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La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.
Sally Rooney ha detto che i suoi libri potrebbero essere vietati in tutto il Regno Unito a causa del suo sostegno a Palestine Action E potrebbe addirittura essere costretta a ritirare dal commercio i suoi libri attualmente in vendita.
In Francia è scoppiato un nuovo, inquietante caso di “sottomissione chimica” simile a quello di Gisèle Pelicot Un funzionario del ministero della Cultura ha drogato centinaia di donne durante colloqui di lavoro per poi costringerle a urinare in pubblico.
Dopo quasi 10 anni di attesa finalmente possiamo vedere le prime immagini di Dead Man’s Wire, il nuovo film di Gus Van Sant Presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia, è il film che segna il ritorno alla regia di Van Sant dopo una pausa lunga 7 anni.
Un esperimento sulla metro di Milano ha dimostrato che le persone sono più disponibili a cedere il posto agli anziani se nel vagone è presente un uomo vestito da Batman Non è uno scherzo ma una vera ricerca dell'Università Cattolica, le cui conclusioni sono già state ribattezzate "effetto Batman".
Secondo una ricerca dell’università di Cambridge l’adolescenza non finisce a 18 anni ma dura fino ai 30 e oltre Secondo nuove analisi neuroscientifiche, la piena maturità cerebrale degli adulti arriva molto dopo la maggiore età.
I fratelli Duffer hanno spiegato come settare la tv per guardare al meglio l’ultima stagione di Stranger Things I creatori della serie hanno invitato i fan a disattivare tutte le “funzioni spazzatura” delle moderne tv che compromettono l'estetica anni '80 di Stranger Things.
L’incendio di Hong Kong potrebbe essere stato causato dalle tradizionali impalcature in bambù usate nell’edilizia della città Le vittime accertate sono 55, ci sono molti dispersi e feriti gravi. Sembra che il rogo sia stato accelerato dal bambù usato nei lavori di ristrutturazione.

Neanche gli insegnanti sono sulla Salaria

La polemica attorno al caso del liceo romano Righi e i commenti fatti da tanti editorialisti dimostrano ancora una volta che scrivere di scuola è un'operazione complicata quasi quanto insegnare.

22 Febbraio 2022

«Se gli educatori sono terrorizzati da coloro che dovrebbero educare nulla funziona più». Così scrive Concita De Gregorio su Repubblica in merito al caso Righi, il liceo romano dove è stato aperto un provvedimento disciplinare per una docente che ha ripreso una studentessa, impegnata in una coreografia ombelicale da tiktoker, con la brutta uscita: «Non stiamo mica sulla Salaria».

Alle orecchie di chi insegna, la frase della giornalista suona in modo bizzarro, quasi siano gli educatori a dover terrorizzare a loro volta. E basterebbe sfogliare qualsiasi manuale di pedagogia per sapere che educare non è terrorizzare. Anzi. Ma scrivere di scuola, va detto, è operazione complicata, da sempre. Domenico Starnone, dopo anni di servizio e brillanti rubriche sulla vita scolastica, non è mai riuscito a farsene paladino. Non è detto che chi sia addentro al mondo dell’insegnamento sia capace di interpretarlo nel modo giusto. Vedi le recenti dichiarazioni di Ricolfi e Mastrocola, che propongono di sfruttare la Dad per propinare in classe videolezioni dei grandi maestri della letteratura, molto più interessanti di quelle dei docenti. «Gli insegnanti dovrebbero avere l’umiltà di accettare che le grandi lezioni le fanno altri. Forse è questa una delle grandi promesse future della tecnologia». Wtf, scriverebbero i ragazzi.

Oggi ai docenti vengono richieste diverse competenze − emotive, digitali, burocratiche − e lavorare a scuola diventa una sfida sempre più alta, dove è bene lascarsi guidare, oltre che da anni di esperienza e continui corsi di formazione, soprattutto dal buon senso. Dall’ultimo arrivato, appena pescato dalle graduatorie di terza fascia, alla docente prossima alla pensione che ancora rimpiange il registro cartaceo, sono tutti chiamati al lavoro di squadra, alla riflessione, al confronto, membri consapevoli di una comunità educante che coinvolge le famiglie, il territorio, e non si limita alla sola didattica o a un registro affollato di livide note disciplinari.

«La frase “non sei sulla Salaria” rivolta a una ragazza che in classe si fa un videoselfie da postare su TikTok scoprendosi il corpo non è un distico elegiaco, certo. Ma non è neppure un’ingiuria: è un modo di dire colloquiale, altrove si dice “pari uno scorfano” senza che la protezione della fauna ittica insorga. A Roma sulla via Salaria ci sono persone che si offrono al mercato dei corpi, dire “non sei sulla Salaria” significa stai composta, per favore, che sei a scuola». Certo la docente poteva usare parole diverse, si legge in professorese antico. Dunque, se la ragazza si è sentita offesa dalle dichiarazioni poco lusinghiere è una questione accessoria, il problema è la mancanza di decoro, di rispetto, di disciplina: non mi importa chi sei o cosa pensi, ma come obbedisci. Nelle polemiche di questi giorni si invoca a gran voce il ritorno della divisa scolastica, di una disciplina ferrea, si ricorda con nostalgia di quando gli insegnanti erano una categoria rispettata, e ci si dimentica che insegnare è, comunque, un lavoro di vocazione (perifrasi, volendo, per sottopagato) dove chi insegna lo fa al servizio della comunità in cui si trova, adeguandosi e rispettando la storia di ogni studente anche e soprattutto se lontano dalla propria.

E mai come nel ruolo di docente si è tenuti a pesare le parole, le definizioni, a rispettare ogni suscettibilità. Soprattutto ad aggiornarsi. Chi insegna deve essere irreprensibile innanzitutto con sé stesso. Non è pensabile che un insegnante fumi davanti ai suoi studenti – anche fuori dai cancelli della scuola – o che monti su un motorino senza casco, così come non è accettabile che ci si rivolga a una studentessa col solo intento di mortificarla. A scuola si apprende anche per imitazione, e il modello sociale di riferimento non può essere di scarso valore. Ben vengano allora le proteste degli studenti, che intanto manifestano ai cancelli della scuola indossando minigonne e top aderenti, allestendo striscioni con su scritto “Righi zona fucsia”, perché siano loro a chiedere rispetto dagli insegnanti checché ne pensino gli adulti, radunati in interminabili assemblee tutte ancora online a rivangare nostalgici una scuola e una disciplina che per fortuna non esiste più.

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