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Il futuro del rossetto

Come per il reggiseno, è uno dei prodotti di cui molte donne sembrano non avere più bisogno. E la mascherina potrebbe non essere l’unico motivo.

di Corinne Corci

(Photo by John Rawlings/Condé Nast via Getty Images)

È passato del tempo da quando abbiamo capito che Marie Kondo ci aveva mentito. Da quando, nonostante avessimo provato ad applicare il suo metodo per non sentirci soffocare dall’eccesso di oggetti, per avere benefici spirituali, al quarto crollo emotivo ci siamo accorti che forse non stava funzionando. Elimina le cose in più, smettila di ripetere che ai tuoi pronipoti potrebbero servire, riordina la tua vita e aumenterai la fiducia in te stesso – bugiarda – e nonostante questo, come capita con quelle storie d’amore che ci avvelenano la vita, ci siamo comunque ricascati quando eravamo più fragili, durante e dopo il lockdown. Abbiamo deciso cosa meritasse di occupare spazio nelle nostre case e cassetti e cosa invece avremmo potuto fare a meno di comprare: come i rossetti, le cui vendite stando ai dati raccolti dalla Nielsen sarebbero crollate del 60 per cento. Le previsioni su base annua si attestano intorno a un -24 per cento.

Ciò che è interessante è che rispetto a quanto accaduto in passato durante i periodi di forte crisi, il dato è adesso in controtendenza. Da sempre considerato acquisto gratificante, attraverso quello che è stato definito il “Lipstick Index” il rossetto ci ha aiutati a comprendere come stessimo affrontando i momenti economicamente più complicati, sin da quando Leonard Lauder, presidente emerito di Estée Lauder, in piena recessione economica del 2001 coniò la nuova espressione, ipotizzando una relazione tra l’aumento di vendite dei rossetti e il momento che il mondo stava attraversando. Dopo il crollo delle Torri Gemelle infatti, gli acquisti di lipstick aumentarono dell’11 per cento, mentre a seguito del fallimento della Lehman Brothers, dodici anni fa, le vendite crebbero di oltre il 5 per cento.

Complice sicuramente l’obbligo di indossare la mascherina in determinati luoghi e orari, qualcosa è cambiato, la sensazione è quella che siano molte le donne a non usarlo più o comunque a utilizzarlo con più parsimonia. Non devi essere Rita Pavone a Sanremo 2020 con la bocca incatramata da un chilo di rossetto rosa per causare una catastrofe, la mascherina chirurgica alla fine ricorderà sempre una salviettina struccante della Cotoneve. E c’è chi lo aveva predetto, come Chris Ventry, vicepresidente della divisione consumatori della società di consulenza gestionale SSA & Company, che a marzo sul New York Times aveva parlato di “effetto mascara”, «poiché sempre più persone dovranno indossare la mascherina, enfatizzeranno altre forme di trucco», compreremo ombretti, dolci veneri di rimmel. Resta da chiedersi se vi sia dell’altro, se questa non sia solo la forma visibile di una rivoluzione profonda, e se abbiamo rinunciato a comprare rossetti in favore di cosa l’abbiamo fatto.

C’è qualcosa di sovversivo nel muoversi tra la gente a viso scoperto. Come nell’uscire di casa senza indossare il reggiseno – secondo un’indagine pubblicata da Le Parisien, il movimento No-Bra, cioè “senza reggiseno”, ha iniziato a spopolare in Francia e nel resto del mondo proprio dopo il lockdown. Come se avessimo concretizzato in prodotti materiali un certo senso di costrizione, per provare ad abbandonarlo, almeno per un po’. Nel 2018 sul Guardian la comica Gina Yashere, intervistando Michelle Obama, le chiese se la fine della presidenza del marito fosse come «l’equivalente di toglierti il reggiseno dopo una lunga giornata. Come ti sei sentita in termini di completa libertà?».

A proposito di libertà, basta scorrere nella home di Instagram per accorgersi di come gran parte del lavoro precedentemente svolto dal trucco teso all’esagerazione, sia adesso reindirizzato verso prodotti e procedure che sollecitano una nuova estetica della naturalezza militante, tanto che sembra passato un secolo da quando riuscì a fare notizia la decisione di Alicia Keys di abbandonare il make-up (era solo il 2016), e su qualche sito si trovava: “Come riuscire a ottenere l’aspetto senza trucco di Alicia Keys usando il trucco, 10 passaggi”. La bellezza è diventata un luogo di resistenza, rivendicazione di benessere, “un atto di guerra politica” come lo definiva la poetessa americana Audre Lorde. Decidere di indossare il rossetto o non indossarlo in base al nostro gusto, umore, desiderio. Ed è per questo che la fine del rossetto è difficile da immaginare: che sotto alle mascherine non ci sia e non ci sarà niente non sarà vero per tutte, come l’addio del reggiseno, la divinazione delle tutone e magari pure delle occhiaie. Qualche giorno fa, Alexandria Ocasio-Cortez in un video postato su Instagram per mostrare la sua beauty routine, ha spiegato per esempio che indossare il rossetto per lei è un simbolo di femminilità e potere, nonostante la mascherina.

Sceglieremo anche noi – lo stiamo già facendo – andremo in giro con la faccia nuda senza temere di assomigliare troppo a noi stessi, ci metteremo la tinta per labbra a lunga tenuta aspettando il momento in cui ci siederemo in un locale e ci toglieremo la mascherina. E forse Marie Kondo alla fine un pochino aveva ragione, sull’importanza individuale di capire cosa ci serva davvero e cosa no per stare bene. Che magari, dopo tutto quello che si è abbattuto sulle nostre vite, è solo giunto il momento per comprendere cosa abbiamo fatto per gli altri, e cosa invece abbiamo e dovremo fare sempre e solo per noi.