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11:37 giovedì 6 novembre 2025
Il nuovo album di Rosalía non è ancora uscito ma le recensioni dicono che è già un classico Anticipato dal singolo e dal video di "Berghain", Lux uscirà il 7 novembre. Per la critica è il disco che trasforma Rosalia da popstar in artista d’avanguardia.
La nuova serie di Ryan Murphy con Kim Kardashian che fa l’avvocata è stata demolita da tutta la critica All’s Fair centra lo 0 per cento su Rotten Tomatoes, in tutte le recensioni si usano parole come terribile e catastrofe.
Un giornalista italiano è stato licenziato per una domanda su Israele fatta alla Commissione europea Gabriele Nunziati ha chiesto se Israele dovesse pagare la ricostruzione di Gaza come la Russia quella dell'Ucraina. L'agenzia Nova lo ha licenziato.
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
Ogni volta che va a New York, Karl Ove Knausgård ha un carissimo amico che gli fa da cicerone: Jeremy Strong E viceversa: tutte le volte che l'attore si trova a passare da Copenaghen, passa la serata assieme allo scrittore.
È uscito il trailer di Blossoms Shanghai, la prima serie tv di Wong Kar-wai che arriva dopo dodici anni di silenzio del regista Negli Usa la serie uscirà il 24 novembre su Criterion Channel, in Italia sappiamo che verrà distribuita su Mubi ma una data ufficiale ancora non c'è.
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.

Perché passano quasi tre mesi dalle elezioni all’insediamento alla Casa Bianca

20 Gennaio 2017

Venerdì 20 gennaio si insedia alla Casa Bianca Donald Trump, che è stato eletto lo scorso 8 novembre. Negli Usa le elezioni presidenziali si svolgono sempre il martedì successivo al primo lunedì di novembre, mentre la cerimonia d’inaugurazione, cioè l’insediamento del nuovo capo di Stato, si tiene il 20 gennaio, come stabilito da un emendamento speciale della Costituzione. Basta fare un calcolo veloce per rendersi conto che tra l’elezione di un presidente americano e l’inizio del suo mandato passano quasi tre mesi. Si tratta di una cosa voluta, anzi nei secoli scorsi questo lasso temporale era ancora più lungo. Un pezzo di Eric Grundhauser su Atlas Obscura riassume le ragioni storiche di questa lunga attesa: «Un tempo raccogliere e contare i voti richiedeva molto più tempo di oggi, visto che le schede elettorali dovevano essere portate a dorso di cavallo. Poi, il trasferimento alla Casa Bianca del presidente eletto richiedeva tempo». Un’altra ragione che ha spinto i padri fondatori a stabilire un periodo d’attesta tra elezioni e insediamento, prosegue Grundhauser, era che il nuovo presidente aveva bisogno di tempo per chiarirsi le idee su molte cose, come le nomine dello staff, mentre quello uscente poteva utilizzare questi mesi per «facilitare la transizione e proteggere la sua eredità storica».

Obama fine mandato

Inizialmente l’inaugurazione dei presidenti si teneva a marzo (con l’eccezione iniziale di George Washington, che cominciò il suo mandato ad aprile perché in quel caso le elezioni, le prime del Paese, si tennero a febbraio). Uno degli effetti negativi di dovere aspettare ben quattro mesi, nota il giornalista, consisteva nel fatto di trovarsi un presidente uscente “lame duck”, con scarso margine di manovra. Così nel 1933 si decise di ridurlo da quattro mesi a meno di tre, una scelta dettata anche dagli effetti della Grande depressione. Nel novembre del 1932 fu eletto Franklin Roosevelt, che sconfisse il presidente uscente Herbert Hoover: era un momento particolarmente delicato per la nazione, che era alle prese con l’onda lunga della crisi del 1929 e che si ritrovò in una situazione in cui nessuno dei due leader era nelle condizioni di realizzare quelle riforme economiche di cui gli Usa aveva urgente bisogno. Roosevelt avrebbe dovuto insediarsi infatti il 4 aprile, ma la situazione era tanto grave che spinse il Congresso a votare un emendamento alla Costituzione (il ventesimo, detto anche il “Lame Duck Amendment”), che anticipò la data dell’inauguration day al 20 gennaio. Da allora non è più cambiata.

Souvenir venduti in un botteghino poco lontano dalla Casa Bianca (TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images); l’ultima conferenza stampa di Obama (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
 
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