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L’essenza di Karl Lagerfeld in uno dei suoi profili più belli

È morto oggi a 85 anni il grande stilista tedesco, direttore creativo di Fendi dal 1965 e di Chanel dal 1983. In queste ore tutti i giornali lo stanno celebrando, condividendo immagini e articoli che ripercorrono la sua enorme importanza nel mondo della moda. Tra tutti i pezzi usciti su di lui durante la sua lunghissima carriera, uno dei più approfonditi è forse questo del New Yorker, pubblicato il 19 marzo 2007, nel quale John Colapinto dipinge un ritratto dello stilista e, tra le altre cose, analizza il legame dello stilista con il tempo e rivela la sua posizione ambivalente nei confronti del passato.

«A differenza delle persone creative che temono la pagina bianca», scriveva Colapinto, «Lagerfeld ha orrore della pagina piena, la pagina che non può essere modificata e possiede il potere di annoiare. Tutti i fashion designer di successo sono “rivelatori di noia”, in allerta per capire quando un look smette di essere nuovo e diventa onnipresente. Lagerfeld dedicato la sua esistenza a vivere il più possibile nel presente, mantenendosi in sintonia con le tendenze, non solo nella moda, ma anche nell’arte, nella politica, nei film e nella musica»

«La determinazione di Lagerfeld a tenersi aggiornato richiede una certa spregiudicatezza e mancanza di sentimentalismo. Lo stilista si libera periodicamente di arte, oggetti e luoghi che, in precedenza, erano stati fonte di ispirazione e piacere». E ancora: «Tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta, era un uomo di montagna che si vestiva con tute nere di stilisti giapponesi come Yohji Yamamoto. Nel 2000, Lagerfeld ha dichiarato questo look démodé, e ha deciso di rifare la sua silhouette per assomigliare a quella dei ragazzini adolescenti che hanno pedinato le passerelle a Dior Homme in giacche e pantaloni dal designer Hedi Slimane. (…) “Tende a passare oltre facilmente, perché non gli piace il passato”, dice una delle persone della sua cerchia. “Quindi decide che sei parte del passato e ti butta nella spazzatura”. Lagerfeld dice: “Le persone possono lavorare con me per cento anni ma devono rimanere informati. E senza rimpianti, non mi piace chi dice che le cose andavano meglio un tempo”. Secondo il suo partner editoriale, Gerhard Steidl, quando Lagerfeld legge un grosso tascabile, strappa le pagine man mano che le ha lette».

«Paradossalmente, Lagerfeld è un devoto del diciassettesimo, diciottesimo e diciannovesimo secolo, ed è stato un serio collezionista di art déco. La sua passione per la storia si riflette nella sua divisa, un mix di contemporaneità (giacche Dior indossate con jeans skinny Diesel) e retrò, tra cui gioielli antichi e camicie personalizzate di Hilditch & Key, con colletti alti e rigidi che richiamano i gentiluomini come Walther Rathenau, un industriale ebreo tedesco del primo Novecento che fu il modello per un personaggio del grande classico L’uomo senza qualità di Robert Musil e il conte Harry Kessler, un mecenate d’arte anglo-tedesco del XIX secolo che gestiva una piccola casa editrice, ha scritto diversi volumi di diari (che Lagerfeld ha letto), e dal leggendario stile dandy. Per Lagerfeld, Rathenau e Kessler rappresentano tutto ciò che era nobile della Germania di Weimar. “Nella mia mia mente rimango sempre tedesco”, dice, “ma di una Germania che non esiste più”».