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In difesa dell’oroscopo

Le levate di scudi e il richiamo al metodo scientifico contro gli "astrological coach" minimizzano un fenomeno che è ben più complesso di quello che si pensa.

di Teresa Bellemo

Qualche giorno fa, mentre stavo guidando, alla radio una speaker stava rileggendo l’oroscopo 2021 dei vari segni per poi chiedere agli ascoltatori se le loro previsioni si fossero realizzate. Ho ascoltato soltanto quello dei Gemelli, ho pensato brevemente ad alcuni amici di quel segno e ho pensato che sì, in buona parte ci aveva beccato. Poi sono scesa dall’auto con il fastidioso rammarico di non aver potuto attendere fino al mio segno per capire se le previsioni ci avessero preso anche con me. In realtà, nel caso non ci fosse stata troppa aderenza, lo sapevo giò che avrei avuto immediatamente la giustificazione pronta: «Questi sono oroscopi da bar, una riga che val bene per tutti. Conta vedere i pianeti, le case, per avere un quadro sensato». Con l’astrologia è facile uscirne, dopotutto. A volte ci accontentiamo della frase da biscotto della fortuna, se ci piace, se si adatta a quello che stiamo vivendo, se ci fa intravedere una fine felice. Se invece le cose stonano possiamo sempre scartare di lato e immaginarci che se avessimo un quadro più approfondito di certo avremmo modo di capire più a fondo la situazione, con una frasetta così estemporanea non è che ci si possa fare granché.

L’astrologia è una cosa seria, dopotutto. Così seria che il Corriere della Sera lo scorso 17 dicembre ha intervistato Massimo Celada, fisico cibernetico e astrological coach per dirigenti e aziende, e La Repubblica il giorno dopo ha risposto con un’intera pagina di intervista al suo astrologo di riferimento: Marco Pesatori. Tutti e due a dire che la lettura del cielo è una cosa per cui serve studiare, che le componenti di cui tenere conto sono molte di più che il solo Sole, che l’astrologia in questo momento storico viene molto sottovalutata e che invece in futuro (come d’altronde in passato) troverà molta più assonanza con la scienza. Nel frattempo, orrore e raccapriccio si diffondevano nei vari social a commento di questo spazio dedicato alla superstizione e alle macumbe, nonostante l’ormai lontano secolo dei Lumi ci abbia portato fortunatamente fuori dalla divinazione delle viscere degli animali e dei fondi di caffè. Il tutto mentre da anni un’astrologia fitta di sfumature delle più varie (yogiche, vaporwave, memistiche, filosofiche, zen, psicanalitiche, razionalistiche) è diventata una sorta di simulacro per Millennial e Gen Z grazie ad app, meme e account social che delineano, approfondiscono, mitizzano, ironizzano sui vari segni zodiacali ricordandoci periodicamente che in realtà bisogna anche controllare l’ascendente, la Luna e, perché no, pure Venere per sapere qual è il nostro motto o il nostro desiderio più segreto.

Ogni giorno infatti la mia timeline si aggiorna con haiku ispirazionali di Co-Star o The Pattern (due app che approfondiscono il tema dell’astrologia in senso lato), gag e dettagli su quel determinato tic dei Capricorno o dell’Ariete, dirette Instagram di messe lunari. Voi vi chiederete cosa diavolo seguo. In realtà non seguo nessun account o pagina troppo specifici, tant’è che sotto i vari post vedo like e commenti dei miei più insospettabili amici e conoscenti. Lasciamo stare che io ho pure provato a leggere un manuale di introduzione all’astrologia di Lisa Morpurgo registrando davvero degli infimi risultati quanto a memorizzazione e comprensione di sestili, opposizioni e Lilith. 

Il fatto è che serve provare a mettere dei paletti, ad abbozzare delle consuetudini, delle microscopiche certezze in un mondo in cui non ce n’è manco mezza. Le persone che saprebbero rispondere alla tipica domanda da colloquio di lavoro: «Dove si vede tra dieci anni» senza tentennamenti e senza un attacco di panico forse non avrebbero bisogno di investire tempo, disciplina e reverenza per Simon and The Stars o @Trashbag_astrology. Il fatto è che non sono moltissime, per tante ragioni, e allora si fa quel che si può. Abbiamo bisogno di qualche cosa di minimamente chiaro e gli oroscopi potrebbero esserlo, anche se poi proviamo a trovarlo nelle parole di Breszny su Internazionale, dove solitamente abbiamo il compito di trarre ispirazione dalla parabola settimanale di una sconosciuta poetessa uzbeka del nostro stesso segno che scrisse cose per noi trascurabili del tipo «amo la luce dell’inverno» o «apprezzo le lunghe nuotate all’alba» ma che «nelle prossime settimane ti consiglio di fare come la poetessa uzbeka, Cancro», ok, tutto chiaro.

Abbiamo bisogno che qualcuno ci conosca a fondo come solo un account di meme può fare e ci faccia sorridere del nostro sbroccare perché un amico non ricorda la terza canzone del terzo disco dei Radiohead. O come una di quelle app a cui abbiamo dato tutti i nostri dati sensibili per farci mandare ogni giorno un pensierino aspirazionale che ci fa guardare il telefono per quei 30 secondi equamente suddivisi tra il dire «sì sì, sono io» e il chiedersi di cosa si faccia chi scrive ‘ste robe senza senso tipo (copio quella ricevuta ieri): «La tua integrità personale potrebbe essere più importante del loro comfort» (ma il comfort di chi?). Anche Bumble, un’app per incontri, dà la possibilità di inserire il proprio segno tra le informazioni. Almeno se è della Vergine ti puoi immaginare che arriverà puntuale e poi, certo, dovrai tentare di dimenticare che buona parte dei serial killer della storia sono proprio di quello stesso segno. Non si può mica avere tutto. 

Forse non ha senso dedicare una pagina intera di quotidiano a un coach che dice di avere previsto la pandemia con sette anni di anticipo, ma ha senso forse non intravedere il tramonto del metodo scientifico soltanto perché a fine dicembre si prova a capirci qualcosa dell’anno che verrà acquistando il numero speciale di Astra, ascoltando le classifiche di Paolo Fox a I Fatti Vostri o vedendo i video su Patreon di Lumpa. Fino a quando il motivo per cui la gente si chiude in casa non è Mercurio retrogrado, direi che possiamo stare tutti tranquilli, almeno da questo punto di vista. Tanto poi quasi sempre serve che qualcuno ce le ricordi le previsioni per il nostro segno, che a fine anno mica ce le ricordiamo più.