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Meglio credere a Babbo Natale che alla logistica

Sappiamo benissimo che nonostante la consegna prevista e garantita entro il 23 non c’è alcuna sicurezza che i pacchi arrivino in tempo, eppure ogni anno vogliamo crederci lo stesso: sbagliando.

di Arnaldo Greco

Tutti i bambini arrivano alla verità su Babbo Natale attraverso una serie di domande che partono da questioni pratiche: questioni di catene di montaggio e logistica, lavoro subordinato e pianificazione territoriale. Ma li porta tutti lui? E i giochi li costruiscono loro o li comprano? Come fa a sapere che a Natale siamo a casa dei nonni? E gli aiutanti sono pagati o sono costretti ad aiutarlo? E le renne sono sempre le stesse o ci sono delle postazioni di cambio renna lungo il viaggio? E la slitta contiene tutti i giochi o ha vari depositi, chessò, magari lungo i principali assi viari? (Sì, le ultime domande sono assurdamente iperboliche, ma pensate un attimo a cosa i genitori che incontrate ogni giorno raccontano dei propri figli e delle domande che, a sentir loro, metterebbero in imbarazzo Socrate e queste appariranno persino banali).

Quando il bambino perde la fiducia nelle capacità ubique di Babbo Natale diventa grande, eppure comincia ad avere una fiducia altrettanto insensata (e non meno fatata) nella logistica: quella che i regali che ha ordinato online arriveranno realmente entro Natale. Questa fiducia cadrebbe davanti a una serie di constatazioni evidenti, ma non c’è inflazione internazionale o crisi dello stretto di Suez che tengano, non hai la stessa fortuna di Scrooge, non ti appare lo spirito del Natale passato per ricordarti che pure l’anno scorso hai commesso lo stesso errore. Forse la magia del Natale, qualsiasi cosa essa sia, ci impone di avere fiducia e di avere speranza. Fosse anche in UPS. E quindi anche se sai perfettamente che pure con una consegna prevista e garantita entro il 23, non c’è alcuna sicurezza che ciò accada, vuoi crederci lo stesso.

Così, appena hai cliccato, quei dubbi che avevi fin da bambino sull’impossibilità che tutti quei regali venissero consegnati la stessa notte ti si moltiplicano davanti agli occhi. Allora rivivi lo stesso trauma: mi hanno mentito a suo tempo su Babbo e adesso mi stanno mentendo sui tempi. Perciò finisci nel vortice del tracciamento delle consegne e cominci a seguire il tuo pacco come la stella cometa. Saprà condurre DHL verso casa?Pacchi che prima di arrivare a casa tua vedono nazioni della terra che tu solo in tre vite riusciresti a vedere. Scatole che si svegliano a Singapore, pranzano a Dubai e vanno a dormire in Bulgaria. Cargo che partono da Hong Kong, atterrano a Doha e inspiegabilmente tornano a Hong Kong, purtroppo tenendosi stretti il tuo pigiama con le renne di infima qualità. Regali da pochi euro che sei stato costretto ad acquistare contro voglia per partecipare a uno di quegli stanchi riti di scambio doni che finiscono bloccati alla dogana di Biškek (giuro, ho dovuto cercare su Google Maps dove fosse).

Sei di nuovo il bambino che domandava: «ma come fa Babbo Natale a sapere che ci deve portare i regali dalla Nonna?». Infatti, Babbo Natale è magico e lo sa, ma Babbo Natale Spedizioniere non lo sa, non sa che sei al lavoro o a comprare altri regali e così, non trova il portiere, suona al citofono e scappa via. O, peggio ancora, scappa via senza avere neanche provato a suonare, però nel diabolico tracking fa apparire “tentativo di consegna non andato a buon fine. Destinatario assente”. A quel punto vorresti urlare, rinnegare il cielo o, quantomeno, parlare con qualcuno di SDA e sfogarti. Giurare che sei rimasto incollato al citofono tutto il giorno, che eri in smart-working, che hai preso un giorno di ferie apposta per aspettare quel pacco, che a casa avete fatto i turni di guardia come al militare, ma niente. Hai più chance di rinnegare realmente il cielo e parlare con Dio piuttosto che con il servizio clienti di UPS sotto Natale. E, soprattutto, almeno in attesa di parlare con Dio puoi stare in silenzio e non ascoltare seicento volte in loop quei logoranti trenta secondi di Aserejé ja dejé fe jebe tu de jebere seibiunouva majavi an de bugui an de güididípi che, al termine, di un progetto che ha coinvolto seicento dirigenti è stata giudicata “ideale” per le attese del servizio clienti.

A me è anche capitato il comma 22 delle consegne. Una notifica via e-mail mi avvisava che l’indirizzo di consegna era errato e che, modificandolo, avrei potuto avere la consegna già al pomeriggio. Perciò ho seguito la procedura, ho creato il mio profilo online e ho provato a fare la modifica richiesta. Solo che, a quel punto, ho scoperto che avevano il mio indirizzo giusto. Però non potevo riprogrammare la consegna allo stesso indirizzo, perché secondo loro era sbagliato. Non sono riuscito a uscire dall’impasse se non mentendo: ho fornito un indirizzo sbagliato e così almeno ho avuto la consegna, anche se ho dovuto passare la giornata a casa di un amico. Ma è una storia inutile, perché chiunque ha la sua storia di burocrazia e disperazione legata alle consegne. E pochissima voglia di ascoltare quelle altrui. Ed è ciò che Bezos sa perfettamente. Perché, da vero vecchio Scrooge, ha creato un sistema in cui i suoi pacchi, incredibilmente, arrivano sempre. Suonano, bussano, ti chiamano al telefono, chiamano un tuo parente, lasciano il pacco a un vicino, scassinano la porta mettono dentro il pacco e saldano di nuovo, qualsiasi cosa purché la consegna venga effettuata.

Una volta si raccontava di quelli che uscivano di casa il 24 sera per comprare gli ultimi regali da mettere sotto l’albero. Adesso non li vedi più in trepidazione davanti all’albero, ma davanti ai locker, per strada, in ansia, che sperano di aprire l’armadietto e trovare finalmente il pacco. Il marrone delle scatole li emoziona di più della più raffinata carta regalo. In alternativa in uno di quei bar o quelle lavanderie che, per arrotondare, spicciano anche qualche consegna. Magari osi domandare quanto guadagnano per ogni pacco consegnato e così finisci pure per rovinarti definitivamente il Natale.