Cultura | Estate
La Marsiglia di Jean-Claude Izzo non è quella di Instagram
Negli anni '90 lo scrittore ha raccontato un’Europa noir rivolta più a sud che a nord, con contraddizioni che sono evidenti ancora oggi.
Dovremmo sempre tenere conto di una cosa quando scegliamo la città meta di un viaggio, e i libri che lo ispireranno: ci sono città di mare e città con il mare. Palermo o Genova, per esempio, hanno il mare, ma puoi passare intere giornate senza mai vederlo. Napoli e Marsiglia, invece, sono città dove il mare è ovunque, non puoi farne a meno, è imprescindibile.
Marsiglia, poi, è un’autentica città di mare. Prendiamo Les Goudes, nell’ottavo arrondissement della città, quindi considerato in piena area metropolitana, borgo di pescatori, scogliere di roccia bianca, piccole case che conservano l’aspetto decadente anche se sono appena state ristrutturate dai parigini che hanno scelto come residenza il sud, a due ore e mezza di TGV dagli Champs Elysées. Qui, a Les Goudes, sperimentava le prime immersioni in apnea Jacques Mayol e qui, in un cabanon affacciato sul Mediterraneo, ha trovato rifugio e scritto i suoi romanzi Jean-Claude Izzo.
Tradotto in italiano ormai vent’anni fa grazie a una delle intuizioni di Edizioni E/O, Izzo è tra gli autori simbolo del Mediterraneo, del sottogenere noir mediterraneo. Sempre coinvolto nella militanza politica – ma la politica non è lo sfondo delle sue storie quanto lo è in Vázquez Montalbán (a proposito: Barcelona, città di mare o con il mare?) – ha prodotto tutti i suoi romanzi in un lasso di tempo breve, meno di dieci anni, e quando di anni ne aveva già quasi quaranta. Ma la sua visione del mondo, che ci arriva attraverso il personaggio di Fabio Montale, ha radici più lontane. Genesi della Trilogia di Montale, infatti, sono stati gli anni delle collaborazioni con i quotidiani di Marsiglia, dove Izzo ha capito che cosa era capace di produrre la realtà, con le storie della cronaca nera locale che potevano essere rese universali, e i molti anni di pubblicazioni che oggi definiremmo underground, per tenere viva la fiamma dell’impegno.
Jean-Claude Izzo è morto giovane, a soli cinquantacinque anni, e si è goduto il successo delle sue storie uscite nella Serie Noir di Gallimard per un tempo troppo breve. Tuttavia Fabio Montale, il poliziotto protagonista della sua Trilogia, non era destinato a una lunga serie, non sarebbe diventato un Maigret. «Ho scritto il primo romanzo [Casino Totale, nda] senza sapere che ne avrei scritto un secondo», ha detto Izzo, «viceversa, sapevo che non ne avrei scritti quaranta. Cominciando Solea prevedevo che ci avrei dato un taglio con Fabio Montale». Sébastien Izzo, figlio di Jean-Claude conferma. «Mio padre non amava i personaggi seriali», ha detto in un’intervista, «aveva concluso la storia di Montale, che nel terzo libro è ormai un ex-poliziotto, e si comprende che la parabola esistenziale di quel personaggio era giunta alla fine».
Tre storie sono bastate a Jean-Claude Izzo per scrivere ciò che doveva sulla città e sul mondo, per trasformare dinamiche locali in affari di portata universale. Ma questo è un tratto comune di tutto il noir mediterraneo, una visione che appartiene a una certa civiltà. La Trilogia di Montale – Casino Totale, Chourmo e Solea – è imprescindibile prima e durante una visita a Marsiglia, città oggi tra le più interessanti di tutta la Francia. I marsigliesi votano Fronte Nazionale e convivono con una imponente immigrazione, regolano i conti tra le vie del porto e delle banlieu (solo nel 2023, quarantanove omicidi in strada) eppure da Parigi e dal nord Europa si trasferiscono in massa nei suoi quartieri residenziali. Sfumature e contraddizioni già previste, nei primi anni 2000, nelle indagini di Fabio Montale. Marsiglia è una città per esploratori, non per turisti. «Non c’è nulla da vedere a Marsiglia», scriveva Izzo, «la sua bellezza non si fotografa. Si condivide».
Certo, i turisti ci sono eccome, che le città siano di mare o abbiano il mare, le navi da crociera arrivano ovunque. Nel porto commerciale a ovest della città – verso l’Estaque, altra location dove si muove Fabio Montale – ogni giorno approdano le navi, e i pullman trasportano gruppi di persone a visitare il pacchetto “Notre Dame de la Garde, vecchio porto e il Panier”, quattro ore tutto compreso. Il Panier, quartiere che fa da sfondo alle storie di Montale e alla vera vita notturna di Izzo, oggi è gentrificato, pullula di cassette con le chiavi degli Airbnb e di dehors delle brasserie a menù fisso. Al contrario, nei quartieri nord della città, la Castellane dove è cresciuto Zidane e dove indaga Fabio Montale, possono accedere ancora in pochi.
Sulla Trilogia di Montale è stato scritto moltissimo, a volte in profondità, a volte cogliendo solo aspetti come la malinconia e la disillusione. Sentimenti che appartengono più alla vita del lettore che a quella dell’autore. Jean-Claude Izzo ha affrontato le trasformazioni senza rassegnazione, anche se spesso viene citato quando si parla di “quella Marsiglia o quel Mediterraneo che non ci sono più”. Izzo ha scritto di Marsiglia per parlarci di un’Europa rivolta più a sud che a nord, in grado di cogliere le affinità culturali più di quelle economiche e industriali. Ha raccontato storie di ideali puri sporcati dalla violenza, una visione dell’umanità che il poliziotto Fabio Montale, e quindi Jean-Claude Izzo, non hanno mai davvero risolto. Il personaggio di Fabio Montale non è autobiografico, ma non serve l’autofiction per scrivere di se stessi.
Tuttavia, per conoscere l’idea che Jean-Claude Izzo aveva di Marsiglia, del Mediterraneo e della complessità dell’abitare il mondo, alla Trilogia di Montale bisognerebbe aggiungere il romanzo Marinai Perduti (sempre per E/O). È la storia di tutti i marinai che, quando una nave viene fermata per ragioni legali o economiche in un porto, si ritrovano in attesa, perduti, per mesi o anni non possono fare ritorno a casa, restano a bordo custodi di una nave come fosse la loro casa, pur sapendo che non è così. Di marinai perduti ce ne sono in ogni porto del mondo. E in questo scenario, sospeso tra terra e mare, si incontrano, si sfregano, le culture delle persone. È quello, appunto, che succede nelle città di mare.
Ognuno di noi ha un libro, una canzone, un film che associa all’estate. “Cose d’agosto” è una raccolta di articoli in cui le autrici e gli autori di Rivista Studio raccontano questo loro feticcio estivo, che sia intellettuale o smaccatamente pop.