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A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
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La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.

Secondo Variety i Golden Globe 2017 sono stati i più raffinati e coraggiosi degli ultimi anni

09 Gennaio 2017

Molte persone parlano ancora dei Golden Globe come di un evento minore, meno serio e più scanzonato, scrive il responsabile della critica cinematografica di Variety Owen Gleiberman. Eppure, secondo l’autore dell’op-ed, fare questo significa ignorare ciò che è successo negli ultimi dieci anni, in cui la serata dei premi dell’Hollywood Foreign Press Association, «come una grande zanzara dorata, ha succhiato molto dell’alone di fascino degli Oscar».

La notte dei Golden Globe è stata dominata da La La Land: il film di Damien Chazelle con Emma Stone e Ryan Gosling ha infranto il precedente record di premi, vincendone sette; secondo Gleiberman, il trionfo della pellicola è stato percepito dallo spettatore della serata non come una mera serie di consegna di trofei, ma come un modo di «condividere col pubblico ciò che il film ha di fantastico ed emozionante e rivoluzionario». Citando anche, per motivi diversi, i discorsi di accettazione di Casey Affleck, Emma Stone e Ryan Gosling, la penna di Variety ammette che i Globe saranno sempre un warm up dei premi più famosi, quelli dell’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, ma di fatto, si chiede, qual è oggi la reale differenza tra l’una e l’altra kermesse?

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In passato, spiega Gleiberman, il principale gap tra Golden Globe e Oscar era che chi vinceva i primi, raramente aveva successo nei secondi. Questo perché spesso i 90 giurati della stampa straniera (pochissimi, rispetto ai quasi seimila votanti dell’Academy) erano più che altro interessati a instaurare rapporti personali con le celebrità, e i loro voti riflettevano questa priorità. Da qualche anno, invece, «bramano qualcosa di più della mera rispettabilità. Dovremmo azzardarci a chiamarlo… buongusto?». Basta guardare i vincitori di quest’anno, d’altronde: al di là di La La Land, Viola Davis per la sua performance in Fences, e la Miglior attrice in un ruolo drammatico, Isabelle Huppert per Elle, un’interpretazione esaltata dai critici di tutto il mondo. E questo senza contare ciò che ha fatto da cornice alla notte di ieri, a partire dal decantato premio a Meryl Streep, con annesso discorso. In sostanza, scrive Variety, «il punto non è che i membri dell’Hollywood Foreign Press Association abbiano avuto ragione o torto. È che in ogni singola scelta, sono stati raffinati e coraggiosi».

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