In crisi demografica ed economica, distrutta da siccità e incendi, la città è diventata ora cavia dell'esperimento autoritario di Donald Trump. Un esperimento che, se dovesse riuscire, potrebbe cambiare la storia americana.
C’è un sito che usa il riconoscimento facciale per trovare e denunciare i poliziotti violenti
Si chiama fuckLAPD.com, l'ha creato un artista americano per trovare gli agenti che coprono i loro numeri identificativi.

Un’interfaccia minimale, qualche riga d’istruzioni d’uso, un sistema per caricare le foto e l’intelligenza artificiale per confrontarle con l’archivio delle fototessere pubbliche della polizia di Los Angeles: si presenta così fuckLAPD.com, veloce, sicuro e facilissimo da utilizzare. Il sito è stato creato dall’artista Kyle McDonald, che da anni si occupa di tecnologie e intelligenze artificiali applicate al mondo dell’arte contemporanea. Non è la prima volta che McDonald prova a usare i suoi progetti per arginare le violenze delle forze dell’ordine: già nel 2018 aveva lanciato un sito per identificare gli agenti violenti dell’Ice, temuta polizia anti-immigrazione tornata alla ribalta in queste settimane per i violenti arresti degli immigrati a Los Angeles , come ricorda sul suo account Twitter.
In quella città che Trump vorrebbe laboratorio del nuovo volto degli Stati Uniti, repressivo e xenofobo, il sito di McDonald è una delle tante iniziative di resistenza. Sfruttando l’efficienza e la capacità di calcolo dell’intelligenza artificiale, McDonald ha creato uno strumento che consente a chi è in possesso di foto o video di agenti non identificabili dalla matricola sulla divisa (perché non visibile, magari intenzionalmente) di risalire alla loro identità. fuckLAPD.com consente a chi ha scattato foto o video di agenti violenti d’identificarli: gli utenti possono caricare le foto degli agenti e, attraverso il riconoscimento facciale, raffrontarle al database della polizia di Los Angeles, risalendo all’identità del violento. Il tutto in modalità anonima e gratuita.
McDonald ha spiegato così a 404 il suo progetto, che utilizza un strumento tecnologico sofisticato solitamente impiegato dalla polizia per identificare manifestanti contro le stesse forze dell’ordine: «Abbiamo il diritto di sapere chi ci sta sparando in faccia, anche quando hanno il distintivo coperto. Il sito è una risposta alla violenza della polizia losangelina durante le recenti proteste contro i terribili raid dell’Ice. E, più in generale, al fallimento della stessa nel realizzare qualcosa di utile nonostante riceva oltre due miliardi di dollari di finanziamenti ogni anno.»