Hype ↓
11:36 martedì 12 agosto 2025
È morto a 94 anni Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi fotografi italiani Con i suoi scatti in bianco e nero ha raccontato l’Italia nel pieno dei suoi cambiamenti: dal boom industriale alle grandi navi a Venezia.
Instagram si è “ispirato” di nuovo a TikTok e ha introdotto la funzione repost Tra le nuove funzioni introdotte dall’ultimo aggiornamento ce n’è una che lo farà somigliare ancora di più al social rivale.
La rapper Lil Tay ha aperto OnlyFans appena compiuti i 18 anni e ha raccolto 1 milione di dollari in 3 ore Il suo è il nuovo record per quanto riguarda la velocità dei guadagni e batte quelli precedenti di Bhad Bhabie e Bella Thorne.
Al concerto delle Blackpink a Milano c’era anche Giorgia Meloni Dopo aver dato l’ultimo via libera al ponte sullo Stretto, la premier ha accompagnato la figlia all’attesissimo concerto della band coreana.
Il vero re dell’estate cinematografica potrebbe non essere Pedro Pascal Tre film in contemporanea nelle sale statunitensi è l’impressionante risultato raggiunto da Pascal…e da un inaspettato rivale.
È in corso un torneo di scacchi tra AI per stabilire qual è la più intelligente Gemini, DeepSeek e ChatGPT si stanno sfidando in un torneo commentato in diretta da grandi campioni “umani” del gioco.
James Cameron ha detto che il suo film su Hiroshima sarà il più difficile mai realizzato Il regista di Titanic e Avatar ha spiegato che sarà una sfida tecnica ma anche umana e che potrebbe anche «non essere all'altezza del compito».
Un zoo danese cerca animali domestici indesiderati per sfamare i suoi predatori Piccoli animali da cortile e cavalli potranno essere donati per ricreare la catena alimentare naturale di tigri, leoni e linci in cattività.

La Milano dei cinesi

Per celebrare l'anno del maiale, un estratto dal nostro numero su Milano, dedicato a via Paolo Sarpi e dintorni.

05 Febbraio 2019

Nonostante abbia sempre orbitato intorno a via Paolo Sarpi da quando vivo a Milano, Paolo Hu, che non si chiama Paolo ma non mi hai mai detto il suo vero nome, è l’unico cinese con cui abbia avuto un abbozzo di rapporto. È il padre di Hu Jinqiao, compagno di classe, prima alla materna e poi alle elementari, di mio figlio Matteo. Arrivato in Italia a 10 anni, Paolo è l’unico cinese che abbia incrociato che dimostra un qualche interesse verso di noi, e anzi qualcosa di più. Parla la lingua a un buonissimo livello, porta suo figlio alle feste di compleanno dei miei (cosa per nulla scontata per un bambino cinese) e, quando gli ho chiesto quali ristoranti preferiva, mi ha detto che al cinese non ci va mai e che a casa preferiscono cucinare italiano. Mi ha dato dei consigli immobiliari, invece.

Mi ha detto che adesso conviene comprare nella zona nord, tra Sarpi e Sempione e, quando gli ho fatto notare che è già salita tantissimo, mi ha detto: «Ancora di più». Con fare un po’ cameratesco, mi ha rimproverato perché sono separato, suggerendo velatamente che gli uomini italiani non sono seri. Sua moglie è una ragazza carina, e così come lui è esuberante, lei è timida, con capelli lunghi e lineamenti rotondi, e apparentemente troppo giovane per avere tre figli. Quando ho portato la mia fidanzata a comprare le lenti a contatto nella sua ottica di via Paolo Sarpi, le ha detto che dai suoi occhi uscivano «fulmini di drago», suggerendo velatamente che fosse una che strega gli uomini, o forse flirtando (sua moglie non c’era, suo figlio era alla scuola cinese, essendo domenica). È un po’ il bozzetto comico di un incontro-scontro tra civiltà, me ne rendo conto, ma è la cosa più “umana” del mio rapporto con la Milano cinese. Anche se poi in realtà questa Milano cinese, per me che ho imparato a conoscere la città partendo proprio dalle strade intorno a via Paolo Sarpi, è la Milano in cui mi sento più a casa.

Certo, senza capirla fino in fondo, ma sviluppando una familiarità emotiva con il paesaggio urbano – a metà tra una bella zona pedonale del Nord Italia e una scena di Blade Runner – e con quello umano, fatto di strani personaggi ricorrenti: come il suonatore d’arpa, un cinese altissimo e magrissimo che staziona, alternandosi, sempre negli stessi due angoli di via Paolo Sarpi, suonando sempre la stessa melodia per ore, giorni, mesi e che, alle lamentele di chi è ormai arrivato al punto massimo di sopportazione, oppone un sorriso gentilissimo e una scrollata di spalle. O come quello che tra me e me ho ribattezzato “il contabile della mafia”, un uomo di mezz’età con i capelli lunghissimi bianchi che incrocio spesso fuori a uno dei bar dall’aria più tetra, sempre con la sigaretta tra le labbra e addosso dei completi sgargianti, e stretti nella mano un pacchetto di bigliettini di carta ripiegati che ho fantasticato possano essere i suoi crediti. O come i condomini del palazzo di ringhiera di via Messina dove vive la mia fidanzata, quelli che stendono funghi mai visti e piccoli pesci a essiccare sul ballatoio; quegli altri che litigano urlando a volumi impossibili; è la casa dove una notte, durante un litigio particolarmente turbolento che mi ha spinto a uscire sul pianerottolo, ho visto un uomo uscire urlando con la faccia piena di sangue.

Poi più indistintamente ci sono i ristoranti e i fast food dove andiamo a mangiare, i parrucchieri strapieni della domenica, lo struscio del weekend con quelle famiglie che sembrano teletrasportate dagli anni ’50 e i ragazzi con le maglie Supreme e le sneaker costose che vanno in giro coi bicchieri di bubble tea. È una città parallela, ma per niente nascosta, da cui forse potremmo capire che, se ci interroghiamo sull’integrazione, possiamo ricordarci di Chinatown, per quanto il luogo comune voglia che i cinesi non hanno nessuna voglia di integrarsi (cosa vorrà dire poi?). Un po’ è merito dell’autosufficienza cinese, un po’ della Milano aperta. Il simbolo di tutto questo potrebbe essere l’ufficio postale di via Lomazzo, a pochi passi dalla neonata piazzetta Ho Feng Shan (sorta di Schindler cinese), dove uno sportello in lingua cinese – luogo presso cui sembrano svolgersi spesso complicatissime e cruciali operazioni finanziarie – convive senza problemi con i soliti pensionati che si lamentano di qualunque cosa.

Articoli Suggeriti
L’attivista palestinese che ha lavorato a No Other Land è stato ucciso da un colono israeliano

Maestro e attivista, Odeh Muhammad Hadalin aveva aiutato i registi del documentario premio Oscar a girare il loro film a Masafer Yatta.

Sam Altman ha detto che a differenza dell’avvocato e del terapeuta, Chat GPT non ha l’obbligo del segreto professionale

Quello che le diciamo non si può cancellare e potrebbe essere usato in tribunale.

Leggi anche ↓
L’attivista palestinese che ha lavorato a No Other Land è stato ucciso da un colono israeliano

Maestro e attivista, Odeh Muhammad Hadalin aveva aiutato i registi del documentario premio Oscar a girare il loro film a Masafer Yatta.

Sam Altman ha detto che a differenza dell’avvocato e del terapeuta, Chat GPT non ha l’obbligo del segreto professionale

Quello che le diciamo non si può cancellare e potrebbe essere usato in tribunale.

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.