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Miu Miu Tales & Tellers, il racconto dei racconti
In occasione di Art Basel Paris, Miu Miu presenta a Parigi il progetto artistico site-specific che riunisce tutte le voci di artiste e director che hanno animato il marchio, dando vita a cinque giorni di performance e conversazioni.
In un momento in cui, nella moda, si fa molta fatica a raccontare storie che possano catturare l’attenzione sempre più distratta di chi quella stessa moda la fruisce, Miu Miu ha dimostrato di avere un’ambizione diversa. Con il progetto artistico site-specific presentato in occasione di Art Basel Paris e intitolato Miu Miu Tales & Tellers, Miuccia Prada ha infatti voluto riportare in un unico luogo, il Palais d’Iéna, tutte le discussioni avviate negli anni con registe, artiste e autrici che hanno gravitato nell’universo del marchio da lei diretto. La scelta del luogo è simbolica: il Palais d’Iéna è la sede del Consiglio economico, sociale e ambientale francese ma anche teatro delle sfilate del brand e la sua “casa” parigina. Tales & Tellers è un progetto Miu Miu ideato dall’artista polacca Goshka Macuga con la curatela di Elvira Dyangani Ose, direttrice del Museu d’Art Contemporani de Barcelona (MACBA), che prende il via dall’interesse verso le tante sfaccettature della femminilità che da sempre Miuccia Prada esplora all’interno della sua moda.
I visitatori hanno trovato nello stesso luogo tutti i corti realizzati per Miu Miu Women’s Tales, il progetto lanciato nel 2011 per mettere a disposizione una piattaforma a registe di talento di tutto il mondo, e i video di tutti gli interventi artistici realizzati per le sfilate Miu Miu a partire dalla Primavera Estate 2022. A completare il programma una serie di conversazioni in cui sono coinvolte le registe e artiste che hanno lavorato con il brand, com’è ormai da tradizione per il marchio che, allo scorso Salone del Mobile di Milano, ha lanciato il suo primo club letterario. Un progetto complesso, che non a caso Dyangani Ose ha definito «una sorta di progetto dei progetti» come anche «un multiverso di narrazione», perché non vuole fermarsi al racconto di una sola storia, all’esplorazione di un solo punto di vista, quanto invece offrire una moltitudine di spunti sui temi più svariati, che vanno dalla quotidianità della vita delle donne, e degli abiti che indossano, alle riflessioni sul loro ruolo nella società in cui vivono e si muovono.
Entrando nello spazio, i visitatori incontrano sin da subito i personaggi in carne ossa delle Miu Miu Women’s Tales e degli stessi interventi artistici, interpretati da attori che sono stati coordinati da Macuga e dal regista teatrale Fabio Cherstich (noi di Rivista Studio lo avevamo intervistato qui). C’è chi chiede la mano di una donna, chi fa esercizi di arti marziali, chi balla, chi si trucca, chi si veste o si riveste togliendosi una parrucca, chi recita un monologo comico, chi va in skate e chi ricostruisce scampoli di un abito: il risultato è un accumulo di esperienze che possono sembrare travolgenti all’inizio, nel loro accadere in simultanea, ma che prese singolarmente ricostruiscono frammenti di storie, di vite, di cose che le registe e le artiste hanno voluto raccontare.
Ogni personaggio è un punto di accesso a tutte quelle storie: è lì per spaventarci, metterci in guardia, farci sorridere, ridere, scioccarci o farci emozionare, mentre sui supporti ideati da OMA/AMO con la collaborazione di 2×4, lo studio di design fondato da Michael Rock con sede a New York e a Pechino, spiccano schermi di tutte le forme dove i corti girano in loop, in attesa che qualcuno raccolga le cuffie e si metta in ascolto, isolandosi dal rumore di fondo. A fare da collante c’è però un quotidiano di carta, The Truthless Times, concepito da Macuga per l’installazione che ha accompagnato l’ultima sfilata: un quotidiano senza articoli ma solo titoli e QR Code, che rimandano a saggi scritti da autori, critici e giornalisti che affrontano temi della contemporaneità, dall’ingerenza dell’AI nelle nostre vite digitali al cambiamento climatico fino alla crisi delle industrie creative. Come ha spiegato Macuga all’anteprima, «Nella mia pratica artistica ho sempre coinvolto altri artisti e probabilmente è questo il motivo per cui sono stata invitata per questo progetto. È una sorta di “accumulazione di task” che non sarei stata in grado di svolgere da sola». E in effetti la collaborazione è alla base di Miu Miu Tales & Tellers, che si confronta anche, ha raccontato sempre l’artista, con la nostra scarsa capacità di elaborare tutti gli stimoli da cui ogni giorno siamo travolti: una sorta di «banalità della superficie che nasconde il contenuto puro al suo interno».
Ci sono poi le conversazioni dove le autrici sono invitate a parlare in prima persona, spesso non moderate alla maniera classica, ma spinte invece a un confronto diretto tra loro, in cui discutere delle loro modalità creative, delle loro preoccupazioni e ansie sul futuro, ma anche sulle loro cose preferite, le ispirazioni e i motivi per cui fanno quello che fanno, nel modo in cui lo fanno. È stato interessante, nel Parlamento del Palais d’Iéna solitamente frequentato da politici di professione e gremito da giovani e adulti arrivati lì per l’occasione, ascoltare Laura Citarella, Ava DuVernay, Catherine Martin e Carla Simón in conversazione con Elvira Dyangani Ose, confrontarsi sul tema della rappresentazione, su cosa significa essere una donna nel cinema e sullo stato dell’industria. Meriem Bennani, Janicza Bravo, Nathalie Djurberg e Hans Berg, Chloë Sevigny, Chui Mui Tan, guidate dall’artista Sophia Al Maria, hanno invece parlato di ispirazioni, rapporto con la verità e rielaborazione di quest’ultima: «Prima ancora di chiedermi com’è manipolare la verità, mi chiedo quale sia la verità e se c’è una verità che voglio raccontare. Spesso lo capisco mentre lavoro», ha detto la regista malese Chui Mui Tan, che per Miu Miu ha diretto “I Am The Beauty Of Your Beauty, I Am The Fear Of Your Fear”.
Lila Avilés, Hailey Gates, Geumhyung Jeong, Shuang Li e Celia Rowlson Hall, in conversazione con l’artista Cécile B. Evans, hanno invece parlato di futuro – «Quanti di voi guardano positivamente, negativamente o con ambivalenza al futuro?» ha chiesto Evans all’inizio e alla fine del talk, invitando il pubblico ad alzare le mani – e tutti abbiamo riso quando l’artista cinese Li ha confessato di essere molto spaventata da Chat GPT, a cui fa scrivere tutte le sue mail. «Io di solito rispondo con un sì o con un no e da quando uso Chat GPT mi fa sembrare umana», ha detto con sorriso. Sono conversazioni intense, anche senza filtri, che portano sullo stesso palco registe e artiste abituate alla ristretta cerchia dell’arte contemporanea al fianco di vere e proprie star hollywoodiane, avvezze alle interviste e alle interazioni con il pubblico. È curioso osservare i loro comportamenti, il modo in cui gesticolano e cercano di esprimere la loro opinione, quando ne hanno una, o la franchezza con cui alcune di loro a volte ammettono, se devo dire la verità non lo so, non credo di avere la risposta, forse non è la domanda che dovresti fare a me. È una sorta di incantesimo strano che a Miu Miu è straordinariamente riuscito, mentre ogni tanto si sente la voce del performer che fuori dalla sala urla “The Truthless Times! The Truthless Times!”, come un garzone che vende giornali in un film in bianco e nero. E pensare che tutto nasce dai vestiti.
In occasione di Miu Miu Tales & Tellers, abbiamo realizzato uno speciale episodio di Glamorama, il podcast di Rivista Studio dedicato alle cose di moda. Si ascolta qui.