Una sconsolata Rachida Dati ha dovuto ammettere che i ladri hanno agito con calma, senza violenza e dimostrandosi molto esperti.
I Paesi africani chiedono (per l’ennesima volta) di cambiare la mappa del mondo perché in quella attuale l’Africa è troppo piccola
Le 55 nazioni dell'Unione africana vogliono cestinare la mappa di Mercatore, vecchia di secoli, e sostituirla con una più moderna e realistica.
Nel 1569 il cartografo fiammingo Gerardo Mercatore realizzò quella che ancor oggi è la mappa geografica a cui tutti pensiamo quando immaginiamo una proiezione piana dei cinque continenti. Sono ormai secoli però che la proiezione cilindrica centrografica modificata di Mercatore viene criticata. Ideata per aiutare i navigatori europei ad esplorare gli oceani nel XVI secolo, la mappa infatti è basata su un effetto distorsivo che ingrandisce l’Europa a dismisura, riducendo di tre volte le dimensioni del continente africano.
L’Unione Africana ha dunque lanciato una campagna internazionale per correggere questa stortura. Correct The Map è un’iniziativa, sottoscritta nella scorsa settimana da tutte e 55 le nazioni appartenenti all’Unione, che chiede di adottare una proiezione cartografica più proporzionata dei continenti. Una in cui l’Africa, con la sua popolazione di oltre un miliardo e mezzo di persone, non abbia quasi le stesse dimensioni della Groenlandia, undici volte meno estesa e abitata da appena 57 mila persone.
«Potrebbe sembrare solo una mappa, ma in realtà non lo è», ha spiegato Selma Malika Haddadi, la vicepresidente dell’Unione Africana in un’intervista a Reuters «La proiezione di Mercatore favorisce la falsa impressione che l’Africa sia marginale». Da oltre un secolo i cartografi tentano a più riprese di aggiornare la rappresentazione del mondo con una mappa che evidenzi le reali dimensioni del continente africano, scontrandosi con un nemico insidioso: la consuetudine. Il New York Times ha sottolineato come, tra gli stessi siti che supportano l’iniziativa, molti ancora utilizzino nelle loro pagine la proiezione di Mercatore.
Se è vero che tra i giovani esiste un'epidemia di solitudine, una delle spiegazioni possibili è la diffusione della cringe culture, filosofia fondata su una sola e unica regola: evitare a tutti i costi il rischio di risultare imbarazzanti.