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L’era del reggiseno è finita

Tutto è iniziato durante il lockdown e adesso lo indossano sempre meno donne, mentre si avanzano sempre più interpretazioni per spiegare perché.

di Francesca Faccani

Zoe Kravitz courtesy of @kravitzupdate, Instagram

Se prima non lo mettevi, ti saresti sorbito gli sguardi non tanto indiscreti quanto perplessi delle persone in fila al supermercato, il genere che non riservavano neanche alle tette di Jennifer Aniston quando apparivano in prima serata su Friends sotto a un crop top bianco. Ora, invece, ti chiedono le ragioni per le quali stai indossando un reggiseno proprio nell’estate 2021, come se la libertà del seno fosse direttamente proporzionale a quella sessuale o a quella personale, da rivendicare dopo che ci è stato chiesto per un anno intero di metterla spietatamente da parte per il bene degli altri. E il bene nostro? È toglierci ganci, imbottiture, ferretti, tutto quello che ha una vaga assonanza con la terminologia delle pratiche Bdsm e con le torture medievali: è meglio lasciarle ai tempi avanti Coronavirus. L’era del reggiseno è finita ma non è una decisione politica, nessuno qui vuole appiccargli fuoco e gridare contro il patriarcato: ci siamo semplicemente stancate (ancora prima, di usare la parola “patriarcato”) di perdere tempo a montare, girare al contrario, attaccare il gancetto giusto e fingerci qualcun altro. Chi cercavamo di fregare se non noi stesse, dandoci un certo tono, una taglia in più?

A tutti quei lussi ai quali ci eravamo abituati durante i mesi di videochiamate abbiamo rinunciato da tempo. I jeans, con tanta fatica, siamo riusciti a riabbottonarli, le scarpe abbiamo dovuto rimetterle, dopo esserci finalmente rese conto che sono proprio scomodi i tacchi, forse alla fine vanno benissimo anche le Birkenstock e le friulane da casa. Il reggiseno è diverso perché ci siamo ricordate che può essere – specie per chi si ritrova con tette medio-piccole ­– accessorio. Ce ne siamo accorte nelle prime settimane di lockdown barricate dentro casa e senza nessuno che potesse guardarci sotto la linea delle scapole che forse non ne avevamo bisogno visto come tutto sembrava destinato a precipitare. O forse dopo abbiamo fatto come Michelle Obama, che quando le avevano chiesto se lasciare la Casa Bianca fosse «l’equivalente di togliersi il reggiseno alla fine di una lunga giornata e cioè essere completamente liberi», aveva tirato un sospiro di sollievo e risposto di sì. E così è rimasto nello scatolone dei cambi stagione, insieme ai vestiti coi quali ci siamo scordati di fare il reso – in Francia hanno stimato che il 20 percento delle ragazze fino ai 24 anni non ne abbia mai indossato uno durante il primo lockdown.

Una bellissima interpretazione psicanalitica del reggiseno ce l’ha data l’attivista Iris Marion Young, che credeva funzionasse come barriera protettiva dal mondo esterno: di conseguenza quest’estate sarebbe il momento perfetto per dimostrare al mondo là fuori quanto ci sia mancato, rimuovendo l’imbottitura, l’ultimo baluardo a tenerlo lontano da noi. Quindi, togliere il reggiseno sarebbe proprio una bella riappacificazione dopo tutti questi periodi di isolamento. È lo stesso slancio che ha ispirato un nuovo trend su TikTok che consiste nel tagliare malamente con le forbici l’imbottitura di un reggiseno superstrutturato così da trasformarlo in una bralette sottile. Perché alla fine le bralette e i reggiseni sportivi si possono considerare gli equivalenti del braless per chi il reggiseno se lo deve proprio mettere, cercando di rendere più inclusivo questo movimento fintamente body positive che escluderebbe altrimenti tutta quella fetta della popolazione che durante la prima pandemia ha fatto schizzare le vendite dei reggiseni senza ferretto del 40 percento: fa tutto parte della stessa necessità di liberarsi dalle sovrastrutture.

Intanto la settimana scorsa The Cut ha pubblicato un editoriale intitolato: “Perché non mi rimetterò mai più il reggiseno”, che abbracciava l’idea di un nuovo capitolo della moda dove sarà il corpo a dettare la sagoma e non l’underwear che lo strizza: ci troveremmo, secondo l’autrice, nel momento utopico nel quale il mondo del fashion è abitato da corpi normali, con capezzoli e seni diversi. In effetti ora il reggiseno ora ci delude nello stesso modo del make-up: nessuno vuole più aggiungere o nascondere, e dal momento che sui social ci fingiamo tutti facilmente sinceri con quel fare un po’ strambo, una foto con le tette asimmetriche, prerogativa che si vedano dal crop top bianco trasparente, sarebbe l’aggiunta perfetta al dump-posting per come lo intendiamo oggi.

Qualche giorno fa, poi, è arrivato dall’alto il segnale definitivo: in una diretta Instagram Gillian Anderson ha guardato la videocamera e ha detto molto candidamente: «Sono così pigra che non indosso neanche più il reggiseno: è fottutamente scomodo», pronunciato con la leggerezza di un profeta, «Guardate, preferisco che le tette mi arrivino all’ombelico, io non me lo metto più». Ho una teoria, che sia iniziato tutto quando abbiamo visto Zoë Kravitz in High Fidelity durante il lockdown, abbiamo cercato di imitarla così disperatamente che abbiamo finito per adottarne inconsapevolmente il look, ma l’unica cosa che ci è riuscita veramente sono stati i capezzoli che si vedono sotto la maglietta.