni a Milano saranno curati da Tara Bernerd & Partners che hanno ricreato una “casa-villa urbana” in cui la storia travalica il concetto di contemporaneo. Tara Bernerd sottolinea come i materiali selezionati parlino la lingua milanese: marmo arabescato, dettagli in ottone antico, vetro fumé e stuccature materiche. L’architettura esalterà alcuni elementi, come il cortile interno nascosto, offrendo una certa quiete, nonostante il caos del centro città, in una struttura che avrà solo 69 camere, comprese le suite con plunge pool, la spa olistica e sky pool sul rooftop panoramico. Forse solo a Brera, dove l’arte di essere milanese si manifesta nell’abilità di conservare la sostanza al riparo dalla fretta, Six Senses poteva trovare la chiave di accesso a una dimensione di quiete e profondo benessere. In fondo, come diceva Jannacci, “Milano è una città che t’abbraccia, ma che t’abbraccia in fretta”.

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