Hype ↓
22:27 lunedì 3 novembre 2025
Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene perché gli va Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.
La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Dopo il caso degli accoltellamenti sul treno, in Inghilterra vorrebbero installare nelle stazioni i metal detector come negli aeroporti Ma la ministra dei Trasporti Heidi Alexander ha già fatto sapere che la cosa renderà «un inferno» la vita dei passeggeri.
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.

Un’opera d’arte per rielaborare il lockdown

Fino al 25 ottobre "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli risuonerà, cantata dal vivo, tra le pareti di San Carlo al Lazzaretto: è il progetto di Ragnar Kjartansson voluto dalla Fondazione Trussardi.

di Studio
24 Settembre 2020

Cos’hanno in comune una mente innamorata e una mente intrappolata? Entrambe, per ragioni diverse, tendono a spingersi oltre il limite conosciuto, oltrepassando lo spazio fisico per liberarsi in un luogo nuovo e indefinito. Tra le più belle canzoni d’amore mai scritte, “Il cielo in una stanza” parla proprio di questo slancio dell’immaginazione verso l’alto e verso l’altro: «Quando sei qui con me / Questa stanza non ha più pareti / Ma alberi, alberi infiniti / Quando sei qui vicino a me / Questo soffitto viola / No, non esiste più / Io vedo il cielo sopra noi». La stanza è una dolce prigione da cui l’innamorato non può fare a meno di evadere: troppo piccola e limitata per contenere un amore che ha bisogno di espandersi in spazi e concetti illimitati, come il cielo e gli alberi infiniti. «”Il cielo in una stanza” è l’unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio»: sono le parole tanto semplici quanto illuminanti con cui l’artista islandese Ragnar Kjartansson (Reykjavík, 1976) ha descritto The Sky In A Room, il progetto che dal 22 settembre al 25 ottobre occupa la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano. Ogni giorno, dei cantanti professionisti si alternano, uno alla volta, all’organo della Chiesa di San Carlino per eseguire un arrangiamento della celebre canzone di Gino Paoli, che si ripeterà ininterrottamente per sei ore al giorno. «In un certo senso», continua l’artista, «è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi. È una poesia che racconta di come l’amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi…».

A cura di Massimiliano Gioni, che nel 2013 aveva invitato Kjartansson a partecipare alla 55a edizione della Biennale di Venezia (non era la prima volta che l’artista esponeva in Biennale: nel 2009, a 33 anni, era stato il più giovane artista a rappresentare l’Islanda), il progetto voluto da Beatrice Trussardi è da leggere come un gesto per elaborare il periodo del lockdown che ha costretto gli italiani e soprattutto gli abitanti della Lombardia a passare alcune settimane rinchiusi nelle proprie case, e quindi nelle proprie stanze: «Dopo i mesi trincerati in casa», si legge nel testo della Fondazione, oggi al suo diciottesimo anno di attività nomade, «accompagnati dal suono delle sirene dell’ambulanza, fra una torta e un applauso alla finestra, la performance di Kjartansson diventa un poetico memoriale contemporaneo, un’orazione civile in ricordo dei dolorosi giorni trascorsi sognando nuovi modi per stare insieme e combattere solitudine e malinconia». In quanto spazio fisico e circoscritto che custodisce ciò che è immortale, infinito ed eterno, la chiesa è il luogo in cui la canzone di Gino Paoli assume un carattere ancora più ampio, in cui la dimensione mistica e artistica si unisce a quella sentimentale. Ma c’è di più: la storia della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, infatti, è intimamente legata alle precedenti epidemie che hanno coinvolto la città di Milano, dalla peste del 1576 a quella del 1630, resa celebre da I promessi sposi di Alessandro Manzoni che cita in più occasioni il Lazzaretto e ambienta proprio lì uno dei capitoli più noti.

«La prima volta che ho sentito “Il Cielo in una stanza” la cantava Mina», ha raccontato l’artista quarantaquattrenne. «Una versione fantastica. Mentre quella di Gino è più tenera e dolce». Padre e madre attori di teatro, nonno scultore, madrina cantante folk di successo, Ragnar Kjartansson è cresciuto respirando musica e cultura. Da adolescente ha suonato con band come i Kanada, i Kósý, e i Trabant. Nel 2013 ha lavorato con i The National, obbligandoli a suonare la loro canzone Sorrow dal vivo per sei ore consecutive al MoMA PS1 di Brooklyn. Nel 2012 aveva presentato all’Hangar Bicocca il progetto The Visitors, una grande installazione costituita da nove proiezioni video in scala 1:1, che mescolava concerto dal vivo, performance, poesia e cinema attraverso un allestimento immersivo, basato sulla ripetizione e la circolarità dei gesti e delle ambientazioni. Nei nove video di The Visitors comparivano musicisti differenti, tutti amici di Kjartansson (fra cui Kristín Anna e Gyða Valtýsdóttir, sorelle fondatrici della storica band islandese dei Múm, e Kjartan Sveinsson, tastierista fino al 2012 dei Sigur Rós), che cantavano e suonavano per più di un’ora, ciascuno con uno strumento diverso, la stessa melodia della canzone Feminine Ways, ispirata alla poesia composta dell’ex moglie dell’artista, Asdís Sif Gunnarsdóttir. Ispirata nel titolo e nel tema all’omonimo e ultimo album del celebre gruppo svedese ABBA, The Visitors offriva una riflessione intorno al tema della forza e della persistenza dei legami affettivi. Le opere di Kjartansson sono caratterizzate da un senso di profonda malinconia e sono spesso ispirate alla tradizione del teatro e della letteratura nordica del Novecento, con riferimenti all’opera di Tove Janson, Halldór Laxness, Edvard Munch e August Strindberg, tra gli altri. La musica è un elemento fondamentale e viene utilizzata, nelle parole dell’artista, «come un elemento quasi plastico».

Articoli Suggeriti
Un semplice incidente è la più grande sfida che Jafar Panahi ha mai lanciato al regime iraniano

Palma d'oro a Cannes, serissimo candidato all'Oscar per il Miglior film internazionale, nel suo nuovo film il regista immagina gli iraniani alle prese con l'inimmaginabile: quello che succederà dopo la fine della Repubblica islamica.

Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema

Il calendario non ha aiutato, ma l’imputato principale sembra essere Hollywood, che ha portato in sala solo film che il pubblico ha snobbato.

Leggi anche ↓
Un semplice incidente è la più grande sfida che Jafar Panahi ha mai lanciato al regime iraniano

Palma d'oro a Cannes, serissimo candidato all'Oscar per il Miglior film internazionale, nel suo nuovo film il regista immagina gli iraniani alle prese con l'inimmaginabile: quello che succederà dopo la fine della Repubblica islamica.

Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema

Il calendario non ha aiutato, ma l’imputato principale sembra essere Hollywood, che ha portato in sala solo film che il pubblico ha snobbato.

I libri del mese

Cosa abbiamo letto a ottobre in redazione.

A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty

Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.

Dopo 30 anni di lavori e un miliardo di investimenti, è stato finalmente inaugurato il nuovo, gigantesco museo egizio di Giza

Sarà il museo più grande del mondo dedicato a una singola civiltà e punta a rilanciare il turismo in crisi in Egitto.

La bravura di Josh O’Connor è solo uno dei tanti motivi per vedere The Mastermind

Il nuovo film di Kelly Reichardt, presentato a Cannes e distribuito in Italia da Mubi, non rientra davvero in nessuna delle tante definizioni che ne sono state date. Ed è proprio per questo che è così sorprendente.