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Adesso c’è una lettera di centinaia di artisti a difesa di Jonathan Glazer

È passato quasi un mese dalla cerimonia degli Oscar, ma continua il tumulto di opinioni, accuse e difese, contro il discorso di ringraziamento del regista Jonathan Glazer. Un chiarimento editoriale: qui siamo tutti molto consci che le polemiche contro Glazer siano pretestuose, e disoneste, e manipolatorie: c’è un articolo che spiega meglio tutte queste posizioni qui. Ma in questo momento storico in cui anche Masha Gessen viene accusata di antisemitismo e revisionismo storico, tutto è evidentemente permesso.

Le parole esatte del discorso di Glazer il 10 marzo sono state: «Our film shows where dehumanization leads, at its worst. It shaped all of our past and present. Right now we stand here as men who refute their Jewishness and the Holocaust being hijacked by an occupation, which has led to conflict for so many innocent people. Whether the victims of October the 7th in Israel or the ongoing attack on Gaza, all the victims of this dehumanization, how do we resist?». Tradotte, suonano più o meno così: «Il nostro film mostra dove porta la disumanizzazione, nella sua forma peggiore. Oggi siamo qui in quanto persone che rifiutano il fatto che la loro ebraicità e l’Olocausto siano strumentalizzati da un’occupazione, che ha portato al conflitto per così tanti innocenti. Che siano le vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, tutte le vittime di questa deumanizzazione: come possiamo resistere?».

C’era stata, nei giorni successivi alla cerimonia, una lettera contro Glazer firmata da circa 500 tra attori, registi, sceneggiatori, produttori e addetti ai lavori del cinema internazionale. Secondo i firmatari della lettera, il fatto che Glazer nel suo discorso abbia usato la parola «occupazione» rappresenta un chiaro tentativo di «distorcere la storia», perché contribuisce a diffondere un racconto secondo il quale persone nate e cresciute in quella terra, figlie e nipoti di persone nate e cresciute in quella terra, cittadini di uno Stato riconosciuto dalle Nazioni unite, sarebbero occupanti.

Ora c’è un’altra lettera, questa volta in difesa del regista. È firmata da più di 150 professionisti di Hollywood, anche in questo caso tutti ebrei. Tra loro, Joaquin Phoenix, Joel Coen, Elliott Gould, Rain Phoenix, Naomi Klein, Tavi Gevinson e Chloe Fineman. Dicono, i firmatari, di essere «preoccupati di vedere certi nostri colleghi rappresentare in modo fuorviante le sue dichiarazioni». E poi: «Gli attacchi a Glazer sono una distrazione pericolosa dalla campagna militare di Israele, che ha già ucciso più di 32.000 palestinesi a Gaza, e portato centinaia di persone sull’orlo della fame. Piangiamo tutti i morti in Palestina e Israele di tutti questi decenni, inclusi i 1200 israeliani uccisi negli attacchi di Hamas del 7 ottobre e i 253 ostaggi». «Rifiutiamo la falsa scelta tra la sicurezza per gli ebrei e la libertà per i palestinesi», scrivono ancora.

All’inizio di aprile, in un’intervista al magazine Variety, Ken Loach aveva difeso Glazer, definendolo molto coraggioso e aggiungendo una considerazione: «Sono sicuro che avesse messo in conto le possibili conseguenze, il che lo rende ancora più coraggioso».